Germania-vescovi: sul lavoro e il Discorso di Sergio Mattarella
da www.settimananews
Germania-vescovi: sul lavoro
5 aprile 2025
di: Lorenzo Prezzi
La forza riconciliante del lavoro. Documento programmatico sulla coesione sociale: già il titolo trascina una novità di approccio alla rinnovata centralità del lavoro. La commissione per le questioni sociali della Conferenza episcopale tedesca, presieduta da mons. Heiner Wilmer vescovo di Hildesheim, ha presentato il documento il 2 di aprile.
Le novità non sono solo nel titolo. Pur essendo un testo ecclesiale porta anche una prefazione dell’ex ministra del lavoro Andrea Nahles (socialdemocratica), attuale presidente del consiglio di amministrazione dell’Agenzia federale del lavoro – e la presentazione è avvenuta nella sede dell’agenzia a Norimberga.
L’originalità dell’approccio si accompagna alla brevità (relativa) del documento (una decina di cartelle), alla continuità e rinnovamento del magistero cattolico in un quadro sociale come quello tedesco che si ispira all’economia sociale di mercato.
Il lavoro riconcilia
«Il lavoro riconcilia. L’affermazione è provocatoria perché gli attuali sviluppi del mondo della finanza e del lavoro sono associati a incertezze e preoccupazioni. Le nuove tecnologie e i nuovi processi di lavoro richiedono molto alle persone che, spesso, sono incerte del futuro: cosa succederà al loro lavoro e alle loro aziende? Cosa significheranno i cambiamenti per il loro sostentamento e la loro vita quotidiana?
Alla luce di questi cambiamenti vale la pena di esaminare a fondo il fenomeno del lavoro: qual è il suo valore, sia per l’individuo che per la società? Quali funzioni etiche e sociali svolge? Il lavoro non significa forse molto di più che il guadagnarsi da vivere?» (H. Wilmer).
«Il significato del lavoro va al di là della ricerca del profitto o della mera garanzia del sostentamento. Il lavoro non è solo un bene economico, ma diventa uno spazio sociale in cui possono crescere solidarietà, comunità e identità. Il fulcro di questa visione non è la ricerca del profitto o la garanzia di uno status, ma l’opportunità di sviluppare la propria personalità, di assumersi la responsabilità del bene comune, di essere creativamente attivi» (A. Nahles).
Il testo si rivolte ai lavoratori dipendenti, ai datori di lavoro e ai responsabili politici e amministrativi del mercato del lavoro. Sono sette tesi: il lavoro appaga e unisce; il lavoro cambia; il lavoro è parte della vita; il lavoro deve essere visibile; il lavoro presuppone dignità; il lavoro consente la partecipazione; il lavoro crea fiducia.
Rimando al testo per una lettura integrale: Die versöhnende Kraft der Arbeit. Ein Impulspapier zum gesellschaftlichen Zusammenhalt. Qui mi limito ad alcune annotazioni.
Valori e nuove sfide
«L’etica sociale cristiana affronta le questioni del lavoro come un dato esistenziale umano: il lavoro è parte dell’esistenza umana e al tempo stesso il presupposto per dare forma al nostro mondo. Al centro di tutto questo c’è la sottolineatura della dignità che persona che lavora».
Alla luce di questo dato di fondo si comprende che le persone non vivono per lavorare, ma nemmeno lavorano solo per vivere. L’attuale tendenza si sviluppa su due polarità: da un lato si tende a subordinare l’intera vita al lavoro e alle sue logiche di efficienza e produttività; dall’altro si percepisce il lavoro come l’antitesi della vita, come se il lavoro fosse una cosa e la vita un’altra. In realtà il lavoro aiuta a strutturare il tempo e a strutturare la vita, a essere co-creatori del mondo.
Un impianto valoriale messo alla prova dalla digitalizzazione, dall’evoluzione demografica, dai movimenti migratori, dall’intelligenza artificiale. Le conseguenze sono ancora difficili da prevedere.
L’automazione e i sistemi di assistenza digitale incidono profondamente sui servizi di assistenza, nei settori finanziari, del trasporto, delle traduzioni e creazione dei testi, ma non nei compiti di cura alle persone. Anche se il lavoro mobile o il lavoro da casa sono molto cresciuti, la digitalizzazione ha avuto un impatto limitato sulla struttura istituzionale dell’organizzazione del lavoro. Esso rimane fondamentale per creare coesione sociale e sviluppare la cooperazione.
Imparare e praticare la professione è un atto di integrazione sociale, una forma di dignità umana e un fattore di coesione. I tradizionali conflitti che hanno attraversato le rivoluzioni industriali (lavoro contro capitale e lavoro contro tempo libero) continuano a essere in atto, ma vanno oggi riletti a partire dai nuovi intrecci tra lavoro e tempo libero e nelle simultaneità del ruolo di lavoratore e di datore di lavoro.
Scuola di democrazia
«Il lavoro è anche una scuola di democrazia. Nella vita lavorativa di tutti i giorni le persone sperimentano il valore del compromesso e della costruzione del consenso e sono incoraggiate a non dare sempre la priorità ai propri interessi. Il successo economico e professionale richiede la cooperazione».
Vi è nel lavoro la capacità di integrare. Esso conferma e sviluppa l’esperienza dello stato sociale e dei suoi sistemi di sicurezza. Partecipare alla vita lavorativa significa far parte di un ordine pubblico basato sui principi di reciprocità, mutualità, sussidiarietà e solidarietà. In una parola sperimentare l’appartenenza a una comunità.
Quando si constata che la propria voce conta nel proprio contesto lavorativo si diventa attivi anche come cittadini. Per questo è essenziale la formazione al lavoro soprattutto per le famiglie in difficoltà e per i ceti sociali come gli immigrati che patiscono uno scarto culturale significativo fin dalla partenza. Attorno al lavoro si può strutturare una sistema territoriale.
«Le aziende e i dipendenti traggono vantaggio quando i cittadini si sentono a proprio agio e a casa nelle loro strutture pubbliche. Ad esempio quando i trasporti locali funzionano per i pendolari, quando gli specialisti sono raggiungibili e i bambini hanno accesso a buone opportunità educative». Per questo, nella tradizione tedesca, l’economia di mercato ha costruito luoghi come le forme di partecipazione diretta dei lavoratori nella gestione delle aziende e le modalità di relazione fra imprenditori e mondo politico.
Magistero creativo
La continuità con il magistero della Chiesa cattolica non emerge tanto dalle prevedibili e scarne citazioni (Laborem exercens, Centesimus annus, Fratelli tutti ecc.) quanto dall’istanza di interpretare il lavoro come parte dell’antropologia cristiana senza risultare servili rispetto alla cultura sociale prevalente.
«La dottrina sociale della Chiesa cattolica è emersa nel XIX secolo nel contesto della questione sociale. Ha contribuito in modo sostanziale all’umanizzazione del mondo del lavoro, dando un importante contributo allo sviluppo di “condizioni quadro” e di un corrispondente ordine del lavoro, cioè alla pace sociale, basato sul principio del primato del lavoro, cioè delle persone, sul capitale».
«Il cambiamento del mondo del lavoro che stiamo vivendo non è un destino, ma la prospettiva di una società più umana ed ecologicamente responsabile […]. In questo senso il lavoro può riconciliare e aprire spazi per il futuro. I luoghi di lavoro e di vita intrecciati uniscono le persone in nuove costellazioni di relazioni, le innovazioni tecniche rendono flessibili i tempi morti e possibili nuove forme di lavoro. Per Giovanni Paolo II l’essere umano come soggetto di lavoro è “orientato all’autorealizzazione”: i prossimi anni mostreranno se saremo capaci di cogliere creativamente questa opportunità».
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https://www.quirinale.it/elementi/131628
Intervento del Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
durante la visita all’azienda
BSP Pharmaceuticals S.p.a. di Latina
in occasione della celebrazione
della Festa del Lavoro

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’azienda BSP Pharmaceuticals S.p.a di Latina, in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)
Latina, 29/04/2025 (II mandato)
Saluto con grande cordialità tutti i presenti.
Le lavoratrici e i lavoratori, a partire da quelli della BSP, che partecipano a una rete di imprese assai significative per questo territorio e per l’Italia nel suo insieme.
Saluto e ringrazio, per le considerazioni svolte, la Ministra del Lavoro, il rappresentante sindacale Mancini, il Presidente di Unindustria Biazzo.
La farmaceutica, nel Lazio, costituisce un vero e proprio distretto di eccellenza.
L’industria di questo settore è un punto di forza per il nostro Paese.
Abbiamo poc’anzi visto, accompagnati dal Presidente della società -che saluto e ringrazio – il Cavaliere del Lavoro Braca – poc’anzi ci ha accompagnato per una breve, veloce, visita nello stabilimento.
È stato – vorrei dire a tutti voi, oltre che al Presidente e al Consiglio di Amministrazione – di estremo interesse, vedere questa frontiera avanzata, scientifica e tecnologica che qui si realizza e si coltiva. Per questo è un punto di forza per il nostro Paese questo settore.
Lo è della nostra economia: sul solo mercato degli Stati Uniti, l’esportazione di farmaci e medicamenti per scopi terapeutici è stata, nel 2023, di 4.356 milioni di dollari.
Lo è sul piano sociale, quello della salute della popolazione. Ben lo sapete in questo stabilimento, così impegnato sul fronte della ricerca e della produzione di farmaci d’avanguardia antitumorali e di contrasto a malattie neurodegenerative.
Avete l’opportunità, davvero di grande livello, affascinante, di vedere da vicino come il frutto del lavoro che si svolge contribuisca alla salute delle persone, al miglioramento delle cure, alla qualità del vivere, al potenziamento della stessa scienza della vita.
Della vita ci ha parlato la giornata di ieri.
L’Organizzazione internazionale del lavoro dedica, ogni anno, il 28 aprile, alla Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Tema questo fondamentale di civiltà.
Quella delle morti del lavoro è una piaga che non accenna ad arrestarsi e che, nel nostro Paese ha già mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione.
Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione.
È evidente che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, ne parlava poc’anzi la Ministra, lo ha annunziato la Presidente del Consiglio, riguarda le imprese, riguarda i lavoratori.
Ringrazio Cgil, Cisl e Uil per aver scelto la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro come tema di un Primo maggio unitario.
Tra due giorni celebreremo la data simbolo del 1° maggio: la Festa del Lavoro.
Un lavoro che non può essere quello di consegnare alla morte, ma che sia indice di sviluppo, motore di progresso, sia strumento per realizzarsi come persona, come poc’anzi ricordava il Presidente di Unindustria.
Il lavoro non può separarsi mai dall’idea di persona, dalla unicità e dignità irriducibile di ogni donna e di ogni uomo.
Nessuno deve sentirsi scartato o escluso.
La Repubblica è fondata sul lavoro. Poc’anzi lo ricordava il Ministro.
Il lavoro è radice di libertà, ha animato la nostra democrazia, ha prodotto eguaglianza e, dunque, coesione sociale.
Il progresso civile, l’effettiva esistenza dei diritti, la sostenibilità del nostro modello sono legati, al tempo stesso, all’efficacia delle istituzioni e all’attività degli attori economici e sociali.
Il lavoro richiama e sollecita la corresponsabilità, la solidarietà. È stato il vettore più potente di giustizia, di mobilità sociale, di costruzione del welfare.
Il futuro del lavoro è già cominciato. Non è un caso che l’Organizzazione internazionale del lavoro abbia posto, al centro del suo impegno nella Giornata del 28 aprile, il tema della intelligenza artificiale e della digitalizzazione, per porre in guardia dai rischi per le condizioni di lavoro, che si accompagnano alle grandi opportunità offerte.
Il settore nel quale oggi ci troviamo è fra quelli tecnologicamente avanzati e di maggiore integrazione internazionale. Sapete bene che questa sfida è aperta. La cooperazione è alla base del progresso scientifico, a partire dalla integrazione europea nel governare i processi.
Su altro versante si affacciano nuovi rischi, ne faceva cenno poc’anzi il Cavaliere Braca, derivanti dalle prospettive di ampio ricorso ai dazi, antica forma di prove di forza, che possono ostacolare il diritto all’accesso alle cure, alla salute, per ogni popolo del mondo, specialmente i più poveri e fragili.
Prospettive che, inoltre, producono effetti negativi sull’economia globale. Effetti che possono interpellare anche il nostro Paese.
Per quanto ci riguarda si registrano oggi, in questo periodo, segnali incoraggianti sui livelli di occupazione.
Permangono, d’altro lato, aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro.
Quel documento nota che l’Italia “si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008”, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024. Questo mentre, a partire dal 2022, la produttività è cresciuta.
Sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso.
Salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia.
Incidono anche sul preoccupante calo demografico, perché i giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro. Resta, inoltre, alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione.
Questi fenomeni impoveriscono il nostro “capitale umano”.
Anche per questo, sono importanti realtà come queste, questo settore della nostra economia che è proiettato sul futuro e sulla qualità della preparazione.
Un grande valore per l’economia italiana e per la coesione della nostra società assume il tema del territorio.
Poc’anzi Lei, Presidente Biazzo, ha sottolineato le “connessioni virtuose” che si manifestano sul territorio tra impresa, società e Stato per il benessere dei lavoratori e di tutti i cittadini.
La variabile territoriale incide direttamente sul lavoro. La carenza dei servizi nelle aree interne favorisce lo spopolamento e con esso il venir meno delle opportunità di utilizzo delle risorse e dei saperi di quelle aree.
Occorre porre argine a queste dinamiche, per non rischiare di provocare vuoti e fratture nel corpo unitario, prezioso del Paese.
A sopperire al calo demografico, non bastano le migrazioni dall’estero, tanto che – come poc’anzi ricordava la Ministra Calderone – permane la circostanza che un lavoratore su due tra quelli cercati dalle imprese, permane tra quelli a “difficile reperibilità”.
Peraltro il trattamento dei migranti – con salari che, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, risultano inferiori di un quarto rispetto a quelli dei connazionali – se non addirittura con fenomeni scandalosi come il caporalato, va contrastato con fermezza.
Il carattere della nostra società italiana è a misura della dignità della persona che lavora, anche per rispettare l’articolo 36 della nostra Costituzione.
“Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano”: sono le parole di Papa Francesco nel giorno di Pasqua, nel suo ultimo messaggio al mondo.
Il confronto delle parti sociali, il dialogo favorito dalle istituzioni, è stato nella nostra storia – con intese dal valore epocale – un volano di progresso civile, sociale, economico.
Il dialogo tra imprese e sindacati ha molti ambiti in cui può svilupparsi. Vi faceva cenno poc’anzi il rappresentante sindacale.
Conviene sempre investire nel dialogo, aiuta a raggiungere mete di progresso, come è stato con l’invenzione, nel secolo scorso, dello Stato sociale. È questo un tema fondamentale dell’agenda pubblica.
Tutto attorno a noi cambia velocemente. Tanti lavori di qualche decennio or sono non esistono più. Nuove occupazioni si affacciano. E altre ancora sorgeranno presto nella società. Quel che non tramonta è il carattere del lavoro, come espressione della creatività e della dignità umana.
Nei cambiamenti, permanente il suo valore di libertà e di coesione.
Rivolgo un saluto cordiale a tutte le rappresentanze sindacali.
Auguro per il Primo maggio serenità e gioia ai giovani che parteciperanno al concertone tradizionale di piazza San Giovanni a Roma.
Buona Festa del lavoro anche a chi il lavoro lo sta cercando.
Buona Festa a chi lo crea e a chi lo difende.
Auguri per il Primo Maggio.
Viva la Repubblica.
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