New York Times, Notizie geopolitiche
L’inquietante ritorno del lavoro minorile
negli Stati Uniti
di LUCA ANGELINI
L’illustrazione scelta fa un po’ Tempi moderni di Chaplin: sagome di ragazzini che corrono, ma all’interno di ruote dentate. Ingranaggi della macchina produttiva. Il New York Times dedica uno dei suoi editoriali del board alla «pericolosa corsa a mettere al lavoro più ragazzini» (documentata da un’inchiesta dello stesso quotidiano). In teoria, ricorda il Nyt, le leggi per proteggere i minorenni che lavorano ed evitare loro gli impieghi più pericolosi e pesanti ci sono. Ma cresce, in particolare in alcuni Stati a guida repubblicana, la tendenza a chiudere un occhio (o entrambi) e ad «annacquare» le regole. Per poter sfruttare la manodopera a basso costo (e spesso ricattabile) costituita in particolare da ragazzini immigrati negli Usa senza i genitori.
Come scrive su Notizie geopolitiche Domenico Maceri, professore emerito all’Allan Hancock College di Santa Maria, California, «giovani migranti senza genitori non sono rari in America, ma se dieci anni fa i numeri si aggiravano sui 6 mila, negli ultimi tempi sono aumentati a più di 150 mila all’anno. Arrivano negli Usa principalmente dall’America Centrale, e una volta fermati dalle autorità vengono detenuti e poi affidati a “sponsor”, normalmente parenti, ma in alcuni casi estranei che promettono di prendersene cura. Devono andare a scuola ma spesso sono anche costretti a lavorare in parte per pagare i debiti a quelli che hanno prestato loro i soldi per il viaggio. Allo stesso tempo devono mandare rimesse alle loro famiglie. La loro situazione è così tragica che anche quando le scuole si accorgono che questi giovani lavorano tante ore e poi si addormentano in classe tendono a non informare le autorità. Una volta perso il lavoro i giovani si troverebbero in situazioni peggiori a causa di minacce dei loro sponsor e per la loro incapacità di aiutare le loro famiglie. In effetti questi giovani migranti, bambini in realtà, sono dovuti crescere in fretta, costretti dalla loro tragica situazione, senza ottenere assistenza appropriata da nessuno».
Ecco alcuni dei risultati: «A febbraio, il Dipartimento del lavoro ha annunciato di aver scoperto 102 adolescenti che lavoravano in condizioni pericolose per un’azienda che pulisce le attrezzature per il confezionamento della carne nelle fabbriche di tutto il Paese, una violazione degli standard federali. I minori, di età compresa tra i 13 ei 17 anni, lavoravano con sostanze chimiche pericolose e pulivano seghe e tranciateste elettrici; tre di loro hanno riportato ferite, di cui una ustioni caustiche. Il Dipartimento del lavoro afferma che dal 2018 c’è stato un aumento del 69% nell’impiego illegale di bambini». Per questo, il Dipartimento del Lavoro promette di aumentare la vigilanza. Promessa che si scontra, però, con alcuni ostacoli oggettivi: poiché il suo bilancio è stato mantenuto invariato dal Congresso, la Divisione salari e ore ha perso il 12 per cento del suo personale tra il 2010 e il 2019, e l’ufficio di Seema Nanda, chief legal officer del dipartimento, ha perso più di 100 avvocati, così il Dipartimento del lavoro non ha abbastanza investigatori per perseguire efficacemente le pratiche di lavoro minorile illegale. Inoltre, secondo la legge attuale, la multa massima per una violazione del lavoro da parte di un’azienda è di 15.138 dollari a bambino.
Quel che è peggio è che alcuni Stati, come detto, remano attivamente in direzione contraria. Ad esempio, l’Arkansas della governatrice Sarah Huckabee Sanders, ex responsabile stampa di Donald Trump, che ha appena eliminato il requisito di legge di un permesso statale per poter occupare un minore di 16 anni.
L’editoriale del Nyt sottolinea con forza che, come mostrano gli esempi fatti sopra, non stiamo parlando di lavoretti per arrotondare: «Il vero obiettivo di questi passi indietro non sono i lavori doposcuola nel negozio di ferramenta all’angolo; avranno un effetto molto maggiore su molti minori migranti non accompagnati che lavorano lunghe ore per produrre o confezionare prodotti venduti da grandi aziende come General Mills, J. Crew, Target, Whole Foods e PepsiCo. Come ha documentato la recente indagine del New York Times, ragazzini i vengono ampiamente impiegati in tutto il Paese in lavori estenuanti e spesso pericolosi per alcuni dei più grandi nomi della vendita al dettaglio e della produzione americana. Centinaia di quelli descritti nel rapporto del Times stavano lavorando in violazione degli standard federali sul lavoro, che li escludono da una lunga lista di impieghi pericolosi e proibiscono ai bambini sotto i 16 anni di lavorare più di tre ore al giorno o dopo le 19.00 nei giorni di scuola, a meno che non lavorino in una fattoria».
Ma la marcia indietro verso forme di lavoro minorile che si pensavano consegnate al passato continua. «Il Senato dell’Ohio, che ha approvato un disegno di legge all’inizio di questo mese che estende l’orario di lavoro per i minori di 16 anni, in violazione degli standard federali, ha anche approvato una risoluzione che esorta il Congresso a fare lo stesso. Uno dei peggiori progetti di legge, introdotto dai repubblicani in Iowa, consentirebbe ai quattordicenni di lavorare negli impianti industriali di surgelazione, in quelli di refrigerazione della carne e nelle lavanderie industriali, e ai quindicenni di sollevare oggetti pesanti sugli scaffali. È sostenuto, tra gli altri, dalla federazione imprenditoriale indipendente, dalla Iowa Grocery Industry Association e da Americans for Prosperity, un gruppo di difesa conservatore sostenuto da Charles Koch, l’industriale che ha sostenuto molti sforzi nazionali per deregolamentare le imprese».
Ancora Maceri: «Le leggi sul lavoro minorile in America ci sono. È possibile lavorare in agricoltura sin dall’età di 12 anni con il permesso dei genitori, ma nella maggioranza dei casi bisogna avere 14 anni per potere lavorare. I giovani possono abbandonare la scuola dell’obbligo a 14 anni in alcuni Stati, anche se nella maggioranza dei casi la pubblica istruzione è gratis fino a 18 anni. Per i giovani migranti queste regole non vengono applicate perché sono visti come risorse economiche». Tanto più in un periodo di scarsità di manodopera e disoccupazione, al 3,4%, la più bassa da oltre mezzo secolo. «Quindi le agenzie di personale che forniscono lavoratori alle aziende chiudono non uno ma ambedue gli occhi in tanti lavori manuali spesso rifiutati dagli americani. Le aziende spesso si rivolgono a subappaltatori e sostengono di non sapere nulla, ma ovviamente non fanno verifiche accurate».
L’amministrazione Biden ha promesso più impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Ma è improbabile che riesca a superare le ostilità del Congresso. E c’è un ostacolo in più. Come scrive il Nyt, «una riforma complessiva dell’immigrazione sarebbe la migliore assicurazione che i bambini migranti abbiano le protezioni di cui hanno bisogno. Se le famiglie possono stare insieme, i minori saranno meno vulnerabili agli abusi e maggiormente in grado di cercare protezione legale». Peccato che l’unico cambiamento degno di nota delle ultime settimane sul fronte delle politiche migratorie sia l’accordo fra Usa e Canada che aumenterà i respingimenti di richiedenti asilo, come ha denunciato anche Riccardo Noury di Amnesty international Italia nel suo blog Le persone e la dignità.
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