Rinasci! Sii te stesso! Ma la Chiesa è fuori…

 

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Rinasci! Sii te stesso! Ma la Chiesa è fuori…

Mi interessa relativamente la nomina del nuovo vescovo di Milano. Dire relativamente, comunque, non significa che non mi interessa affatto. Dico solo che non mi interessa più di tanto, almeno per quanto riguarda la mia situazione “carceraria”.
A ottant’anni quasi che dovrei fare, anche se il neo vescovo mi togliesse dall’isolamento e mi dicesse: “Ora, se vuoi, puoi metterti liberamente al servizio della Diocesi!”.
Ma, a dire il vero, e l’ho detto e ripetuto anche pubblicamente, questi quattro anni, da quando il cardinale Angelo Scola, consenzienti i suoi scagnozzi, ebeti esecutori dei suoi ordini, mi aveva messo agli arresti domiciliari, ho vissuto una nuova vita, scoprendo giorno dopo giorno un mondo “interiore” prima neppure immaginato, ovvero quel mondo dello “spirito” che tanto meno la Chiesa mi aveva aiutato a scoprire.
Certo, non tutto il male vien per nuocere, e, nel mio caso, sarò sempre debitore a Scola per avermi punito, permettendomi così di rinascere.
A questo punto, o, meglio, proprio per questo anche la nomina del neo vescovo di Milano, più che al sottoscritto, come ho spiegato, dovrebbe interessare all’intera Diocesi ambrosiana, nel senso che la Diocesi ha bisogno di uscire da una mentalità del tipo pragmatistico, che l’ha sempre caratterizzata, nonostante Martini e Tettamanzi.
È una lunga tradizione (temo nel pensare di dover risalire troppo nel tempo), per cui ora liberarsene sembra un’impresa del tutto impossibile. Anzi, sembra che, più si proceda negli anni, più peggiori, anche con la scusa che la Chiesa non vuole proprio capire di sciogliersi dalla “necessità del sociale”, che ha da tempo costituito il crinale tra il potere borghese  e i bisogni dei poveri. E se la scelta preferenziale dei poveri fino a qualche decennio di anni fa era il pallino dei preti d’avanguardia, ora sembra il pallino di una gerarchia che ha capito che era giunto il momento di riconciliarsi con il mondo degli ultimi, per evitare altre derive pastorali. E così la Chiesa crede di aver trovato la strada giusta, anche per ottenere qualche primato di consenso che aveva precedentemente perduto. 
Ma i tempi sono cambiati e, se anche i poveri ci sono ancora, forse più numerosi di ieri, forse bisognerebbe che si facesse un serio esame di coscienza per vedere su che cosa scommettere per il meglio dell’umanità, di questa umanità di cui facciamo ora parte. E non credo che, pur distinguendo zona da zona, continenti da continenti, paesi ricchi da paesi poveri, occorra suddividere l’evangelizzazione in vari strati, come se ai benestanti si dovrebbe predicare un certo vangelo, e ai poveri un altro vangelo.
Credo che ogni essere umano, indipendentemente dalla sua situazione sociale ed economica, sia da prendere nella sua realtà più interiore, appunto come essere umano. E come essere umano meriti il cuore dello stesso vangelo, ovvero che si annunci a tutti la realtà del loro essere interiore. E se ai ricchi è più difficile far capire la realtà dell’essere, a causa della loro esteriorizzazione prodotta dai beni materiali, ai poveri sembra più facile annunciare il Vangelo, dal momento che sono già privati di un avere strozza-coscienze, ma non per questo sarà facile far capire anche ai poveri che, man mano essi escono da una situazione di estrema indigenza, non devono perdere la loro dignità interiore.
Oggi anche nelle grandi metropoli, che un tempo erano centri di benessere materiale, mentre i poveracci vivevano stipati come sardine nelle periferie, ci sono più periferie in senso stretto. E, più il tempo passa, più anche i poveri perderanno la loro identità, e ciò porterà la Chiesa a farsi ancor più missionaria, ma in che modo?
Un tempo era chiara la dottrina della Chiesa, e anche la pastorale aveva un indirizzo ben preciso. Oggi, tutto è così confuso, tutto è un così fai da te! Beh, diciamo che si mantengono ancora in vita alcune tradizioni religiose, ma quelle folcloristiche che fanno comodo alla gente, ma la pastorale è allo sbando, quasi un rincorrere tante cose da fare, con la perdita del baricentro.
Qual è allora il baricentro che, secondo me, dovrebbe dare una svolta veramente radicale all’apostolato di una Chiesa che, se fino a quando accarezzerà la pancia della gente o parlerà populisticamente di accoglienza dei poveri, non dirà più nulla di autenticamente evangelico?
Il Vangelo autentico è quell’unica parola che Cristo ha detto: Rinasci dentro! Sii te stesso!
I mistici ci dicono che Cristo non è venuto per dirci chissà quali altre parole o per fare chissà quali miracoli, e neppure per morire su una croce quale testimonianza di chissà quale amore per l’umanità.
No, Cristo è venuto solo per dirci una cosa essenziale: Uomo, sii te stesso! E ti aiuto a scoprirlo con una parola rivoluzionaria: Sii spirito!
Perché allora la Chiesa crede di aver fatto una grande svolta, e perciò di essersi convertita, sposando finalmente la causa dei poveracci, spostando il proprio interesse dalla dottrina (che poi non è vero, ma solo apparenza!) alla carità, riprendendo così la strada dei preti d’avanguardia che lei stessa prima aveva condannato?
Ed ecco che questo papa “sembra”, buttando perciò fumo negli occhi, aver toccato il cuore del problema di oggi, parlando di attenzione ai poveri, di uscire nelle periferie ecc., indicando come esempi preti come don Milani o don Mazzolari, riletti alla luce del loro impegno culturale (don Mazzolari) o del loro impegno sociale ed educativo (don Milani), che sinceramente oggi come oggi andrebbero riletti un po’ diversamente.
E così papa Francesco si fa grande, nominando vescovi di grandi metropoli parroci impegnati nel sociale. Sta qui lo sbaglio o, meglio, sta quasi un grave abbaglio.
Milano, ad esempio, non avrebbe bisogno di un vescovo, testimone della carità o impegnato nel sociale, ma di un testimone dell’interiore più profondo, per riportare clero e laicato verso la grande scoperta del cuore del messaggio evangelico: Sii te stesso! Rinasci! 
1 luglio 2017
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

1 Commento

  1. GIANNI ha detto:

    Ed allora mi viene in mente una mia previsione di allora (mi riferisco alla diatriba con Scola), cioè talora si chiude una porta e si apre un portone.
    Ma, a parte questo, colgo l’occasione per approfondire il tema del grande equivoco, su cui già ho detto qualcosa.
    IL grande equivoco è questo: quando è nato il cattolicesimo?
    MOlti credono di identificarlo con il cristianesimo originario, sbagliando.
    IN realtà il cattolicesimo è un’altra religione, fondata da Costantino, che operò un sincretismo tra cristianesimo e religioni pagane.
    Diversamente non si sarebbe riuscito a fare accettare il cristianesimo alle popolazioni imperiali.
    E quindi sin da allora entrarono nel cristianesimo che tale non era più, riti e concetti, in realtà estranei, come l’eucaristia.
    Vedasi la religione mitralica, che prevedeva le teofagia, ma vedasi anche il culto di Iside, da cui derivò quello mariano, vedasi la finalizzazione militare, basata sulla commistione tra potere clericale e militare.
    Del resto, da dove deriva il termine di pontifex maximus?
    Quindi il cattolicesimo non nasce con Cristo, ma con Costantino, e chi volesse approfondire legga qui:
    https://www.gotquestions.org/italiano/origine-Chiesa-Cattolica.html
    E’ quindi per certi versi un equivoco ritenere che vi sia una chiesa cattolica, poi criticata da componenti progressiste.
    In realtà il cattolicesimo è quello romano, fondato da Costantino, chi si dichiara cristiano in realtà, storicamente nulla ha a che fare con il cattolicesimo, e neppure con il protestantesimo, che poi a sua volta è una scissione dal cattolicesimo.
    E non si tratta solo di dogmatica, ma di riti, di religione monotesista o politeista.
    Se ad esempio il cristianesimo è monotesista, non lo è il cattolicesimo.
    E qui trova una risposta chi non comprende il culto dei beati santi, ecc, forme di divinizzazione che derivano dall’essere, per i motivi sopra ricordati, il cattolicesimo politeista di fatto.
    Certo, formalmente la chiesa non riconosce tale ricostruzione, presentandosi come unica e vera forma di cristianesimo corretto, seguace cella vera dottrina, ma non è così.
    Alcuni aspetti derivano da altre religioni, e financo dalla religione egizia.
    Quindi coloro che colgono contraddizioni tra cristianesimo e cattolicesimo, lo fanno perchè considerano il cattolicesimo una confessione cristiana, quando non è così.
    Cos’aveva a che fare, ad esempio, il cristianesimo con la teofagia?
    Niente, ma se andiamo a vedere la religione mitralica, allora questa aveva molto a che fare.
    Ed ecco che questa religione si è trasfusa nel cattolicesimo.
    Del resto, la stessa etimologia indica una volontà di comando universale, che ben si sposava con le mire imperiali, ed ecco che tutto si lega.
    Diciamo, quindi, che la vera domanda che uno dovrebbe porsi non è se appartenere o meno a questa o quella confessione cristiana, in quanto tutte derivate dal cattolicesimo, che era un’altra religione.
    Ma se essere cristiani o no.
    E se la risposta è affermativa, allora il cattolicesimo o qualsiasi altra confessione derivata, non appartiene al cristianesimo.
    Storicamente questa è la realtà, poi sta a noi ammetterla o credere nella mistificazione storica.

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