La diffamazione non è uguale per tutti. Così Matteo Salvini ha evitato il processo

Tutto può succedere in Italia: che il politico querelante vinca sempre, e che lo stesso politico ma querelato esca indenne…
Chi è al potere è sempre da privilegiare…
Dire che è una vergogna? A che servirebbe… parole buttate al vento…
Siamo in Italia, dove la legge quando è chiara è messa sotto i piedi dai giudici di tribunali prostrati al potere, e quando è oscura diventa luminosa per salvare i corrotti.
Ne so qualcosa…
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da www.articoli21.org

La diffamazione non è uguale per tutti.

Così Matteo Salvini ha evitato il processo

Graziella Di Mambro
29 Giugno 2023
Quando si dice due pesi e due misure, quando si dice che, certe volte, i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge. In Italia un ministro può denunciare uno o più giornalisti, assumendo di essere stato diffamato, dimenticando poi di andare in aula per spiegare i termini esatti della diffamazione. E al contempo un ministro (proprio lo stesso ministro) si sottrae al giudizio, facendo valere il privilegio di parlamentare. In fondo, in breve, è ciò che è accaduto in una sequenza temporale di poche ore.
Il 27 giugno lo scrittore Roberto Saviano si è regolarmente recato in Tribunale a Roma per rispondere dell’accusa di diffamazione per aver detto in televisione “bastardi” in riferimento alle politiche anti immigrazione di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La premier, che all’epoca dei fatti era parlamentare, non si è presentata, stessa cosa ha fatto Salvini in altro procedimento.
Il 28 giugno il ministro in carica Matteo Salvini si è salvato da un processo con lo scudo parlamentare. Infatti il Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per le opinioni espresse su Carola Rackete, l’ex comandante della Sea Watch 3, la nave della ong tedesca che nel 2019 soccorse 53 migranti nel mare libico ed entrò nelle acque territoriali italiane nonostante il divieto del ministero dell’Interno.”È l’insindacabilità dell’insulto“, ha commentato il legale dell’attivista.
Salvini avrebbe dovuto rispondere di diffamazione aggravata.
Ci sarebbe spazio anche per valutare come entrambe le vicende ruotino attorno a ciò che l’Italia sta facendo o sta omettendo in materia di immigrazione. Dentro questi due procedimenti passa il senso di ciò che sta accadendo nel Mediterraneo e ciò che facciamo tutti noi, con modalità e valutazioni assai diverse. E fosse anche solo per questo il ministro o i ministri dovrebbero andare in aula a ribadire ciò che hanno da dire in merito. Ma in Italia nel 2023 la diffamazione non è uguale per tutti.

1 Commento

  1. Martina ha detto:

    Ma lui non era quello coraggioso?
    Fino a che punto dobbiamo arrivare ancora? Fino a quando questa gentaglia la farà da padrone?
    È una vergogna.
    E questi spengono chi Pensa nobilmente.

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