
Papa Leone, pensaci tu!
Oramai tutto è nelle mani di Papa Leone: se vuole intervenire direttamente oppure aspettare che l’agonia continui; l’agonia di una Diocesi, quella milenese, che si sta spegnendo in ogni pudore a causa di un pastore, vittima della più oscena imbecillità, e di un gregge che sa solo belare, in balìa della più disgregante dissennatezza, nel campo pastorale e non solo pastorale.
Nei giorni scorsi altra prova, altra delusione, altra amarezza, e, oltre l’afa che pesa sul nostro affanno, anche la coltre sempre più fitta di una oscurità che sta spegnendo anche quel lumicino, aggrappato alla cosiddetta speranza che tutto possa cambiare.
Giovedì scorso, 26 giugno, in Duomo di Milano è stata celebrata una Messa solenne in memoria di san Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore della Prelatura Opus Dei, a 50 anni dalla sua morte. Non ho nulla da dire sull’evento, altrimenti dovrei fare un lungo intervento sull’Opus Dei. Non mi fermerei più…
Ciò che di nuovo mi ha lasciato basito è quanto è successo qualche giorno dopo, nello stesso Duomo, ma in ben altra sede. Ecco quanto si legge sul sito della Diocesi: “Memoria, preghiera e gratitudine hanno caratterizzato la Messa presieduta dall’Arcivescovo nella Cappella feriale del Duomo in suffragio di presbiteri, diaconi permanenti, consacrate e consacrati morti quest’anno… Sono 42 preti ambrosiani, un diacono, 5 appartenenti a Istituti secolari e 25 religiose”.
Sì, c’è scritto: nella cappella feriale del Duomo. Presenti neppure una quarantina tra parenti e amici dei defunti. Un rito tra l’altro penoso, e un’omelia altrettanto penosa (le solite omelie delpiniane!).
Non ci vuole molto acume per capire il contrasto tra le due celebrazioni, e pensare che nella seconda, quella penosa, irriverente, ingrata, si ricordavano anzitutto preti diocesani.
Cosa dovrei dire, oltre la mia amarezza? Forse aggiungere epiteti ai soliti coloriti epiteti che uso da tempo nei riguardi di un vescovo, che io ritendo caduto così in basso da ritenerlo decaduto in quanto mio vescovo?
Come si può non capire l’assurdità di certi comportamenti e scelte pastorali da parte di chi dovrebbe guidare almeno dignitosamente una diocesi, le cui nobili tradizioni sono già di per sé pesanti per i loro geni o grandi santi, e che ora sembrano esautorati da un burlesco o pagliaccio che vorrebbe però spegnere perfino la luce di quei geni o santi che hanno reso autorevole una Diocesi, ancora oggi forse la più grande del mondo?
Cavoli! Proprio non capisce di essere anche blasfemo? Non potrebbe almeno avere un minimo di coraggio, e riscattarsi, lasciando la Diocesi, senza aspettare altro tempo, in attesa della canonica età pensionabile? Non si guarda nello specchio, e sentirsi inadeguato, tanto più che viviamo tempi duri, emergenze tali da richiedere dei Geni?
E se prima, al tempo di Bergoglio, tutto sembrava quasi “normale”, visto che il contesto omologava tutto, abbassando le vette, in uno standard da far piangere anche gli angeli, oggi, con l’avvento di Papa Leone, il divario si è fatto abissale, e tutti, anche i bambini, notano che a Milano c’è veramente il vuoto, una nobilità decaduta, una autorevolezza tradita, e ad ogni passo autorevole del nuovo Papa il vescovo di Milano scende negli abissi danteschi, e lo stesso Giovanni Papini griderebbe: “Piccolo uomo, mèttiti da parte! Milano ha bisogno di risorgere! È il tempo degli Eroi, dei Giganti, dei Geni, e non di ombre del nulla”.
Riscattati! Abbi il coraggio di fare un gesto che potrebbe salvare Milano!
No, forse non ce la farai: sei vittima di un ego che da sempre ti ha reso schiavo o zimbello di una tale mediocrità, o di quella insipienza che riduce tutto, anche il Divino, a una girandola di infinite banalità.
Pensando in questi ultimi tempi al Duomo di Milano, mi vengono in mente le parole dell’evangelista Marco, quando scrive: «Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo oramai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betania» (11,11).
Qualche esegeta traduce: Gesù, entrato nel tempio, dopo aver fatto un giro di occhi a 360 gradi, non vide nulla di divino. E uscì disgustato.
Il vuoto del Divino!
Tutto così gelido in questa diocesi, a partire dal Duomo…
È sempre inverno!
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