disegno di Martina Viganò
PASQUA
NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE
«Il fiore anche tagliato, conserva il suo profumo, e calpestato lo accresce e, strappato, non lo perde. Così anche il Signore Gesù, su quel patibolo della croce, calpestato non marcì, strappato via non si dileguò, trafitto dalla punta di quella lancia divenne ancor più bello, rinnovandosi nel sacro colore del suo sangue sparso: egli non sapeva cosa fosse la morte ed esalava ai morti il dono della vita eterna». (Sant’Ambrogio, trattato Sullo Spirito Santo, II, 39)
La sera del Sabato santo, i fedeli sono invitati a partecipare alla Veglia pasquale, la madre di tutte le veglie. Secondo il rito ambrosiano inizia, spente tutte le luci, con il rito della benedizione del fuoco, segue il “lucernario” con l’accensione delle candele e delle luci, continua con la proclamazione del “Preconio pasquale” (o lode del cero) – antichissimo inno poetico ricco di immagini simboliche e bibliche (l’Agnello, il mare, la colonna di fuoco, la felice colpa, la stella del mattino, ecc.), con cui la Chiesa annunzia al mondo la venuta di una notte chiara come il giorno –; segue la Liturgia della Parola, con la lettura di sei brani (di cui solo tre obbligatori) tolti dall’Antico Testamento, al termine c’è l’annuncio della Risurrezione: il celebrante si porta al lato sinistro dell’altare e canta: “Cristo Signore è risorto”, a cui segue la risposta del popolo: “Rendiamo grazie a Dio”, subito si suonano le campane a festa e i campanelli dei chierichetti con l’accompagnamento solenne dell’organo; segue poi la Messa; al termine dell’omelia c’è la Liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua lustrale e la rinnovazione delle promesse battesimali.
Che dire sul Mistero pasquale? Tante parole sarebbero del tutto inutili e distrattive. La gioia del risveglio della Natura, il suono festoso delle campane, i canti dei cori parrocchiali, la vivacità intrattenibile dei chierichetti e l’assemblea che partecipa coinvolta nell’atmosfera esplosiva dell’Alleluia: tutto questo già parla e commuove, ma forse non basta. Ci vuole ben altro, ed è quella intima attenzione di ogni essere umano alla rinascita spirituale, che, se immediatamente richiama il Mistero natalizio, non può non richiamare il Mistero pasquale: il grande passaggio dalla morte alla vita. Più rinascita di così, tanto più che è accompagnata da una esplosione di luce.
Rinascita interiore, rinascita mistica, rinascita totale, accompagnata da quel canto antichissimo, gregoriano, sempre affascinante, che è il Victimae paschali laudes, purtroppo dimenticato dalle nostre cantorie parrocchiali che preferiscono l’applauso cantando l’Alleluia di Händel.
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