Almeno cinque giusti
per ribellarsi a una Chiesa in coma
di don Giorgio De Capitani
La Chiesa istituzionale soprattutto nel passato ne ha combinate di oscenità in tutti i campi, per non parlare dei crimini commessi non tanto da singoli gerarchi, ma da Tribunali, quelli inquisitoriali, che agivano dietro ordini di organismi ecclesiastici, con l’approvazione dell’Autorità suprema.
Ma ci furono anche squarci di luce, anzi periodi di grande luce, in cui sembrava che la Chiesa istituzionale cessasse di essere quel “grosso animale”, il mostro diabolico che ancora oggi si riveste di carnalità, svestendosi però di quello Spirito, che è l’energia vitale di origine divina.
Diciamo anche che la Chiesa istituzionale sembrava in quel luminoso passato sbarazzarsi del rivestimento religioso, che fin dai primi passi aveva coperto pesantemente la radicalità essenziale del Cristianesimo, generato dal purissimo intelletto di Cristo.
Sembrava che finalmente si tornasse alle origini del Cristianesimo, in realtà a prevalere era sempre quel diavolo che non si dà mai per sconfitto, creando scompiglio con l’arte di quell’inganno che è il suo vero nome.
Come dimenticare che, proprio durante quell’illuminato Medioevo, che stupidamente viene giudicato in massa come un periodo (mille anni!) di oscurantismo, sorsero profeti, santi, mistici, dissidenti, ribelli, eretici che provocarono uno scossone alla Chiesa istituzionale o dogmatica o gerarchica, così violenti in senso evangelico da dare l’illusione che la Chiesa di colpo si convertisse, e, come si è detto, si denudasse di ogni carnalità strettamente o formalmente religiosa.
La Mistica cercò di resistere, ma fu quella che la pagò più caramente, proprio perché la Chiesa istituzionale non sopportava che ci fosse un risveglio interiore del Divino.
Tutto cessò alla fine del ‘600, con la condanna della Mistica medievale.
Da allora successe di tutto, con rivincite incontrollate del peggior umanesimo, castrando l’essere umano della sua realtà più divina, lo spirito.
La Chiesa istituzionale si mise con decisione sulla strada sbagliata, verso un declino sempre più drammatico. Si rivestì della pelle di quel “grosso animale”, mai stanca di “apparire”, senza alcuna voglia di “essere”.
Il Genio del passato cessò di vivere, e ora siamo qui a leccarci le ferite, a gridare aiuto implorando santi e madonne perché diano un segnale.
È arrivato un virus che sta creando grossi problemi, ma non sembra che la Chiesa stia prendendo coscienza che il vero virus è quell’assenza di essere o di spirito o di intelletto, proprio a causa di religioni carnali, che non respirano più se non solo organicamente.
Abbiamo un papa in balìa del nulla o di quel carisma del nulla che significa voler far parlare di sé, o del fuori di sé. Forse mai capitato che la Chiesa fosse nelle mani di un ebete che parla in nome di un dio fatoccio.
Almeno ci fosse qualche cardinale, qualche vescovo, qualche prete o suora che sappia prendere in mano la Chiesa per portarla sulla strada evangelica.
Forse ce ne sono, ma se ne stanno in retroguardia a guardare, per paura di condanne o di scomuniche.
Movimenti ecclesiali alla deriva, che si compromettono con il culo dei ricchi; un clero remissivo, a cui interessa solo un posticino per sopravvivere; comunità cristiane deprimenti, anche oscene, anche razziste, che pensano e agiscono come i barbari dei tempi peggiori; fondamentalisti senza ritegno, sempre alla ricerca del pelo nell’uovo, tarati nella mente e nel cuore, tanto ortodossi quanto ciechi e ottusi, tanto casti quanto puttanieri; cattolici impegnati in politica spudoratamente borghesi e abili nel tessere connivenze con il marciume più schifoso, che in teoria combattono, ma che in realtà condividono nella vita privata e non privata.
Certo, vedendo come è messa da anni oramai la Chiesa ambrosiana, ci sarebbe veramente da gridare, invocando quello Spirito che è capace se vuole di far rivivere vallate sterili o piene di ossa aride.
Sinceramente le ho tentate tutte, ma mi sto accorgendo che non c’è Grazia divina, la più abbondante, che possa scuotere muri di gomma.
Per me è una sofferenza quotidiana assistere impotente alla castrazione totale di quel “genio ambrosiano”, che nel passato aveva mantenuto in vita una fede anche popolare, che sapeva resistere ad ogni tempesta.
Oggi basta un venticello, e si cade col sedere per terra, e lì, per terra, si vorrebbe ancora agitarsi sventolando un superego tanto imbecille quanto ingannevole.
Cosa fare per dare uno scossone a questa diocesi che non vuole proprio sapere di essere luce del mondo e sale della terra?
Tutto così buio, tutto così insipido!
Non c’è un filo di speranza, una breccia di uscita.
Tutto così caparbiamente chiuso ai richiami di qualche spirito libero, voce di quella coscienza che è scintilla divina.
Forse non è questione di ottusità o di cecità, ma di un orgoglio satanico che annebbia ogni vista sulla realtà.
Orgoglio che rende cieco e ottuso un pastore, in balìa del nulla.
E la Diocesi si sente orfana, disorientata, costretta a nutrirsi di polvere, che si mangia e si sputa, fino alla follia.
Non ci sono in Diocesi almeno cinque giusti che si ribellino e diano inizio a una rivoluzione?
Da parte mia mi sembra evidente che il protagonismo e la voglia di affermazione dell’uomo abbia superato qualsiasi barriera. Una volta esistevano i sani principi, gli uomini con alti valori e principi morali. Oggi pur di apparire, di venire osannati si è pronti a calpestare qualsiasi cosa. Ecco il vescovo che saltella dovunque lo chiamano, per farsi vedere e sperare di diventare cardinale. Il cardinale che si intrufola con opportunismo in ogni convegno sperando di diventare papa. Il prete che inventa qualsiasi castroneria pur di far parlare di se. Lo stesso vale per l’uomo nel campo del lavoro o come laico che non perde occasione per dimostrare che lui comanda, conta, è stimato dagli altri. Sabato seguendo l’elezione del presidente Mattarella ho notato che ci sono ancora gli imbecilli che si mettono dietro il giornalista in strada per mostrarsi in tv.
Evidente che la religione, la fede è solo un mezzo per perseguire il proprio successo. Per questo i sacramenti, routine da rispolverare solo durante le feste comandate, non hanno alcun effetto in noi; non cambiano la nostra vita. La libertà dell’uomo deve incontrarsi con la volontà di Dio: Dio non si impone mai. Certo che se questo incontro è propedeutico solo al nostro bisogno di protagonismo, di certo non sortirà alcun effetto.
Mi sembra evidente che la strada dei numeri, della universalità ha portato alla perdita dell’essenza. Ha portato a trasformare la chiesa in un grande palcoscenico dove contenderci le luci della ribalta. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere.
Questi continui moti ad aprire al laicato compiti carnali è la direzione sbagliata per recuperare consensi. Il contentino per farli sentire coinvolti in una istituzione carnale che andrebbe distrutta.
I valori morali sono al minimo, lo percepiamo nella difficoltà all’educazione dei nostri figli. Figli che crescono su tik tok o alla ricerca di qualche pirlata per raccogliere falsi consensi.
Dentro però viviamo una solitudine pazzesca, un vuoto d’essere e di valori che spesso ci porta al suicidio.
Spesso anch’io fatico a trovare un senso, un motivo nel continuare a sperare in un futuro migliore; nel trovare un motivo per vivere sereno, felice. Davanti a tanto schifo, al degrado totale di ogni cosa mi viene solo da incazzarmi e piangere.
Ma sono niente …. mi chiudo in casa, mi isolo e spero che qualcosa o qualcuno cambi il mondo da un giorno all’altro!
La cattolicità romana non è la cattolicità universale. Che fine hanno fatto o fanno ancora i teologi non allineati? Parlo di quello al quale guardavo dopo il sessantotto: Teilhard de Chardin. I gesuiti e la Chiesa hanno cercato di cancellare la sua memoria. E’ introvabile persino dove è sepolto per chi vorrebbe visitare la sua tomba. La cattolicità romana si fonda sul primato del papa e sull’infallibilità. La dottrina del papa è infallibile. Così dal buon pastore del vangelo si è passati al monarca assoluto. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Chi vuol far carriera nella chiesa deve tenerne conto. Ricordo che a una brava ciellina lombarda è stato chiesto come mai fosse entrata in quel movimento. Per far carriera nella sanità lombarda. E’ una triste realtà per un prete come don Giorgio, messo ai margini dal ciellino Scola. Lo so. Uccido la speranza in chi ancora crede in questa cattolicità, ma se ha il coraggio di abbandonarla per seguire quella universale, le sue vie non porteranno più a Roma ma nel mondo intero.