L’agonia (pastorale) di Angelo Scola
di don Giorgio De Capitani
Sì, è propria un’agonia quella che in questi mesi sta patendo il cardinale Angelo Scola in attesa della nomina liberatoria del suo successore sulla cattedra di Sant’Ambrogio in Milano.
In realtà, è da cinque anni che la Diocesi milanese, con Angelo Scola vescovo, è in agonia.
Mai visto il Duomo di Milano, anche in occasione delle festività più solenni, tanto vuoto di fedeli e tanto freddo nelle celebrazioni liturgiche!
E pensare che con Carlo Maria Martini c’era una tale sete di parola autorevole da assorbire ogni respiro della cattedrale, che diventava come uno stadio ma per assistere a qualcosa di eccezionale: un logos che si faceva nutrimento dello spirito.
Con Angelo Scola la Diocesi ha subìto una tale aridità di autorevolezza da trasformare anche il Duomo in una sede vacante.
È vero che ogni pastore ha il suo stile e le sue fisse pastorali, ma con Scola si è trattato di un tracollo sotto tutti gli aspetti: è mancato il pastore buono/ bello, è mancato un volto paterno, è mancato l’apostolo dalla grande capacità di essere mediatore tra il divino e l’umano.
Non ho visto in Scola il divino e l’umano. Ho visto solo un volto anonimo, insignificante, dogmatico e asettico.
Domanda: fin dove e fino a quando pagheremo lo scotto di cinque anni di apatia spirituale? Sì, anche per colpa della ignavia di comunità più pagane che cristiane, anche per colpa del menefreghismo opportunista del clero sedentario (nella testa e non in senso fisico), anche per colpa dei…
Se Angelo Scola ha potuto fare ciò che ha fatto, bisogna ringraziare i suoi più stretti collaboratori (il vicario generale e i vicari episcopali delle zone pastorali),che hanno magnificamente collaborato a renderlo ancor un pastore dannoso, tanto culturalmente supponente quanto cocciutamente rigido nelle sue posizioni pastorali, senza perciò che nessuno di chi stava vicino lo mettesse con le spalle al muro e lo facesse un po’ ragionare.
Colpevole il pastore, e colpevoli i cani pastori!
Ed ora che succederà? Un fuggi fuggi tra varie imprecazioni e maledizioni, come fosse morto finalmente il mostro di vacuità!
Già, il mostro di vacuità! Eppure bastava poco per renderlo un essere più umano! No, lo si è servito in tutto, con quella sudditanza pietosa da mummie imbalsamate.
Sì, si poteva evitare il peggio, e oggi non saremmo qui a chiederci: come si è potuto arrivare a tanto?
La Diocesi milanese è solo un grumo di cose che messo l’anima sotto i piedi e hanno tarpato le ali anche agli spiriti più ingenui.
Una Diocesi, quella milanese, che ora fa paura, ridotta com’è a massa di credenti in un dio di terracotta o, meglio, nei mille cocci di un fragile vaso calpestato da piedi di piombo.
Ma il successore quando arriva ?
Scelta difficile se i tempi si allungano così tanto !
Intanto Scola procede nelle nomine ( vedi Abate di S.Ambrogio )
Segno che la sostituzione non é a breve.
Ho sentito che l’annunciavano oggi. Boh!
Personalmente, ritengo che certo pesino le doti, le caratteristiche personali, nella scelta di un vescovo, ma…..
A parte talune aperture, anche vescovi, come dire…progressisti, poi esprimano la visione del cattolicesimo, che storicamente si è sempre affermato come definizione gerarchica di principi di fede (vedasi dogmatica, vedasi infallibilktà pontificia) e di morale.
Diciamo che forse la distinzione tra progressisti e conservatori sta sopratutto nel circoscrivere l’ambito della competenza ecclesiale gerarchica.
Qualche studioso ama dire che mentre i progressisti vorrebbero sottrarre alla definizione ecclesiale principi sopratutto di morale, che non trovano specifico fondamento scritturale e teologico, i conservatori sono per estendere l’ambito di tale competenza.
Ma, alla fine, sopratutto in fatto di dogmatica, tranne qualche eccezione, non c’è tutta questa differenza.
Credo, quindi, che storicamente si sia sviluppata una sorta di equivoco, ma che viene da lontano.
La fondamentale distinzione tra protestanti e cattolici, a parte la questione dell’infallibilità papale, è oggi incentrata sul binomio libero arbitrio/predestinazione.
Tutti coloro che abbracciano oggi il libero arbitrio, quindi, non si sentono protestanti, ma cattolici.
E continuano a farlo, anche coloro che non sono concordi con certi punti, come il primato petrino, che si esprime anche e sopratutto tramite il dogma dell’infallibilità, la definizione ecclesiale e gerarchica anche di principi di morale, e via dicendo.
Io penso, invece, che si sia formata di fatto una terza chiesa, se così vogliamo definirla, che non condivide questi principi, ma che ha in comune con il cattolicesimo la convinzione del libero arbitrio (perchè tale teoria del libero arbitrio non stia teologicamente in piedi, a mio avviso, è un’altra storia e non mi dilungo in merito….).
Solo che, non essendoci stato, come lo fu per il protestantesimo, una rottura storica di tale portata, come lo fu quella di Lutero, possiamo dire che si tratti di una chiesa non formalizzata, ed anzi, una chiesa in cui i sacerdoti formalmente ancora si dichiarano cattolici, pur pensandola diversamente su certe questioni.
Ma, come diceva un mio docente, è sempre preferibile maggior chiarezza che minore.
E quindi, se ci fosse stato un diverso percorso storico, figure come un Kung e forse anche un Martini avrebbero fatto parte di questa seconda chiesa, anche se le tesi più divaricate sono sempre state quelle di un Kung.
E’ chiaro che invece figure come quelle di uno Scola, a parte le caratteristiche caratteriali, riconducono a quelle di una figura tradizionale, incentrata sul rispetto della più rigida ortodossia.
Credo, quindi, che sarebbe opportuno chiarire espressamente in cosa si divaricano le diverse posizioni e sopratutto domandarsi, come alcuni se lo sono domandato, se tale divaricazione non produca una situazione diciamo..di inconciliabilità a permanere sotto lo stesso tetto.
Del resto, non ci sarebbe nulla di scandaloso.
Infatti la situazione della chiesa, sotto tale profilo, mi ricorda molto quella della balena bianca, la DC di un tempo, quando tutti si definivano democristiani, ma si dividevano in correnti che tra loro non andavano d’accordo.
Era un mettere insieme La Pira e Formigoni.
Come direbbe Di Pietro: che c’azzeccano uno con l’altro?
E pensare che qualcuno lo aveva candidato al soglio pontificio…
Sarà una mia impressione, ma credo che poche diocesi, specialmente nel nostro paese, abbiano dei vescovi all’altezza del loro compito.
Preghiamo perchè non succeda:
– che la sede rimanga vacante come la diocesi Innsbruck da più di due anni
– che venga nominato nessuno dei sussurrati nelle voci di corridoio (Fisichella,Pizzaballa,Delpini…..)
– che sia un appartenente alle varie (CL, AC, ….)
Preghiamo perché succeda:
– che sia un buon pastore che sappia stare in mezzo al suo popolo
– che sia un pastore che sappia resistere a quanti “lo strattoneranno a destra e a manca”
– che sia un pastore che usi come bussola il Vangelo e per discernimeto la Bibbia.
– che sia un pastore che sappia illuminare il suo popolo con l’esempio e testimoni con coraggio il suo essere Vescovo a favore dei poveri i derelitti quanti fuggono dalle loro terre.
– che sia un testimone dell’accoglienza disinteressata.
…………….Forse chedo troppo…….