da www.fanpage.it
Beppe Sala a Fanpage.it:
“Le prossime elezioni?
Senza il centro non si vince”
Intervista a tutto campo al sindaco di Milano: “Mai un piano casa serio da parte del Governo, sindaci lasciati soli. Le prossime elezioni comunali? Non posso fare il sindaco per la terza volta altrimenti vincerei ancora”.
A cura di Francesco Cancellato
“Ai colleghi di centrodestra in Consiglio comunale che dicono che hanno più consenso di me dico che gli va bene che non posso più fare il Sindaco la terza volta, altrimenti vinco ancora”. Ostenta tranquillità e sicurezza, il sindaco di Milano Beppe Sala. A dispetto di classifiche che lo vedono scendere nel gradimento dei cittadini, e di una città che dopo aver (auto)celebrato per almeno tre lustri il “modello Milano” e l’idea della “città-eccezione” rispetto al resto della Penisola – in cui le cose funzionano, le opportunità si sprecano e che è in grado di attrarre talenti e investimenti dal mondo anziché farli scappare – si è scoperta insicura, costosa, elitaria al punto di diventare respingente, soprattutto per quei giovani che vorrebbero abitarla. Percezione o realtà? “Andiamo oltre questa dicotomia e cerchiamo di affrontare i problemi che ci sono per quello che sono”, esordisce Sala.
Partiamo da un problema apparentemente lontano, allora: il crollo di un ballatoio al terzo piano nella Vela Celeste di Scampia, a Napoli ha riaperto la ferita del degrado delle periferie e del tema dell’emergenza abitativa e del problema degli alloggi popolari in Italia. Un tema che tocca Napoli, ma che tocca anche una grande metropoli come Milano. A questo proposito: nel nuovo piano di governo del territorio cui state lavorando ha promesso “un Piano casa ambizioso”. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Quando parliamo del problema casa noi abbiamo un problema a due livelli: c’è quello dell’edilizia residenziale pubblica e delle case popolari. Di queste case il Comune ne ha 27mila, la Regione ne ha 30mila. Diciamo che ci sono quasi 60mila abitazioni dedicate a questo bisogno, che è estremo. Il problema sta nella fascia appena superiore e qui credo sia difficile che il Comune, per le risorse a sua disposizione, possa avviare un grande programma di costruzioni di appartamenti di sua proprietà.
Che si può fare, allora, per essere ambiziosi?
Quello che si può fare è cercare invece di lavorare in collaborazione con i privati, con le cooperative per far sì che questo concetto dell’edilizia convenzionata e del social housing diventi realtà. Noi possiamo metterci del nostro, su un piano del genere.
In che senso?
Abbiamo terreni, volendo anche un po’ di fondi. Dobbiamo trovare – ed è questo il mandato del nuovo assessore Guido Bardelli – delle formule per far sì che il Comune in cambio della certezza che ci siano realizzazioni a prezzi veramente accessibili, possa contribuire. È questo il progetto a cui stiamo lavorando nell’ambito del Pgt, ma contiamo di fare qualcosa anche prima. Ho ancora due anni, due anni e mezzo di mandato, ma vorrei lasciare ai milanesi un piano serio per risolvere il problema del caro-alloggi. Però vorrei aggiungere una cosa.
Prego.
Se tutto questo sono costretti a farlo i sindaci, è perché a livello di governo non c’è mai stato un piano casa serio. L’ultimo piano casa italiano è quello di Amintore Fanfani a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. E per giunta abbiamo pure perso l’occasione del PNRR.
Tra chi chiede a gran voce alloggi a prezzi accettabili ci sono soprattutto gli studenti.
Questo è un punto cruciale da affrontare. È bello dire che abbiamo 220mila studenti universitari, ma dobbiamo metterli in condizione di vivere a Milano. Quello degli studenti è un tema e noi oggi abbiamo un’offerta ancora molto limitata: parliamo di 13mila posti letto, e prima della fine del mio mandato credo che ne aggiungeremo altri cinque o seimila. Tanti, ma non abbastanza.
A proposito di studentati: il villaggio olimpico in costruzione per Milano-Cortina 2026 diventerà uno studentato. Però, anche qui, gli alloggi costeranno attorno ai 900 euro al mese. Non esattamente un prezzo a misura di studente…
Noi stiamo rinegoziando per allargare la fascia convenzionata di quegli alloggi. Ci stiamo scontrando con i conti dei costruttori che ci hanno segnalato prezzi, di ogni tipo di materia prima, in grande aumento.
I prezzi aumentano per tutti, però. Anche per chi da Milano ci abita e fatica ad arrivare a fine mese…
È vero, però mettiamo le cose in prospettiva. La prima volta che mi candidai a sindaco avevo in testa che Milano potesse aumentare la sua attrattività e la sua reputazione internazionale. E in effetti, è successo questo: sono aumentati, e molto, gli investimenti stranieri, sono cresciute le università e attualmente anche gli studenti stranieri sono intorno al 10%, è raddoppiato il turismo.
Il turismo raddoppia, ma città europee come Barcellona stanno combattendo contro gli affitti brevi, per ampliare l’offerta immobiliare. Altre città italiane come Firenze si stanno ponendo il problema. E Milano?
Il problema ce lo siamo posti assieme a Firenze pure noi. A Milano ci sono intere palazzine che sono state requisite da società che poi lavorano solo sugli affitti brevi. A me piacerebbe fare come Barcellona o New York dove puoi solo mettere in affitto la tua casa nel momento in cui non la vivi.
E perché non lo fate?
Perché serve una legge dello Stato. E la ministra competente, Daniela Santanché, non ha nessun interesse e nessuna intenzione a togliere quegli appartamenti dall’offerta per i turisti e restituirli ai cittadini. Io credo che invece si debba regolamentare.
A Barcellona questo affollamento di turisti sta scatenando la protesta dei cittadini, che spruzzano acqua ai visitatori seduti nei bar chiedendo loro di andarsene a casa. È un sentire diffuso: le grandi città oggi accolgono i turisti ma escludono fasce della popolazione. Che risposte può offrire a chi si lamenta di essere escluso da Milano?
Noi abbiamo fatto soprattutto due cose. Abbiamo creato lavoro facendo crescere la città: oggi a Milano di fatto non c’è disoccupazione. E poi abbiamo un welfare poderoso: investiamo più di 400 milioni all’anno in spesa sociale. Che poi non basti è chiaro a tutti, e nel limite delle nostre capacità, nella costruzione del bilancio preventivo del 2024, ho chiesto al mio assessore di tagliare tutto quel che poteva e mettere altri 30 milioni in più sul welfare.
Dal caro vita al problema della criminalità: la destra sta battendo molto sul chiodo dell’insicurezza in città. È solo una percezione o c’è del vero?
Rispetto al passato ci sono meno omicidi e meno furti in appartamenti, ma sono aumentati i reati di strada. Inoltre si è molto abbassata l’età media di chi commette questi reati, soprattutto quelli violenti. Inoltre, bisogna dire con onestà che chi si rende protagonista di questi reati è nella stragrande maggioranza dei casi, un immigrato non regolare.
A destra saranno contenti di questa sua affermazione…
Attenzione: questo non ci deve portare a giudicare come negativa l’immigrazione in sé, che per una città come la nostra è una enorme risorsa. Però il problema c’è e non si può negare.
E come lo state affrontando? Lei ha da poco nominato Gabrielli come delegato alla sicurezza per la città…
Con Gabrielli stiamo cercando di ragionare su come integrare meglio le forze di polizia locale con le altre forze dell’ordine. I vigili devono essere sempre più di prossimità e sempre più visibili. E poi dobbiamo assumerne: già ne abbiamo assunti 500, entro la fine del mio mandato ne assumeremo altrettanti.
Il centrosinistra milanese rischia di pagare questo allarme sulla sicurezza alle elezioni?
Io non credo che il tema della sicurezza impatti sulle campagne elettorali. Noi di sinistra dobbiamo dimenticarci che la sicurezza sia un tema elettorale, ma dobbiamo cercare di gestirlo al meglio.
Sarà, però è uscita recentemente una classifica sull’indice di gradimento: in quella precedente risultava al primo posto, se non ricordo male, tra tutti i presidenti di Regione e sindaci d’Italia, adesso è scivolato al diciannovesimo. Come se lo spiega? Secondo lei c’è anche un po’ di stanchezza nel rapporto tra la città e la sua maggioranza? Oppure è un dato fisiologico?
Dopo otto anni posso capire che parte della gente si sia anche stufata, lo trovo quasi naturale. Viviamo in un’epoca in cui noi vogliamo sempre cambiare, dall’allenatore nazionale al sindaco. La cosa che mi conforta e che il mio consenso è ancora al 57%. Ai colleghi di centrodestra in Consiglio comunale che dicono che hanno più consenso di me dico che gli va bene che non posso più fare il Sindaco la terza volta, altrimenti vinco ancora. È una battuta, ma sono abbastanza certo che se potessi correre le mie possibilità sarebbero sempre alte.
Non mi dica che anche lei è a favore del terzo mandato…
Io non ho mai fomentato questo pensiero, ma non trovo così giusto limitare a due mandati l’esperienza di un sindaco. Non mi sono battuto, però sento come mia responsabilità far sì che la mia parte politica vinca le elezioni per la quarta volta di fila. Ci lavorerò, assolutamente.
Il centrodestra sta già cercando il candidato, in vista delle prossime elezioni comunali. Il centrosinistra invece?
I nomi di centrodestra che vengono fuori adesso, erano gli stessi nomi che erano venuti fuori quando sono stato rieletto, alcuni sono anche amici. Non vedo tutta questa novità.
Lei recentemente ha dichiarato: “Nel centrosinistra c’è altro, oltre al Pd”. Cosa intendeva?
Io non è che mi senta centrista però segnalo una cosa: Renzi e Calenda alle Europee non sono andati splendidamente, come tutti sappiamo, ma a Milano insieme hanno preso il 20%. Qui di solito le elezioni si vincono 51 a 49, 52 a 48. Ma questo non vuol dire che la città è spaccata in due. Vuol dire che che se non conquisti il centro non vinci. Per questo io dico: occhio a parlare di primarie di coalizione per forza, dove il Pd può presentare il suo candidato e vincere a mani basse. Il modello che ha portato alla mia elezione dobbiamo mantenerlo in una cosa: dobbiamo cercare di tenere dentro tutti.
Tradotto: bisogna cercare un candidato unitario a sinistra?
Se dici subito che ci sono le primarie, il candidato unitario non lo troverai mai. Poi certo, se non si trova, le primarie sono sacrosante. Io stesso ci sono passato, e mi sono preso un bel rischio.
Consiglierebbe la stessa strategia anche a Elly Schlein?
Io con Schlein ci parlo molto e la stimo molto: credo che abbia molta sapienza politica. A oggi è riuscita a evitare una crescita dei Cinque Stelle spostando il partito a sinistra. Ma credo anche che sia consapevole che serve uno sguardo verso una fascia moderata, da alcuni punti di vista conservatrice, che però può tranquillamente votare una coalizione di centrosinistra perché non vuole votare chi ha nostalgie fasciste, o la Lega.
Qualcuno dice che una coalizione del genere avrebbe bisogno di un federatore. E a volte, nei retroscena politici, compare anche il suo nome, per questo ruolo. Che ne pensa?
Non voglio né sminuirmi, né fare il falso modesto, ma cerco di essere realista: io finisco di fare il sindaco a 69 anni e dalla vita ho già ottenuto molto più di quanto potessi aspettare. Posso solo essere generoso verso il mio Paese e verso la causa politica nella quale mi identifico. Volessi tornare nel privato, farei un sacco di soldi. Ma io ho passione per la politica, e per il mio Paese, quindi certamente vorrei provare a fare qualcosa che mi permetta ancora di combattere per portare l’Italia, e non solo a Milano, a essere governato da un centrosinistra progressista che non guarda con nostalgia al passato, ma che guarda all’innovazione che si può fare.
Quindi?
Quindi sono più che disponibile a essere uno che si dà da fare, che si prende i suoi rischi e che partecipi nella creazione del nuovo centrosinistra. Che possa esserne io il federatore mi sembra francamente troppo.
Come si dice in questi casi, è a disposizione?
Sono a disposizione.
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