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Coronavirus mascherine,
indagata Irene Pivetti:
affari a San Marino e scatole vuote
Claudio Bozza e Mario Gerevini
Dopo il maxi sequestro alla Malpensa, la Finanza di Siracusa ha sequestrato in varie città novemila mascherine importate dalla Cina da una società che fa capo alla ex presidente della Camera. Anche stavolta il reato ipotizzato è frode nell’esercizio del commercio. Pivetti, amministratore unico della «Only Italia logistics», è ora indagata: le Fiamme gialle le contestano che i dispositivi appartengano a una partita di merce per la quale il direttore centrale dell’Inail (competente a ricevere comunicazioni di produttori e importatori) ha vietato alla società importatrice l’immissione in commercio. Pivetti, che nel ‘94 con la casacca leghista fu a 31 anni la più giovane della storia della Repubblica a guidare Montecitorio, abbandonata la carriera politica e televisiva si è tuffata nel mondo dell’imprenditoria, puntando molto sul commercio tra Italia e Cina. In Oriente, anche grazie alla sua alta referenza istituzionale, è riuscita a stabilire numerose relazioni. E così, nel momento più drammatico della pandemia, a fronte della grave carenza di mascherine, Pivetti ha chiuso un contratto con la Protezione civile per importare dalla Cina 15 milioni di mascherine ( Ffp2 il requisito richiesto) per un totale di 30 milioni di euro, che lo Stato, secondo la precedente normativa, avrebbe pagato per il 60% in anticipo e il 40% alla consegna.
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I prezzi record
Il contratto prevedeva che una piccola percentuale di questa partita di mascherine potesse essere commercializzata dalla società di Pivetti in canali privati. Tra questi anche alcune farmacie del Savonese, che però rivendevano le mascherine con ricarichi fino al 250%. Da questi casi è scattata una denuncia e la Finanza ha risalito la filiera fino alla Malpensa, dove si trovavano le mascherine per le quali è stata contestata la mancanza della certificazione richiesta. Ma come ha fatto una piccola società come la Only Logistics, appena 70 mila euro come ultimo fatturato, ad aggiudicarsi una fornitura da 30 milioni di euro? Parte delle risposte si possono trovare ricostruendo la galassia dell’ex leghista. La «Irene Pivetti Corporation» è un gruppo fatto di fondazioni, cooperative, onlus e società internazionali. Promette e «vende» consulenza e relazioni. Ma di affari veri se ne vedono pochi: nebbia, molta, e un insidioso fallimento in corso. Si chiama Only Italia la rete di business proiettata verso la Cina: «Rete nazionale di distribuzione e promozione sul grande mercato cinese». Però il sito Only-Italia.it, registrato da una società di Parma che fa capo a una onlus gestita dalla Pivetti, è inaccessibile. E pur essendoci continui richiami al nostro Paese, la sede delle due principali società, diciamo le holding, è fuori dai confini nazionali. Una, la Only Italia Club, sta a San Marino. L’altra, Only Italia Tech Trade, in Polonia. Eppure non c’è traccia tangibile di proiezioni internazionali del business. San Marino non è certo Pechino. La piccola repubblica, però, garantisce una certa efficienza burocratica , un sistema bancario «protetto», riservatezza, rapporti e trattati economici con la Cina. Dati economici consolidati non sono disponibili e il fatturato della Logistics che, come dice il nome, fa consulenza nella distribuzione di merci è come quello di un parrucchiere: 72mila euro. I ricavi sono i grandi assenti di questo arcipelago societario. Il «Gruppo Europeo di interesse economico per lo sviluppo dell’Eurasia e del Mediterraneo» non ha finora lasciato tracce nel «promuovere grandi opere infrastrutturali». Il «Centro clinico sino-italiano in Italia» che la «Fondazione per lo sviluppo Italia-Cina» presieduta dalla Pivetti aveva lanciato insieme a 8 cinesi per creare una rete di poliambulatori, non ha mai dato segni di vita.
Gli intrecci
Nel frattempo è fallita la «Società di servizi per la Cina», controllata dalla Polonia. Una volta si chiamava «Only Italia» e basta. Ma quando le cose hanno cominciato ad andar male hanno cambiato il nome. Poi il crac per 118.494,47 euro. Dentro la società fallita erano entrati alcuni azionisti di Parma riconducibili in gran parte alla LTBF-Learn to be free, onlus che ha l’obiettivo di «creare opportunità di lavoro per persone in difficoltà dal punto di vista economico». Presidente: Irene Pivetti. «L’ipotesi di reato è inconsistente — dice l’avvocato Mirko Palumbo —: le caratteristiche delle mascherine rispettano alla lettera il contratto con la Protezione civile e confido che saranno tutte dissequestrate».
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