Non saper perdere è segno di debolezza e di arroganza…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Non saper perdere

è segno di debolezza e di arroganza…

È innegabile: le ultime elezioni amministrazioni hanno visto il successo schiacciante del Pd che conquista numerose città importanti.
Sì, la cosa è evidente anche ai nati l’altro ieri, ma è stata oscurata sulle tv meloniane da giornalisti oscenamente prostrati al potere, sempre con la faccia funebre quando si tratta di dare qualche notizia che sia di danno alla bella faccia tosta della Meloni.
Matrigna Rai, che idolatra il potere fino ad essere ridicola e meschina!
Ma non basta. Nessuno forse si sarebbe immaginato che la Destra uscita sonoramente sconfitta avrebbe anche solo pensato – ma l’ha già detto e lo farà – di cambiare le regole delle prossime elezioni amministrative, togliendo il ballottaggio.
La Sinistra ha tanti difetti, ma quando perde riflette sulla sconfitta subìta, cercando eventuali cause all’interno del partito per rifarsi e rimettersi in piedi.
Quelli di Destra non perdono occasione per coprire il loro volto con una maschera sempre più indecente. Sono fatti così! È nella loro natura essere bastardi nell’animo!
Si sa: il cuore della Destra è un muscolo di fandonie, di qualcosa di losco, di tenebroso, di orrendo, che pulsa solo di sentimenti di odio, di vendetta, di violenza, perché gode nel disfare ogni armonia e quella giustizia che è la legge suprema del Logos eterno.
Tra i fautori scervellati della Destra vedi solo tristezza, quel disgusto per quella vita che segna l’orario della Grazia divina. A loro interessa sfruttare e contaminare i passi del crònos più macabro.
Non è certo confortevole avere a che fare con una massa di imbecilli che venerano come una dea la “tappetta” boriosa e petulante, e tra questi imbecilli troviamo preti e suore, frati, vescovi e cardinali, ovvero una parte di gerarchia il cui peccato di idolatria sarebbe stato dagli antichi profeti stigmatizzato come prostituzione.
Infami e blasfemi quei credenti che si dicono cristiani che lasciano la radicalità del Vangelo per idolatrare sagome di morte, pezzenti ridicoli, contribuendo alla disgregazione di Valori eterni.
C’è di più su cui riflettere. Quando perde la Destra e vince la Sinistra, sono contento sì, ma fino a un certo punto. Ho sempre fissa nella testa l’idea che si passa dalla Destra alla Sinistra, e viceversa, con la stessa facilità con cui si soffia il naso, per cui non passa molto tempo, e tutto torni come prima, ancor peggio di prima.
In Italia forse non si dovrebbe parlare di cicli storici alla Vico (Giambattista): non si torna per salire, ma si torna per scendere. E ad ogni ritorno del fascismo o del populismo sembra che il popolo tiri fuori dal suo strano cilindro il peggio del peggio, che non ha mai fine. Vittima e carnefice, in un gioco perverso di interessi e di prostituzioni che invocano fulmini dal cielo.
E il cielo prima o poi manderà giù le sue saette, nella speranza che prenda fuoco ogni sterpame di menti contorte di una massa senza dignità.
Oggi si esulta, e domani? Altri esulteranno, ovvero i perdenti di oggi, e così la ruota gira, e il popolo, sia che vinca la Sinistra sia che vinca la Destra, rimarrà una massa di scervellati, che amano farsi del male, avendo però sempre pronto un salva vita: evadere in uno stato comatoso, dove la mente è spenta, e la pancia emette i suoi gemiti di richiamo, per poi defecare ciò che la riempie, mentre il crònos continua a dilaniare la scatola cranica dei suoi figli.
29 giugno 2024
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