Giovanni Spadolini, un italiano
da vocerepubblicana.it
21 Giugno 2025
Giovanni Spadolini, un italiano
di Eugenio Fusignani
21 giugno 1925, a Firenze, nel giorno in cui la luce trionfa sull’ombra, nasceva Giovanni Spadolini. Un segno del destino, forse: perché con lui, nella cultura e nella vita politica italiana, la luce del pensiero, della competenza e della coerenza ha davvero brillato.
Politico, storico, giornalista, è stato uno degli intellettuali più profondi del Novecento. Uomo di Stato con un’idea alta dell’Italia e delle sue istituzioni, fautore di quel gobettiano “Risorgimento senza eroi” che ha attraversato tutto il suo percorso di studioso. Statista autentico, primo Presidente del Consiglio non democristiano della Repubblica, segnò una svolta civile e culturale nella guida del Paese, lasciando un’impronta indelebile nell’Italia che, grazie anche all’azione dei suoi governi, seppe reagire e vincere la drammatica stagione del terrorismo politico.
Fu Segretario del Partito Repubblicano Italiano, raccogliendo il difficile testimone di Ugo La Malfa e guidando l’Edera al suo massimo storico sul piano del consenso ed eguagliando quello della credibilità politica e culturale dell’epoca lamalfiana. La sua cultura immensa e il suo acume intellettuale restano tutt’ora inarrivati, esempio raro di rigore, visione e amore per la cosa pubblica. Allievo di Papini, studioso rigoroso di Salvemini, figlio spirituale di Piero Gobetti, che ne influenzò profondamente l’etica civile, Spadolini fu anche profondamente segnato da altri maestri del pensiero liberale e democratico italiano: Benedetto Croce, Mario Missiroli, Mario Pannunzio e lo stesso Ugo La Malfa. Intellettuali diversi tra loro, ma accomunati dall’altissimo senso delle istituzioni, dal rigore morale e da una visione del giornalismo e della politica come strumenti di elevazione civile.
Giornalista raffinato, in un’epoca di rotative e di mostri sacri della penna, Spadolini fu direttore de “Il Resto del Carlino” facendo del vecchio “giornale dell’Emilia” una delle testate più lette del Paese. Passò poi alla direzione del “Corriere della Sera”, che sotto la sua guida tornò ad essere un faro di cultura liberale e laica. Da ministro della Pubblica Istruzione rilanciò il valore della scuola pubblica e della storia nazionale come strumento di formazione civile. Da ministro della Difesa portò sobrietà e rispetto per le istituzioni militari.
Come Presidente del Senato fu garante attento e autorevole della seconda carica dello Stato. Nel 1992 fu chiamato, per alcuni giorni, alla Presidenza della Repubblica: primo laico nella storia, simbolo del rispetto che il Paese riponeva nella sua figura. Nel 1994 subì l’ultimo dispetto politico. Al momento di rinnovare la Presidenza del Senato, gli fu negata per un solo voto. Non fu solo un errore istituzionale: fu il segno che l’Italia stava cambiando, e non in meglio. L’avanzata del berlusconismo, con la sua potenza mediatica e la spregiudicatezza di chi vede nelle regole solo fastidi per l’interesse personale, non garanzie democratiche, era iniziata. Spadolini comprese allora che il Paese per il quale aveva dedicato tutta la sua vita stava imboccando una strada che non riconosceva più.
E quella delusione profonda, così umana e così civile insieme, accelerò con ogni probabilità il decorso del male inesorabile che già lo affliggeva, come se il corpo cedesse di colpo di fronte al dolore morale di vedere sgretolarsi ciò che con tanta fatica aveva contribuito a costruire.
Il Senato perdeva la sua guida più autorevole; lo Stato uno dei suoi più grandi servitori; l’Italia uno degli italiani più alti e stimati del Novecento; la Politica perdeva uno dei suoi ultimi interpreti alti, colti, eticamente rigorosi, capaci di unire competenza e visione, cultura e spirito repubblicano e il PRI, il suo ultimo prestigioso segretario, l’uomo che era riuscito a raccogliere l’eredità di Ugo La Malfa e a portare l’Edera al massimo storico dei consensi, confermandone il ruolo fondamentale nel panorama democratico italiano.
E oggi, a distanza di cent’anni dalla sua nascita, la sua assenza si sente ancora di più. In un’epoca in cui la superficialità domina, dove i social mettono sullo stesso piano l’ignoranza e la cultura, dove chi crede di sapere sovrasta chi davvero conosce, manca disperatamente una figura come Giovanni Spadolini. Un uomo per il quale la cultura era impegno civile, lo studio era servizio alla Repubblica, la politica era alta pedagogia collettiva.
Un faro spento troppo presto.
E forse non è un caso che sulla sua tomba nel cimitero delle Porte Sante, austera nella sua sobrietà, come su quella di Giuseppe Mazzini, l’intellettuale politico che più amò, sia scritto semplice te solo: “Un italiano”.
E che italiano!
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da www.quirinale.it
Dichiarazione del Presidente Mattarella
in occasione dei cento anni
dalla nascita di Giovanni Spadolini
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
« A cento anni dalla nascita, desidero rendere omaggio a una figura significativa della storia repubblicana, Giovanni Spadolini, che con il suo impegno intellettuale di ricerca nella sua qualità di docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze, la sua azione di giornalista – fu, tra l’altro, direttore del Corriere della Sera – la sua sensibilità e dedizione, ha fortemente concorso al consolidamento delle istituzioni e al progresso della società e della politica italiana.
Spadolini ha saputo coniugare l’esercizio di incarichi pubblici – fu Senatore a vita per meriti in campo scientifico, letterario e sociale – con l’attenzione allo sviluppo culturale, sociale e istituzionale del Paese, sollecitando meditate riflessioni sui percorsi di ammodernamento del nostro ordinamento democratico, sul dialogo fra le forze politiche, sul sistema dei rapporti internazionali.
Ministro per i beni culturali, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro della Difesa e, infine, Presidente del Senato, fu protagonista di scelte importanti che hanno arricchito la vita democratica italiana.
A Spadolini si deve l’immenso lascito culturale ancora oggi fruibile attraverso l’attività della Fondazione Nuova Antologia, da lui istituita nel 1980, che mantiene vivo l’impegno che lo statista ha profuso nella promozione della cultura.
Alla sua memoria si rivolge la riconoscenza della Repubblica.»
Roma, 21/06/2025 (II mandato)
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