L’Elemosiniere del Papa nel ghetto dei braccianti

da AVVENIRE
27 settembre 2019
Foggia.

L’Elemosiniere del Papa

nel ghetto dei braccianti

Antonio Maria Mira, inviato a Borgo Mezzanone (Foggia)
 Il cardinale Krajewski è andato a Borgo Mezzanone nel Foggiano, prima tappa di una visita ai ghetti della Capitanata dove vivono migliaia di braccianti immigrati
“Il Papa vi segue, è con voi. Per questo mi ha mandato qui tra voi”. A parlare è il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere di papa Francesco. Siamo nel ghetto dell’ “ex pista” a Borgo Mezzanone, prima tappa di una visita ai ghetti della Capitanata dove vivono migliaia di braccianti immigrati.
Padre Corrado è stato inviato da Francesco a visitare questi insediamenti proprio nei giorni che precedono la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, domenica 29 settembre. Con questo gesto il Papa “desidera essere vicino a tutte queste persone vittime dello sfruttamento, dell’emarginazione e dell’esclusione, portare ad essi una parola di speranza e farsi voce del loro grido di aiuto”.
Con lui sono l’arcivescovo di Foggia-Bovino, Vincenzo Pelvi e il vescovo di San Severo, Giovanni Checchinato e gli operatori delle Caritas. Il cardinale e i due vescovi indossano i gilet del Progetto Presidio della Caritas, e ci si incammina tra il mare di baracche. “Buon giorno”, saluta padre Konrad. E a chi chiede chi siano risponde: “Siamo qui per aiutare”. “Io sono Bamba e tu come ti chiami?”. “Corrado”.
Spiega che è il Papa ad averlo inviato. “Siamo contenti e stupiti di questa visita. Siamo felicissimi – commenta Bamba -. Vorremmo ringraziare di persona il Papa. Anche se musulmani lo apprezziamo tanto”. Il cardinale si ferma nei piccoli bazar e dialoga. “Qui fa freddo, fate qualcosa”, dice un immigrato. “In tutta l’Europa – denuncia un altro – quando hai un documento, il permesso di soggiorno, puoi avere un contratto di lavoro, una casa in affitto e andare a scuola. Perchè in Italia no? Solo baracche e lavoro nero. Ma è colpa del governo o siamo noi la colpa? Nessuno ci ascolta”. Ma poi aggiunge: “Se Papa ha mandato una persona di fiducia vuol dire che ci vuole ascoltare”.
Padre Corrado ascolta, si informa sui permessi di soggiorno, sul lavoro. E riflette. “È una città. Sono molto organizzati ma va bene così, cosa altro potrebbero fare? Puoi dare soldi, fare i bagni ma non risolvi il problema. Gli sgomberi non servono a niente, se non crei vere alternative. Hanno solo un effetto mediatico. Hanno speso tanto per abbattere. Per nulla”, commenta mentre i volontari gli fanno vedere le baracche ricostruite dopo gli abbattimenti di luglio.
Qui la Chiesa è impegnata da tempo. Monsignor Pelvi spiega al cardinale che “a ottobre comincerà qui l’attività di una clinica mobile grazie a 45 medici volontari e al progetto della Cei “Liberi di partire, liberi di restare””. “Questa è una cosa bella – commenta padre Corrado -. La misericordia è una cosa concreta, sono fatti, sono il Vangelo. Gesù quando girava chi incontrava sanava”. È il momento di salutare.
Seconda tappa il “gran ghetto” di località Torretta Antonacci, nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico. In pullmino si commenta quanto visto. “È una realtà da cui non possiamo scappare, non possiamo fare finta di niente – riflette l’Elemosiniere -. Prima di tutto bisogna salvare. Non riusciremo a salvare tutti ma dobbiamo cominciare”.
Ed ecco il “ghetto che non c’è”, quello che per molti, anche alcune istituzioni, non esisterebbe più e invece ospita circa 1.500 immigrati.
Uno di loro si avvicina. “Tutti parlano, vengono qui, fanno foto e per noi rimane sempre uguale”. Padre Konrad torna a ripetere. “Servono fatti concreti, anche se piccoli. Bisogna cominciare e noi lo faremo”, promette.
Accompagnato dal vescovo di San Severo entra nella baracca/bar di Eva, cattolica del Camerun. È commossa. “L’aspettavo”. E si abbracciano. “Il Papa dove non può andare mi manda”. E la donna tramite il cardinale si rivolge proprio a Francesco. “Papa ti vogliamo tanto bene, non ti dimenticare di noi come noi non dimentichiamo te nella preghiera. Aiutaci ad avere una condizione dignitosa, vogliamo lavorare. Ma c’è il problema della residenza, dei documenti. Senza, il padrone non ci fa il contratto”.
“Conosco questo problema – risponde padre Corrado – Voi dovete avere i documenti, perchè vi danno la dignità e vi rendono autonomi. Vi aiuteremo”. Sullo stesso tema interviene anche Adam ex sergente della Costa d’Avorio. “La legge che hanno fatto non va bene. Anche un’auto ha i documenti, noi no. Facciamo sacrifici per lavorare, il lavoro che gli italiani non vogliono più fare. Ma ci pagano troppo poco. Il padrone dice: ‘dammi i documenti e ti metto in regola’”. Ma la questura blocca tutto. “Noi sudiamo per voi, aiutateci”.
È il messaggio urgente che padre Konrad porterà al Papa. Ma lascia anche tanto, come riflette monsignor Checchinato. “La presenza di don Corrado è un dono immenso. Abbiamo condiviso con lui questa povertà così significativa, e sappiamo che ora arriverà direttamente agli occhi, alle orecchie e al cuore di Papa Francesco. Dall’incontro sono venute proposte concrete che realizzeremo e che rafforzeranno il nostro impegno”.

 

Lascia un Commento

CAPTCHA
*