da AVVENIRE
28 settembre 2024
Tennis.
Sinner, si riapre il caso doping:
perché il ricorso? E cosa succede adesso?
di Davide Re
L’agenzia mondiale antidoping ha presentato appello chiedendo una squalifica «compresa tra uno e due anni». La vicenda legata all’infinitesima positività al Clostebol, sostanza proibita
Caso doping, la Wada fa ricorso contro “l’assoluzione” di Jannik Sinner ed ora per campione italiano inizia di nuovo una doppia partita. Perché il numero 1 del tennis mondiale, se da una parte proseguirà la sua carriera, dall’altra dovrà (ancora una volta) dimostrare la sua completa estraneità al doping e che i bassi livelli – meno di un miliardesimo di grammo, quindi ininfluenti sotto l’aspetto della prestazione sportiva – dei metaboliti di Clostebol trovati in due controlli nel suo corpo siano entrati per colpa di terzi e a sua insaputa (un presunto massaggio senza guanti fatto dal fisioterapista).
E su questa – inaspettata – azione dell’agenzia mondiale antidoping (Wada) aleggia anche lo spettro del caso politico. Questo irrigidimento della Wada è inaspettato per certi aspetti. Sicuramente hanno inciso i tanti mugugni di diversi tennisti del circuito che hanno visto nel comportamento dell’agenzia mondiale antidoping dell’eccessiva protezione e quindi del “favoritismo” nei confronti di Sinner. Un fatto che svela una evoluzione inquietante del reale clima di competitività negli attuali vertici del mondo del tennis: Carlos Alcaraz, Jannik Sinner, Daniil Medvedev e Holger Rune non sono affatto amici fra loro. E a differenza del passato quando la stima e l’affetto tra Roger Federer e Rafa Nadal era evidente, ora esistono i clan di giocatori che spingono la rivalità anche l’accesso, a volte non distinguendo la sottile differenza tra critica e scorrettezza.
Non solo, recentemente la Wada è stata contestata per non aver indagato sulla positività dei nuotatori cinesi, poi tutti assolti, e quindi per non dover subire altre accuse, sulla positività di Sinner ha voluto presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna (Tas). Il motivo? Perché il giocatore italiano è stato ritenuto «esente da colpa o negligenza» da un tribunale indipendente dall’International Tennis Integrity Agency (Itia). Non era mai accaduto nella storia che la Wada avesse presentato appello ad una sentenza di un organo giudicante di nessuno sport dove esiste un organo analogo alla Itia (esiste nell’atletica leggera, nuoto e ciclismo). La Wada quando nota discrepanze sia nell’iter che nella sentenza finale, di prassi ricorre contro le strutture antidoping nazionali o federazioni di competenza. Il Tas è il massimo organo di giustizia sportiva a livello mondiale. La Wada nell’appello al Tas ha chiesto «un periodo di ineleggibilità compreso tra uno e due anni» precisando di non voler chiedere «la squalifica di alcun risultato, salvo quello che è già stato imposto dal tribunale di primo grado».
Sinner, 23 anni, altoatesino di San Candido, allenato da Darren Cahill e Simone Vagnozzi, dopo aver sconfitto il russo Roman Safiullin al secondo turno dei “China Open”, torneo Atp 500, ha detto che «forse vogliano solo assicurarsi che tutto sia corretto, ma sono molto deluso e sorpreso» dell’appello «anche perché tutte e tre le udienze si erano concluse in modo molto positivo per me e il processo è stato condotto secondo le linee guida del Codice mondiale antidoping. Ma sono convinto che risulterò innocente».
Ora pur potendo continuare a giocare dovrà attendere la sentenza del Tas (che dovrebbe arrivare non prima del 2025).
Nel procedimento contro Sinner sono stati citati anche i precedenti dove un atleta è stato ritenuto non colpevole: ad esempio, quello dello sciatore austriaco Hans Knauss nel 2005 e, più recentemente, del tennista Marco Bortolotti (marzo 2024). Non solo, è stato scritto che Sinner dopo ogni test risultato positivo al Clostebol, il 10 e 18 marzo in occasione rispettivamente dei tornei di Indian Wells e Miami Open, è stato sospeso: la prima volta per due giorni (4 e 5 aprile) e la seconda per meno di una settimana (17-20 aprile). La positività di Sinner è emersa a seguito dell’assunzione, involontaria, del contenuto di uno spray da banco che in Italia, a differenza di altri Paesi, non necessita di prescrizione medica, il Trofodermin, utilizzato per curare una piccola ferita. Il preparatore atletico di Jannik, Umberto Ferrara, bolognese, ha dimostrato – mostrando l’estratto conto bancario – di aver acquistato il farmaco il 12 febbraio scorso presso la farmacia “SS Trinita’’ di Bologna. Il 3 marzo quando Sinner alloggiava in una villa con il suo staff ad Indian Wells, il fisioterapista del giocatore, Giacomo Naldi si feriva al mignolo della mano sinistra con uno scalpello che viene utilizzato per togliere i calli. Il dito è rimasto fasciato per alcuni giorni e poi “usato” senza protezione in modo involontario per un massaggio a Sinner, con negligenza rispetto al fatto che quel cicatrizzante avesse componenti dopanti, seppur infinitesime e non in grado di alterare la performance sportiva.
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da Il Messaggero
28 settembre 2024
Sinner, cosa non torna del ricorso della Wada:
la nota (anche politica) e i tre medici
che già gli hanno dato ragione,
ecco perché il Tas ne accerterà l’innocenza
Storia di Marco Prestisimone
Poco prima che Jannik Sinner centrasse per la tredicesima volta un quarto di finale su tredici tornei disputati nel 2024, la Wada, per la prima volta nella sua storia, appellava la sentenza di un tribunale internazionale indipendente (la ITIA, in questo caso) di una disciplina come il tennis. Finora lo aveva fatto solo con organizzazioni antidoping o federazioni. Lo ha fatto con una nota stampa piuttosto scarna, e se vogliamo contraddittoria. La “buona” notizia per Sinner è che ora la palla passa alla Corte Arbitrale dello Sport di Losanna e quindi al Tas, una sorta di Cassazione dello sport. Dopo aver dimostrato già in tre udienze la sua innocenza, dovrà farlo una quarta volta. E mettere, una volta per tutte, la parola fine a questa vicenda.
I tre medici, legati alla Wada, che hanno già dato ragione a Jannik
Come se non bastasse, tre medici esperti e indipendenti legati proprio alla Wada, chiamati a giudicare dall’ITIA, avevano stabilito la non colpevolezza di Jannik. Sono Jean-François Naud, direttore del laboratorio accreditati Wada di Montreal, in Canada; Xavier de la Torre, vicedirettore scientifico del laboratorio accreditato Wada della Federazione medico sportiva italiana di Roma; David Cowan, professore emerito presso il Dipartimento di scienze ambientali, analitiche e forensi del King’s College di Londra, ex capo del laboratorio Wada nella capitale del Regno Unito.
I precedenti
Ci sono dei precedenti di appello al Tas con risultato favorevole all’atleta per una sostanza simile. Uno proprio in Italia, a Bergamo, e riguardava José Luis Palomino, il giocatore dell’Atalanta positivo al Clostebol e poi assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping per aver provato che la contaminazione era derivata dall’aver somministrato un farmaco al cane. La Procura Antidoping aveva fatto ricorso al Tas ma il tribunale respinse la richiesta.
I motivi del ricorso della Wada
Il ricorso della Wada nasconde però inevitabilmente dei risvolti politici. L’Agenzia mondiale antidoping negli ultimi anni è stata criticata per la sua “leggerenza” e indulgenza, come per esempio nel caso dei nuotatori cinesi, a cui è stato permesso di gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021 dopo un caso di «contaminazione collettiva» sulla quale la Wada aveva chiuso un occhio, attirandosi non poche critiche. Un problema di immagine a cui la Wada – che riceve contributi economici dai principali Paesi per la lotta al doping: solo dall’Italia, nel 2023, ha ricevuto 1.1163,10 euro – ha voluto reagire chiedendo un ulteriore grado di giudizio sulla vicenda Sinner. Che ha detto: «Non ho nulla da nascondere e, come ho fatto per tutta l’estate, collaborerò pienamente con il processo d’appello e fornirò tutto ciò che è necessario per dimostrare la mia innocenza ancora una volta. Sono deluso di sapere che la Wada ha scelto di appellarsi al risultato della mia udienza Itia dopo che i giudici indipendenti mi avevano scagionato e ritenuto innocente». Dovrà farlo un’altra volta.
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