L’EDITPRIALE
di don Giorgio
La crudezza paradossale del linguaggio
Forse ci si dimentica, e con tanta superficialità, che anche il linguaggio può assumere un profondo significato, da ascoltare e da decifrare al di là della crudezza delle parole o della loro paradossalità insopportabile.
Si rimane magari inorriditi, quando il linguaggio arriva a scandalizzare, come se esso avesse un limite, oltre il quale non sarebbe lecito andare.
Ma la paradossalità scandalosa del linguaggio non vorrebbe che esprimere forti sentimenti o forti contrapposizioni a disumanità, contro cui la consueta e formalmente corretta normalità difficilmente riuscirà a opporsi, indignandosene con orrore.
Sì, di fronte a certi orrori di una politica malsana che vuole separare gli esseri umani tra buoni e cattivi, con il criterio discriminante e razzista dell’amore sviscerato e irrazionale per il proprio ego e dell’odio criminale per tutto ciò che si ritiene come l’anti-ego, non rimane che urlare parole di rabbia, e così si passa dalla parte del torto, come gentaglia che non rispetta la legge o il buon senso degli stupratori dell’umanità.
Dunque, la legge e il buon senso di una società alienata impongono rispetto ed esigono obbedienza, costringendo al silenzio gli onesti e gli spiriti liberi, e di conseguenza alla loro condanna se persisteranno nella loro scandalosa ostinazione al diritto dell’ego degli stupratori dei diritti dei più deboli.
Ed ecco la vera oscena paradossalità, forse la più criminosa e la più criminale della storia: la supremazia del diritto del più forre, o del diritto di chi usa la forza per far prevalere il proprio ego di massa di individui che si difendono senza pietà da esseri infelici alla ricerca di un po’ di benessere.
E così le ragioni dei più forti costituiscono il diritto sacro e supremo, mentre le ragioni dei più deboli appaiono soprusi da condannare e da punire con l’ostracismo e la morte: il tutto sotto gli occhi del sole, che forse proprio sole non è, ma apparenza del dio lucifero.
Combattere il diritto dei più forti è ritenuto scandaloso e imperdonabile, e così diventa quasi un dovere dello Stato punire i ribelli.
Siamo al ribaltamento totale del diritto, e già dire questo fa parte dei un linguaggio insopportabile alle orecchie di una massa incretinita.
E più la massa è quel bestione che già Platone condannava come il peggior male della Civiltà, anche le parole più comuni man mano perdono il loro peso, e così si è costretti a ricorrere ad un linguaggio paradossale e scandaloso, non importa se si rischia la condanna da parte di fomentatori dei disordini sociali.
Già! Il linguaggio mite delle anime devote o castrate!
Già! Il linguaggio rispettoso della persona altrui. Talora mi chiedo che cosa sia rimasto di “personale” in certi barbari.
Ipocriti!
Giudici, devoti servitori del falso rispetto della più falsa concezione della persona umana!
Certo, non basta un duro tenace paradossale scandaloso linguaggio per rinsavire il bestione, che avrebbe invece bisogno di ben altre frustrate!
E allora ditemi voi che si deve fare per colpire a morte la stupidità della massa e gli sciacalli che la nutrono di carogne.
Ricorrere alle armi?
Sarà una guerra persa, perché loro, i più forti, saranno sempre imbattibili: si sono comperati anche la legge!
Ricorrere al Pensiero? Ma il bestione non ha cervello, dunque non ha Pensiero.
Io, comunque, lotto come posso, anche nella disperazione di lottare contro i mulini a vento.
Le tento tutte, anche scuotendo quel Dio che sembra dormire tranquillo, mentre la nave è nella tempesta.
E talora gli urlo: “Perché hai creato anche troie e figli di troie, puttanieri, ladroni e servi di merdosi, bestioni e pezzenti, criminali e bastardi? Spazzali via con un soffio del tuo Spirito!”.
Urlo come un bestemmiatore?
Anche Cristo aveva urlato bestemmie contro il Dio bastardo degli ebrei.
Lo misero su una croce, e lassù è rimasto fino ad oggi.
“Resurrexit!”, annuncia solennemente la Chiesa.
Forse qualcuno di voi si è accorto che Cristo è risorto duemila anni fa?
Io no!
30 giugno 2018
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