Caricatura pubblicata il 14 febbraio 1887 sul giornale Le Temps raffigurante Gustave Eiffel – WikiCommons
da AVVENIRE
27 dicembre 2023
Anniversari.
27 dicembre 1923: addio Gustave Eiffel, il genio della Torre
Franco Gàbici
Aveva rivoluzionato l’architettura usando il ferro come nessuno aveva osato fare prima
Quando si sparse la voce che Gustave Eiffel, del quale oggi ricorre il centenario della morte avvenuta a Parigi il 27 dicembre 1923, aveva proposto una gigantesca torre di ferro di 300 metri da collocare nell’Esposizione di Parigi del 1889 per festeggiare il centenario della Rivoluzione, i parigini pensarono che il progetto non sarebbe mai andato in porto. Una torre di ferro di quell’altezza era considerata una pazzia e chi la pensava così non aveva nemmeno tutti i torti perché erano ancora abbastanza freschi i ricordi delle tragedie legate alle grandi strutture di ferro. Pochi anni prima, infatti, era crollato in Scozia il Tay Bridge causando una sessantina di vittime e altri crolli avevano interessato strutture metalliche, ma Eiffel era cosciente della sua genialità.
Nato a Digione il 15 dicembre 1832, dopo un periodo che lo aveva visto amministratore della fabbrica di aceto e vernici di un suo zio, trovò un impiego nel settore dell’ingegneria ferroviaria dove mise in mostra le sue straordinarie capacità tant’è che i suoi datori di lavoro a soli ventisei anni gli affidarono la costruzione del ponte Saint-Jean sulla Garonna a Bordeaux, primo ponte ferroviario in ferro. Nel frattempo Eiffel si era messo in proprio ed era diventato un vero specialista in ponti e viadotti ferroviari. Ne costruì 42 solamente in Francia e nel 1876 il suo viadotto di Oporto sul fiume Douro in Portogallo fu salutato come un vero capolavoro dell’ingegneria moderna.
Non stupisce allora se Eiffel accettasse l’invito dell’Esposizione a presentare un progetto che desse lustro a Parigi, anche se la sua idea non fu esente da perplessità e polemiche. Ad appena tre settimane dall’inizio dei lavori una cinquantina di artisti e di intellettuali inviò una focosa lettera di protesta al principale organizzatore dell’Esposizione per sottolineare la “volgarità senz’anima” di quella torre definita “ridicola e vertiginosa” e “disonore di Parigi”. Fra i firmatari Maupassant, Dumas figlio e Gounod. Altri rincararono la dose ritenendola un pericoloso parafulmine e soprattutto una seria minaccia per la zona sulla quale sarebbe stata edificata.
Louis-Emile Durandelle, La Torre Eiffel (23 novembre 1888) – Getty Center/WikiCommons
Eiffel, però, difese sempre la sua creatura. La torre, infatti, sarebbe stata un prezioso strumento per la meteorologia, l’aerodinamica e la telegrafia senza escludere un impiego nel campo della strategia militare. Ed era talmente convinto dell’importanza della sua torre che assunse Louis-Émile Durandelle, all’epoca il più famoso specialista di fotografia architettonica, perché documentasse giorno dopo giorno i lavori di costruzione che non sempre andarono via lisci. Alle denunce che a volte interruppero i lavori si aggiunse la profezia di un autorevole professore di matematica secondo la quale, conti alla mano, la torre sarebbe inevitabilmente crollata se avesse raggiunto la quota di 227 metri.
Ma a dispetto di tutto e di tutti Eiffel, dopo cinque anni che videro al lavoro 199 operai, vinse la sua battaglia e il 1 aprile del 1889 invitò autorità e giornalisti ai piedi della torre per il classico festeggiamento a base di champagne. Lo stesso Eiffel fece da guida per la prima scalata alla sua torre ma alla fine soltanto undici temerari, che evidentemente non soffrivano di vertigini, raggiunsero l’ultima balconata protetta da un sottile corrimano di metallo. Qui Eiffel issò una gigantesca bandiera francese (4,5 metri per 1,5) con le iniziali R.F. (République Française) ricamate in oro e un giornalista intonò La Marsigliese mentre nell’aria risuonarono ventun colpi di cannone.
Fra gli ammiratori della torre va ricordato Thomas Edison che regalò a Eiffel, «coraggioso costruttore di questo esemplare originale e gigantesco d’ingegneria moderna», un suo fonografo. La Tour en fer de trois cent mètre era stata progettata per vivere solamente vent’anni ma alla fine nessuno se la sentì di demolirla anche perché nel 1906 era stata installata sulla sua sommità una stazione radiofonica che consentì i primi collegamenti telefonici transoceanici senza dimenticare la sua utilità per le comunicazioni militari durante la Prima guerra mondiale. E oggi, come ha scritto Jill Jonnes, la torre è «una testimonianza ineguagliabile del fascino che la scienza e la tecnologia esercitano sugli uomini».
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