La solita proposta pastorale che lascia il tempo che trova, poco illuminata dalla Grazia

La solita proposta pastorale

che lascia il tempo che trova,

poco illuminata dalla Grazia

Sì, lo so, lo so che mi direte che sono noioso, ripetitivo, frustrante, ma mi chiedo se ad essere noioso, ripetitivo, frustrante (mortificante, deludente) non sia proprio ciò che contesto, e se mi ripeto fino alla noia è perché vorrei, quanto vorrei!, che una buona volta Mario Delpini, ancora vescovo della diocesi milanese, almeno si guardi nello specchio della decenza.
Lo contesto per partito preso? E per quale motivo lo farei?
Non ho voglia di farmi del male, e di naufragare nella tristezza o disperazione. E mi basterebbe poco per godermi qualche attimo di beatitudine evangelica: rileggere qualche brano di Carlo Maria Martini, e mandare a quel paese questa attuale pastorale del nulla di un vescovo trottola impazzita.
E, senza offesa per Martini, mi basterebbe godermi anche solo qualche testo di un Sermone di Meister Eckhart, e ce se ne sono in circolazione. E, senza dovermi vantare, dopo aver scoperto anni fa la grande Mistica speculativa cristiana (poco cattolica, ed è per questo che è stata condannata dalla chiesa istituzionale alla fine del ‘600) da allora non ho trovato un altro Pensiero più elevato e potente, che rimanda all’antico pensiero greco e che attinge a piene mani all’autentico messaggio di Cristo.
Anzitutto, prima leggo e sento gli interventi di Delpini, e poi dico la mia, e quanto vorrei poter dire: stavolta ha fatto l’uovo fuori dello stesso paniere, ovvero quello della piattezza, con il solito tono irritante o con il solito linguaggio arido, per nulla esaltante o stimolante o provocatorio al punto giusto, secondo quella virtù della misura intesa già dagli antichi filosofi greci.
Per essere sincero, ho letto velocemente il testo della Proposta pastorale 2024/2025, non potevo del tutto suicidarmi, sì l’ho letto come quando si scorrono le pagine quando c’è qualcosa che non interessa, tuttavia con la sensazione della vacuità, ormai provata da altre infinite sensazioni quando si legge un documento o si sente l’omelia dell’attuale vescovo di Milano.
E di nuovo mi sono detto: so che per te è un mio pallino fisso la Mistica medievale o come quando propongo la terza via del sacerdozio ministeriale: obbligo del celibato, scelta di sposarsi anche per i preti cattolici, ed ecco la terza via: uno sposalizio mistico tra un prete e una donna (e non sarebbe del tutto una novità!).
E allora, ecco la domanda che torna ogniqualvolta esce una proposta pastorale dell’attuale vescovo di Milano: invece che andare sul pratico, che è già fallimentare, perché non spieghi che cos’è la Grazia, invece che accennarla di sfuggita come fosse qualcosa di troppo allarmante? In realtà lo è, troppo allarmante, visto che oggi abbiamo a che fare con una società strutturalmente carnale e con una Chiesa istituzionalmente tanto dogmatica quanto pastoralmente sempre in via sperimentale, ad opera di intelligentoni curiali che usano un cocktail, ovvero un miscuglio dei cinque sensi, escludendone il senso (il buon senso) forse il più importante tra i cinque.
Mi chiedo, incalzando fino alla noia: benedetto Mario vescovo, perché non tenti almeno, naturalmente dopo aver cantato in gregoriano (meno distrattivo, ovvero più mistico) per migliaia di volte il “Veni Creator Spiritus”, di soffermarti sull’incontro di Gesù con la Samaritana? Lo sai o no che il Vangelo secondo Giovanni è quello più teologico, meglio dire più mistico tra i quattro? E come puoi parlare di Grazia (l’hai solo accennata, è capibile!) senza commentare l’Incontro del Forestiero Maestro con la donna di Samaria? L’hanno commentato, tanto per citare qualche nome, Sant’Agostino e don Primo Mazzolari: una pagina che i Mistici medievali non potevano dimenticare.
Tu scrivi, o forse meglio dire “riscrivi” (essendo sempre in giro come una trottola, il tuo intelletto creativo si è un po’ troppo spento) una Proposta (una volta si diceva Piano) pastorale (parola forse fuori posto, visto che la parola “pastorale” richiama il Buon Pastore), dove, presupponendo tutto ciò che è della Sorgente di Luce e di Vita, si passa direttamente alle direttive (termine che richiama direzione: verso che cosa se non c’è una Sorgente da cui partire in vista di una meta a cui arrivare) che già sul nascere sono spente, anche perché i preti di direttive se ne fanno un baffo, e giustamente, proprio perché scendono dall’alto senza alcuna discrezionalità che sappia di saggezza profetica.
Che cosa dovrei aggiungere? Aumentare i miei duri giudizi su una Diocesi in balia del nulla?
Non vi riporto il testo integrale, solo il link del testo in pdf.

BASTA. L’AMORE che salva e IL MALE insopportabile

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