Giovedì 7 aprile, a Viganò (Lc), arriverà Matteo Salvini. Con il placet del parroco?!

da IL GIORNALE DI MERATE

vigano salvini_0001 - Copia

 

di don Giorgio De Capitani
Sul GIORNALE DI MERATE del 22 marzo scorso, ho letto che il leader del Carroccio, Matteo Salvini, arriverà il prossimo giovedì 7 aprile a Viganò (Lecco) per sostenere la lista della Lega Nord, la cui candidata sindaca è la giovane avvocatessa Maria Vittoria Sala.
Dico subito che non servirà a nulla il sostegno di Salvini: la Lega sarà sonoramente battuta.
Ma non è questo il motivo di queste riflessioni, anche se ogniqualvolta la Lega prende una batosta elettorale esulto: ciò mi fa sentire più giovane di vent’anni, e non è certo una bella notizia per la Lega, visto che per tanti altri anni avrà il sottoscritto come suo nemico numero uno.
Veniamo al dunque. Quando, l’anno scorso, dopo le ferie estive, sono stato invitato dal Gruppo Cultura di Viganò a tenere una conferenza (divisa in due date, 29 novembre e 6 dicembre), non solo il leghista doc Livio Ghidelli ha fatto un tale casino da minacciare la stessa maggioranza, ma era intervenuto personalmente lo stesso parroco don Enrico Baramani (per inciso, mio compagno di viaggio fin dalle medie in seminario!), invitando il signor sindaco di Viganò, Renato Ghezzi, a sospendere la conferenza, in quanto – così don Enrico si giustificava – il sottoscritto aveva una specie di scomunica curiale. Il sindaco, naturalmente, rivendicando la propria autonomia, rispose: “No, grazie!”.
Ora, vorrei chiedere a don Enrico, ancora residente a Viganò, pur senza le funzioni di parroco, che cosa ne pensa dell’arrivo di Matteo Salvini a Viganò. Non dico che dovrebbe opporsi, e poi, per quale motivo? Solo chiedo se sarà contento, se dovesse vincere la lista della Lega Nord alle prossime votazioni. Credo che lo sarà. Perché? Il motivo è semplice: da quanto ha promesso la candidata sindaca della Lega Nord, Maria Vittoria Sala, sul suo impegno di “recuperare, preservare e valorizzare” le “nostre radici”, è chiaro che tra queste radici non possono mancare quelle “cristiane”. Come poi conciliare il cristianesimo con la xenofobia leghista, questo è un problema che lascio ai preti, come don Enrico, che  temono la presenza nella loro parrocchia di “dissidenti” come il sottoscritto, e poi si alleano con i conniventi dichiarati con le ideologie più blasfeme.
Esaù vendette la sua primogenitura per un piatto di lenticchie, ma ci sono preti che vendono la primogenitura di Cristo per qualcosa di molto meno.
Dunque, Matteo Salvini, giovedì 7 aprile, arriverà a Viganò, con tutti i crismi cattolici, ancor più ringiovanito dalla risurrezione di Cristo. Chissà, porterà una ventata nuova tale da far rifiorire di colpo le speranze dei viganesi? Ai posteri l’ardua sentenza!
***
Riporto la lettera che ho scritto alla signora Maria Vittoria Sala, la candidata sindaca della Lega per le prossime elezioni amministrative a Viganò.
da IL GIORNALE DI MERATE
 lettera don giorgio_0001 - Copia
Signora Maria Vittoria Sala
candidata sindaca Lega Nord – Viganò (Lc)
Ho letto il trafiletto, apparso su il GIORNALE DI MERATE del 22 marzo scorso, dove Lei smentisce alcune voci di paese secondo le quali il gruppo politico, ovvero la Lega Nord di cui Lei è candidata sindaca, se dovesse vincere le elezioni amministrative di Viganò, farebbe chiudere la biblioteca e farebbe quindi cessare le attività del Gruppo Cultura. Non solo Lei smentisce queste voci, ma assicura che la cultura avrà una parte da protagonista. Non entro nel merito di ciò che Lei intende per cultura, quando chiarisce che non si tratta della «cultura con la “K” che piace molto alla sinistra, quella della globalizzazione, bensì quella delle nostre radici che meritano di essere recuperate, preservate e valorizzate». Beh, cara Signora, forse dovrebbe spiegare meglio ai cittadini di Viganò che cosa Lei intende per “globalizzazione” e che cosa intende per “nostre radici”. Non mi pare che la precedente amministrazione abbia “sradicato” il paese. Anzi, da quanto ne sappia, Viganò non solo ha mantenuto le sue radici, ma la comunità ha ricevuto un ampio respiro, uscendo da quella “trappola” tipicamente leghista che pretende di dare vitalità al paese tarpandogli le ali. Fa meraviglia che, essendo Lei così giovane, sia anche tanto presuntuosa da giudicare senza conoscere la realtà.
Ma veniamo al dunque, ovvero al motivo per cui ho sentito il dovere di replicare a quanto Lei scrive alla fine del trafiletto. Riporto testualmente: «Sicuramente gli incontri come quello organizzato con don Giorgio De Capitani, con un chiaro intento provocatorio nei confronti della Lega (fu l’episodio che portò Livio Ghidelli ad abbandonare la maggioranza, ndr), a nostro avviso non rientrano nella divulgazione culturale».
Cara Signora, Lei è un avvocato, perciò fa specie che Lei giudichi con tanta faciloneria le intenzioni. Non c’è stato, glielo assicuro, nessun “chiaro intento provocatorio”, ma casomai un forte pregiudizio nei miei riguardi da parte del leghista doc Livio Ghidelli, che conosceva la mia forte antipatia per l’ideologia leghista, anche se in realtà, essendo nota la mia dissidenza all’interno della Chiesa, ha temuto che nella conferenza avrei parlato male della religione, e ciò naturalmente avrebbe fatto dispiacere a un “cattolico apostolico romano” come il signor Ghidelli. Perciò, siamo chiari: la provocazione consisteva nel fatto che il Gruppo Cultura aveva invitato un antileghista, per di più dissidente, perciò ostile alla Chiesa cattolica.
Supposto che ci fosse stato anche un “intento provocatorio”, Lei si è poi interessata per sapere come i due incontri si siano svolti? Ho forse parlato male della Lega, o forse ho screditato la Chiesa per partito preso? Certo, il tema scelto era: “La dissidenza nella Chiesa”. Che avrei dovuto dire? Che tutto nella Chiesa ha funzionato per il meglio? Essere dissidente significa forse essere per partito preso contro la Chiesa di Cristo, oppure non significa contestare una certa struttura che, lungo i secoli, ha tradito il Vangelo radicale?
Scusi, Signora, Lei nel suo partito non discute mai? Voi leghisti non fate mai l’auto-critica?
Certo, è per lo meno discutibile, per non dire preoccupante, dichiarare che incontri come quello da me tenuto non rientri nella “divulgazione culturale”. Forse, a pensarci bene, Lei ha ragione, quando identifica la cultura come “divulgazione”. Ho l’impressione che la Lega intenda la cultura in modo così riduttivo, diciamo così banale sul piano della divulgazione di massa, da togliermi del tutto i dubbi che ho, ovvero che si tratti di una cultura puramente “pancesca”. A voi leghisti interessa solo che i cittadini non usino troppo la testa, ma che, come pecoroni, vi seguano lasciandoli  credere che basti un po’ di paglia per nutrire la loro esistenza.
Infine, mi auguro che gli abitanti di Viganò, quando voteranno, sappiano scegliere tra il certo e l’incerto. Il certo ce l’hanno sotto occhi. Da anni. L’incerto sta tutto nelle vostre parole vuote, come vuota è la vostra cultura politica.
Don Giorgio De Capitani
La Valletta Brianza (Lecco)   

 

2 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    E’ sempre deplorevole che si voglia tappare la bocca a qualcuno, ad esempio perchè sacerdote dissidente o antileghista.
    Come dice un detto, se io do a te un euro, o tu lo dai a me, qualcuno è più ricco, qualcuno meno.
    Ma se tutti e due ci scambiamo un’idea, oguno avrà un’idea in più.
    Non è negando la parola a qualcuno che si arricchisce il patrimonio culturale o ideologico, semmai propro il contrario.
    Per cui, ognuno si tenga la propria idea, ma non impedisca agli altri di esprimere le proprie.
    Peraltro un parroco o ex parroco non ha alcun titolo per dire ad un’autorità civica, come il sindaco, cosa fare o non fare.

  2. zorro ha detto:

    L’incontro con Salvini puo’ essere un momento di critica costruttiva politica tipo tribuna elettorale tra Don Giorgio e lo scellerato leghista nel rispetto reciproco io tapino mi aspetto questo al di la dalle simpatie personali.Riusciremo a vedere cio’? O si appiattira’ tutto sulle convenienze?Sant Agostino duello’ con i suoi detrattori nell’ agone religioso

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