L’EDITORIALE
di don Giorgio
L’urlo di un solitario in attesa…
Siamo in Avvento; e per noi cristiani, e per noi preti in particolare, dovrebbe essere familiare, di casa, nutrire una gioia istintiva perché, più che attesa, il Mistero natalizio è una realtà già presente nel nostro essere più profondo. Anche parlare di “essere”, anche questo dovrebbe essere familiare, di casa.
E invece?
C’è chi, forse la maggioranza, senz’altro non pochi, prende l’Avvento come un momento di ulteriore, forse più intenso, emotivamente intenso, caduta libera in quel connubio, direi osceno – un amplesso carnale – che sa di misticismo unito a cannibalismo, intendendo per cannibalismo quel nutrirsi di riti cadaverici, un misto di sacro e di profano, con prevalenza di quel paganesimo che si nutre di idoli, ridotti a oggetti tanto consumistici quanto alienanti, capaci di svuotare anche il credente di ogni respiro di fede.
E allora nasce l’urlo del credente che non può sopportare una tale oscenità nella casa di Dio, anche spinto da quel gesto “violento”, quando Cristo stesso, dopo aver fatto, come scrive Giovanni, “una frustra di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate del casa del Padre mio un mercato”».
Immagino la scena: quel gesto violento di Cristo e il suo urlo, quando pronunciò le parole: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato”. I Sinottici (Matteo, Marco e Luca), invece che mercato riportano l’espressione “covo di ladri”.
Già dire “mercato” è un’accusa gravissima, pensando alla casa di Dio, ma dire “covo di ladri” non permette alcuna scusa, come se ci fosse un mercato buono o un mercato cattivo.
Lungo la storia millenaria della Chiesa si è visto di tutto, ma il mercimonio in particolare sembra aver percorso in lungo e in largo il cammino di una istituzione, che ha osservato le leggi dell’economia più schifosa. E così la Chiesa via via si è sempre più trasformata in un covo di ladri. Ma non mancò chi la contestava, urlando le stesse parole di Cristo: “Portate via di qui queste cose e non fate del casa del Padre mio un mercato, un covo di ladri”. Ma la Chiesa “istituzionale” come “un grosso animale” schiacciava ripetutamente queste voci libere, che parlavano in nome del Dio, purissimo spirito, e, se non riusciva a farle tacere, uccideva il loro corpo, bruciando i loro scritti.
Certo, crimini risalenti a secoli fa. Ma non è del tutto esatto. Ancora oggi si cerca di tagliare la testa di Giovanni Battista, e non è più dietro istigazione di una perfida regina, ma è la stessa gerarchia ecclesiastica, più “meretrix” che santa, la quale non usa più una spada fisica, ma ben peggiore, emarginando e togliendo ogni possibilità di farsi valere.
Ma la Chiesa istituzionale oggi può essere soddisfatta, anche perché le rimane poco da fare di suo, assistendo a una massa di cristiani dormienti, a un clero rincoglionito da una passività spaventosa, trovando sempre un posticino dove stare al riparo da ogni “rogna”.
Ma c’è chi si dà da fare, sempre in corsa per tenere conferenze, per partecipare a convegni, per parlare di questo o di quello da cattedre di una certa fama, volutamente ricercate. Ma questa gente che si crede colta ed è laureata a pieni voti si fa capire, quale linguaggio usa? Ma soprattutto: quali temi tratta? A me sembra che questi preti dottoroni vivano su altri pianeti, e che la massa resti fuori dal loro dialogare al vento.
Oggi la gente di che cosa avrebbe bisogno di sentire? Forse di tematiche astruse, che potranno un domani anche aprire orizzonti nuovi, ma perché chiudere orizzonti già aperti da geni del passato, magari ignorati da questi professoroni che neppure sanno che siamo composti di corpo, anima o psiche e spirito?
È vero che la massa è sempre stata esclusa dalla conoscenza della verità di Dio, sommergendola con dogmi solo del tipo moralistico. In questo la Chiesa ha fatto di tutto per inventare leggi o norme comportamentali, creando un senso di peccato in ogni buco della nostra coscienza, il vero oggetto da manipolare a piacere.
E così davanti a questa povera società si spalanca un baratro di vuoto… ed è destinata a finirci dentro, perdutamente per sempre.
Ed ecco l’urlo del giusto, gli urli dei giusti. Ma quanti sono i giusti che hanno il coraggio di urlare a squarciagola?
Urlare una parola “violenta”! Quella dello Spirito, dono di quel Cristo morente sulla croce “maledetta”?
In sintesi: “Tutti saranno battezzati e purificati nel fuoco dello Spirito!”.
30 novenbre 2024
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