Santa Maria Hoè (Lc). Gli è stato proibito di celebrare Messa!

di don Giorgio De Capitani

Incredibile! Sembra che ci si diverta a combinarne di tutti i colori. In una serie di contraddizioni davvero imperdibili dal punto di vista cronachistico.

Nulla da dire se si prende comunitariamente qualche decisione pastorale, purché ci si adegui poi in modo coerente. Anch’io non sono d’accordo nel moltiplicare le Messe d’occasione o come tappabuchi e riempitivi durante feste o manifestazioni d’ogni tipo. Ogni associazione vorrebbe la “sua” Messa. La Messa, è chiaro, non è un sorbetto o una merendina, e tanto meno un contentino per giustificare altro. È sacrosanto rivedere tutte queste cose. Ci sono comunque eccezioni, e le eccezioni confermano la regola.

È capitato che qui da noi, precisamente nella parrocchia di Santa Maria Hoè (Lc), gli amici di Padre Fausto Tentorio (il missionario del Pime, nativo del paese, ucciso da un killer a Mindanao, nelle Filippine, il 17 ottobre 2011) hanno chiesto al Parroco della Comunità pastorale don Roberto Tagliabue se era possibile far celebrare una S. Messa a P. Peter Geremia a suffragio dell’anima del martire, tanto più che P. Peter, benché quasi settantacinquenne, andrà a Mindanao a prendere il posto di P. Fausto. 

Ma il parroco non ha permesso che si celebrasse la Messa! Motivo? Non è chiaro. Avrebbe detto che non voleva creare precedenti con altre associazioni. Ma la cosa grave è la palese contraddizione: recentemente è stata concessa a Perego una Messa fuori orario per gli scout; il 2 luglio nella Chiesa di Rovagnate, alla sera, fuori orario, sarà celebrata una Messa in suffragio di don Albino Panzeri; a metà luglio è in programma, in una chiesetta di Santa Maria Hoè, una Messa, sempre fuori orario, per gli Alpini. E non è tutto. Durante il palio, in preparazione alla prossima festa di Perego di fine luglio, ogni martedì, a partire dal 2 luglio (in coincidenza con la S. Messa in suffragio di don Albino, con la presenza del card. Dionigi Tettamanzi!) sarà celebrata una Messa nei vari rioni. Anche un bambino si chiede: qualcosa forse non va! Torna la domanda: come mai è stato proibito a P. Peter di celebrare la S. Messa in suffragio di P. Fausto?

Per saperne di più

http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=37043

http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=37044

A parte queste assurde contraddizioni, il problema è di fondo. Dire che la Comunità pastorale di S. Antonio abate, quella a cui dovrei anch’io appartenere, è alla deriva, non rende ancora bene l’idea. I due responsabili, parroco e vice-parroco (con ormai frequenti scambi di ruoli, tanto da non capire chi è in effetti il parroco o il vicario), non reggono più all’urto della realtà “frantumata” sempre più evidente. Ormai sono in balìa di una tale schizofrenia da chiederci fino a quando i fedeli potranno ancora sopportare di essere guidati da due guide, cieche e ottuse.

Sulle cosiddette Comunità pastorali ci sarebbe tanto da dire. Oramai anche la curia milanese si sta accorgendo di tanti errori commessi: errori di accorpamento delle parrocchie in Comunità, errori di impostazione e di organizzazione pastorale, errori di scelte dei parroci, soprattutto errori di visuali prettamente religiose. Tutta la preoccupazione sta nel fare qualcosa insieme: attività che passano indifferentemente dal sacro al profano, dall’ostia al panino imbottito di salamelle.

Quando si commettono errori, la saggezza direbbe di fermarsi un attimo e fare un’auto-critica. Non bisogna aspettare il peggio, o di essere con l’acqua alla gola.

No! Si continua, con la testa fasciata e con il naso magari già rotto. Come un toro che, tanto più è ferito, tanto più d’infuria, andando incontro alla morte.

Gli antichi dicevano che quando si perde il ben dell’intelletto si perde l’equilibrio interiore, la misura delle cose, si commettono assurdità, cadendo in ridicole contraddizioni. A partire dalle piccole cose che poi non sono così tanto piccole. Un unico errore anche madornale pesa di meno di tanti piccoli errori che rivelano una mentalità distorta.

I superiori che fanno? Stanno a guardare! In attesa di che? Non lo so. Voi lo sapete? So solo che prima fanno come Ponzio Pilato, pronti poi a condannare coloro che hanno il coraggio di denunciare situazioni insostenibili. Loro sono preoccupati di salvare l’autorità dei prepositi alle Comunità, e non si chiedono se, aspettando troppo a intervenire, possa succedere l’irreparabile.

 

 

Chi è P. Peter Geremia

da Vatican Insider

27/06/2013

"Cerco la verità sulla morte del nostro padre Tentorio"

 La testimonianza del missionario del Pime Peter Geremia una vita in prima linea nell'aiuto ai poveri e contro ogni ingiustizia

GIORGIO BERNARDELLI

ROMA
«Hanno tenuto fuori dall'inchiesta quelli che erano i sospettati numero uno: gli uomini della Bagani, la milizia paramilitare che protegge gli interessi degli affaristi e dei politici locali corrotti della zona. Quelli a cui l'opera di Tentorio per la difesa dei diritti dei manobo dava più fastidio».

Padre Peter Geremia, missionario del Pime, ha raccolto nell'Arakan Valley l'eredità dell'amico padre Fausto Tentorio, il missionario italiano ucciso il 17 ottobre 2011 per il suo impegno in favore delle popolazioni tribali in questo angolo dell'isola di Mindanao, nelle Filippine. Ha 74 anni e anche lui una lunga storia di battaglie per la difesa delle popolazioni dei villaggi, minacciati dalla sete di terra di imprenditori senza scrupoli. Ma oggi la sua frontiera numero è la verità sulla morte di padre Tentorio.

Con l'immancabile bandana sulla testa in questi giorni è in Italia per celebrare i suoi cinquant'anni di Messa; ma le carte di quell'inchiesta che – tra depistaggi e reticenze – a venti mesi di distanza non è andata oltre gli esecutori materiali del delitto, se le porta dietro con sé. Vuole che l'Italia sappia e si faccia sentire per sostenere una sete di giustizia che ha a che fare con il futuro dei tribali a Mindanao. Anche perché negli ultimi mesi è successo qualcosa di importante: sul caso Tentorio si è mossa la Commissione per i diritti umani delle Filippine che a maggio ha tenuto una serie di audizioni a Davao. E in quella sede sono finalmente emerse le lacune e i depistaggi dell'inchiesta sull'uccisione del missionario italiano.

«Già nell'aprile 2012 avevamo raccolto due testimonianze che chiamano in causa gli uomini della milizia e i militari per la morte di padre Fausto – racconta padre Geremia -. Le avevamo presentate al procuratore che indaga, ma poi non era successo nulla». Ora invece è stato nominato un nuovo procuratore che ha fissato un'udienza per il 23 luglio. E la speranza di padre Peter è che – dopo questo intervento – ora a quelle testimonianze sia dato il giusto peso.

Battaglia difficilissima in un posto come Mindanao, dove gli assassini hanno difensori potenti: politici locali che sulle terre dei tribali hanno interessi miliardari. «Una vita in cerca di guai», titola del resto proprio su padre Peter Geremia questa settimana la propria copertina il settimanale Credere. Come infatti racconta lui stesso alla rivista della San Paolo padre Peter ha già conosciuto per due volte il carcere: una prima negli anni Settanta per aver partecipato alle proteste dei lavoratori del Tondo a Manila (il quartiere povero che Paolo VI aveva visitato).

E poi – di nuovo – per essere stato accanto ai tribali di Mindanao nella loro lotta per la sopravvivenza mentre venivano lasciati letteralmente morire di fame, all'inizio degli anni Novanta. Nel mezzo – l'11 aprile 1985 – ha anche vissuto l'esperienza di un agguato che con ogni probabilità era destinato a lui. E che invece è costato la vita a un altro amico, il suo confratello del Pime padre Tullio Favali. Ma è davvero tremendamente lunga la lista dei missionari e degli attivisti per i diritti umani uccisi in questi anni a Mindanao per avere dato fastidio ai potenti di turno con le loro battaglie per le popolazioni indigene, proprio come fa da sempre padre Peter.

Ed è anche per questo che la battaglia per la verità su quanto accaduto a Tentorio è così importante. Tra il 2011 e il 2012 a Mindanao vi sono state ben sedici «esecuzioni extragiudiziali», espressione elegante con cui vengono definite le uccisioni di attivisti, tutti compiuti da bande paramilitari e rimasti impuniti. «La Commissione per i diritti umani, nelle sue conclusioni che verranno presentate a giorni, dovrebbe finalmente mettere il dito nella piaga della connivenza tra l'esercito e questi gruppi – spiega padre Geremia -. E se questo accadrà la morte di padre Fausto potrà segnare davvero una svolta per la gente alla quale ha donato la sua vita. Con la fede dei martiri – conclude il missionario -, guidati dallo Spirito di Cristo, noi cerchiamo la verità, la giustizia e la pace per la nostra gente. Che significa poi il Regno di Dio in terra come in cielo».

 

 

 

 

 

 

6 Commenti

  1. gio ha detto:

    ma il vostro vicario episcopale, amico di padre Tentorio, è a conoscenza di ciò?

  2. luciano ha detto:

    Non capisco quale sia il problema. Con tutte le messe che vengono dette nel mondo, una più una meno non cambia niente

  3. Giuseppe ha detto:

    Evidentemente la chiesa cattolica non ha problemi solo in seno al vaticano e al vicariato di Roma. Ho come l’impressione che una certa frangia del clero “un po’ tradizionalista” voglia sminuire la portata eccezionale dell’avvento di papa Francesco al soglio di Pietro, rassicurando i benpensanti sul fatto che nulla è cambiato e che si possa continuare ad essere i bigotti di sempre, magari militando in associazioni ben allineate e coperte. La chiesa apparato, del resto, ha sempre guardato con sospetto ai preti “diversi” e, in generale, ad ogni possibile novità.

  4. GIANNI ha detto:

    Su padre Tentorio, mi pare ovvio ricordare che è stato ucciso percè dava fastidio ai potenti locali.
    Sulla questione della messa:
    difficile commentare una decisione le cui motivazioni non sono rese note, non sono ben chiare.
    Quel che so è che spesso le comunità pastorali,nonchè enti eccelsiastici vari, non prendono decisioni che hanno una motivazione precisa, ma più spesso in base a quel che si è già fatto, ad esempio si accettatno certe attività, purchè poi non ci sia tropppo da fare….
    Alcuni esempi:
    quante parrocchie consentono ad allievi organisti di esercitarsi sul loro organo a canne?
    Magari all’inizio dicono si ad alcuni, poi quando vedono che sono in troppi, decidono di non dare più il permesso.
    Oppure: quando viene a mancare una persona cara, magari decidiamo di regalare alcuni suoi oggetti, sopratutto abiti, ad istituti religiosi, che poi li danno ai poveri.
    Però questo comporta una certo lavoro di sistemazione….
    ebbene, mia madre, aveva deciso di regalare alcuni abiti di mio padre ad un istituto di suore.
    La cosa fu respinta…perchè….già c’era troppo da fare….
    Insomma, quel che voglio dire è che spesso dietro certe decisioni, non sussite chissà quale motivazione, se non il quieto vivere.
    Non avere troppe incombenze, non dover lasciar aperta la chiesa troppo tempo, ad esempio per consentire di esercitarsi su un organo, oppure non accettare troppi abiti per i poveri, perchè poi questo comporta tutto un lavoro.
    Capisco ancora certe motivazioni, del tipo: se accettassimo che vengano a suonare tutti quelli che vogliono, dovremmo aprire l’organo anche ad incompetenti, ed un uso ecessivo potrebbe rovinare lo strumento, capisco meno il discorso degli abiti, non capisco affatto il discorso delle messe.
    A me risulta, ad esempio, che normalmente una qualsiasi parrocchia accetta qualsiasi messa di suffragio, basta fare un’offerta, a meno che si voglia decidere proprio una data specifica.
    Allora si, la parrocchia potrebbe fare problemi…..
    vorrei proporre una cosa: ma domandadno alla stessa parrocchia un’altra data, la avrebbero comunque rifiutata?
    Perchè aallora credo che il problema non sia la messa, ma il celebrante.
    Forse, da fastidio un prete che indossa quel copricapo?
    Forse, non è ammesso?
    Mah…….
    Dico questo perchè durante la celebrazione della messa di mio padre, noto cattolico, mia sorella, che invece era passata al buddhismo, aveva proposto di leggere alcune cose in tale ottica, e il prete disse che prima doveva visionare i testi (peraltro mio padre non avrebbe gradito certe lettture, come già in vita…ma a parte questo…)
    mia sorella poi lasciò perdere…
    Forse c’è come dire…..un controllo preventivo su cose che potrebbero andare contro il cattolicesimo?
    Forse questa sacerdote è visto, come dire, come uno troppo ecumenico?
    Chissà……

  5. franz66 ha detto:

    Non mi pronuncio perchè non so nula di questa faccenda e sento nominare solo qui e ora Padre Geremia. Ma la cosa che mi fa schifo è che vengano celebrate messe in onore di militari (se per alpini si intende il corpo militare) . Spero che Papa Francesco affronti l’argomento.

    • Gianluca ha detto:

      Gli Alpini, cari Franz66, hanno fatto la guerra rimettendoci, in migliaia, la vita, perché chiamati e non certo per loro scelta o volontà.
      Gli Alpini, in periodi di pace, sono la più grande associazione di volontari, volontari veri ed a loro spese, che affianca e, spesso, sostituisce laddove serve, la protezione civile: chiedere alle popolazioni terremotate…
      Fare i pacifisti a parole, a prescindere e, soprattutto, schifando chi rischia la pelle in prima persona, fa tristezza

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