De profundis…

De profundis…

Dopo la morte, davanti a Dio ci presenteremo nudi, senza alcun lussuoso paludamento, senza vantare privilegi nobiliari, anzi con il carico più pesante di colpe e di omissioni, se avremo ricoperto cariche gerarchiche di primo piano.
Dio chiuderà un occhio quando gli si presenterà un povero, ma sarà implacabile, quando dovrà giudicare un principe della Chiesa.
Si incazzerà, quando noi uomini non faremo che snocciolare litanie di elogi, che cadranno ben presto nella tomba, insieme al cadavere che si consumerà come per tutti gli altri, poveri o ricchi, sudditi o re.
Pregherà con il Salmo 130, noto come “De profundis”, dalle prime parole in latino.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

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