FORMIGONI: PER NON DIMENTICARE

Quando ho letto la notizia, istintivamente mi son detto: “Non si tocca mai il fondo!”. Certo, non immaginavo che il Celeste (per nulla celestiale!) arrivasse a tanto. Pensavo che la galera gli fosse servita a ravvedersi, ma non è così, se è tornato deciso nel continuare a eseguire i suoi piani diabolici.
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dal Corriere della Sera

Formigoni, il ritorno del Celeste

alla convention di Forza Italia:

«Con lui la Lombardia correva molto di più».

E parte la sfida alla Lega

di Maurizio Giannattasio
L’ex governatore condannato per corruzione si prende la scena a 78 anni sul palco della convention di Forza Italia e incassa il placet del coordinatore regionale Sorte. «Un nuovo ruolo? Mai dire mai». Romeo: «Sorpresa e rammarico per le punzecchiature»
Il ritorno del Celeste e le punzecchiature agli alleati della Lega: «Con Formigoni la Regione correva di più». Forza Italia affila le armi in vista del 2027 e lancia un messaggio ai compagni di viaggio: allargare la coalizione in direzione centro con il corteggiamento al partito di Carlo Calenda.
C’erano tutti i big milanesi all’appuntamento voluto dalla segretaria cittadina azzurra Cristina Rossello per mettere in pista squadra e sfide in vista delle amministrative: Letizia Moratti, Gabriele Albertini e l’ex governatore Roberto Formigoni. Proprio la presenza del Celeste è lo spunto che serve al coordinatore regionale, Alessandro Sorte per mettere in pratica lo sport preferito dagli azzurri: lo schiaffetto alla Lega: «La Lombardia corre anche adesso, ma quando eravamo alla guida della Regione noi correva di più».
E indicando Formigoni: «Quanti di noi hanno trovato in strada amici che dicevano “eh ma quando c’era Formigoni la Lombardia correva e correva”?». Applausi in sala. Ne approfitta l’ex governatore che dopo aver scontato la condanna per corruzione, da tempo è tornato a bazzicare i luoghi della politica. «Questo mi sembra evidente, tutti i cittadini lo dicono. C’era un impianto straordinario che mi emoziona e inorgoglisce». La Lega non è però intenzionata a raccogliere il guanto di sfida. «Prendiamo atto con sorpresa e rammarico di queste continue e recenti punzecchiature di Sorte — replica il segretario lombardo Massimiliano Romeo —. Sarà forse ansia da competizione? Chi può dirlo, una cosa però noi della Lega la sappiamo. Per noi l’importante è mantenere un atteggiamento costruttivo e propositivo, d’aiuto alla coalizione. Non ci interessa rispondere a delle provocazioni che lasciano il tempo che trovano». Lo fa invece dalla sponda opposta il capogruppo del Pd in Regione, Pierfrancesco Majorino: «Formigoni incarna un modello micidiale, un ritorno al passato dannosissimo che Milano e la Lombardia hanno già conosciuto e pagato a caro prezzo».
Ma è comunque Formigoni a prendersi la scena. Assicura che non è ancora il momento di tornare ad avere un ruolo. «In questa fase no, vedremo, non lo escludo. Mai dire mai, ma in questa fase non sono disponibile a un ruolo attivo». In compenso entra nel campo delle candidature. Non si appassiona alla gara se debba essere un civico come vuole Forza Italia o un politico come Maurizio Lupi, caldeggiato da Ignazio La Russa. «Bisogna scegliere la persona migliore e più adeguata a incarnare lo spirito e la volontà della coalizione. Può essere un politico o un non politico, l’importante è che sia la persona giusta». Intanto, indica una strada. «Nel centrosinistra — ha spiegato — sia a livello milanese sia nazionale ci sono dissidi straordinari e noi dobbiamo insinuarci in questi dissidi. I moderati e i cattolici che sono nel centrosinistra sono sempre più a disagio. Possiamo fare loro una proposta per lavorare insieme». Sulla scelta del candidato interviene anche Albertini. «Su Milano La Russa ha un’idea tutta sua. Non vorrei che con Lupi giocasse di nuovo a perdere. Non che abbia qualcosa con Lupi, figurarsi, ma è un candidato politico e partiamo da uno svantaggio 58-32, che politicamente ci vede in salita».
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da www.arcipelagomilano.org
29 maggio 2012

FORMIGONI:

PER NON DIMENTICARE

di Beatrice Rangoni Machiavelli
Non c’è giorno nel quale non riceviamo notizie delle malefatte imputabili al secondo tempo di “Mani Pulite” che è definito “Mani sporche”. A questo proposito ci si domanda come è possibile che il Presidente della Lombardia possa essere all’oscuro di quanto succede nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio della sua Regione, dove la maggioranza dei membri sono sotto inchiesta della magistratura? Eppure Formigoni, in una lettera al Corriere della Sera del 17 marzo 2012, propone un pubblico dibattito sulla corruzione, dimentico che nel 2005 una Commissione d’Inchiesta internazionale aveva indagato il suo amico Marco De Petro e il suo segretario personale Fabrizio Rota, nell’ambito dello scandalo concernente il programma Oil for Food delle Nazioni Unite.
Il programma permetteva all’Iraq di Saddam Hussein, esausto per anni di sanzioni, di vendere petrolio in cambio di cibo e medicinali. Nella ricostruzione dell’ONU, emerge che alle società indicate da Formigoni – come testimonia un fax a sua firma – sarebbero stati assegnati 24.500.000 barili di greggio a prezzi di favore, consentendo guadagni per milioni di dollari. Nell’interpellanza parlamentare presentata il 17.2.2005 dall’Onorevole Pierluigi Mantini si legge: “il programma Oil for Food è un atto internazionale, la cui esecuzione compete agli Stati, non alle Regioni. La società che ne ha beneficiato è la Cogep, che ha sedi operative a Genova e Alessandria… Formigoni, in sintesi, ha coinvolto società “amiche”, presiedute da indagati, procurando a tutti i personaggi interessati guadagni stratosferici”. Marco De Petro e Fabrizio Rota sono stati processati e condannati, ma salvati dalla prescrizione.
Comunque Formigoni condivide con loro la proprietà di “Obelix”, uno yacht di 15 metri, con due motori di 400 Cv, ormeggiato nel porto ligure di Lavagna. Obelix era stato comprato per 670 milioni di lire, 470 dichiarati, 200 in nero. Racconta l’ex proprietario Garavaglia: “Ci incontravamo nel fine settimana a Lavagna, nei pressi della mia ex imbarcazione, che mi è stata pagata a rate; incassavo assegni spesso intestati a persone inesistenti”.
Il Corriere della Sera ha pubblicato il 15 gennaio 2001, un articolo di Elisabetta Soglio dal titolo “Una Compagnia tra Opere e poltrone” nel quale erano elencate dettagliatamente tutte le attività dell’Impero di Formigoni, che ha piazzato persone di sua fiducia nelle banche, nel volontariato, nella politica, negli enti locali e nella sanità. Il vice Presidente della Compagnia, Paolo Fumagalli, è entrato nel Consiglio della Banca Intesa. Giampaolo Tarantini e Angelo Abbondio hanno conquistato due delle quaranta ambitissime poltrone della Commissione di Beneficenza della ricca Fondazione Cariplo.
Formigoni è stato parlamentare europeo dal 1984 al 1994. In quel periodo ero al vertice dell’ECOSOC dell’UE; ricordo che negli ambienti comunitari ci si è resi subito conto che i bandi di gara per i progetti della Commissione e per i Fondi Europei, per giungere a buon fine in Italia, dovevano passare dall’ufficio privato che Formigoni aveva a Bruxelles.
Un’inchiesta molto documentata è stata pubblicata sul sito del sacerdote don Giorgio De Capitani, che definisce Comunione e Liberazione (C.L.) e la Compagnia delle Opere il “cancro della Chiesa”. Il titolo è: “Commistione e Lottizzazione. Attorno al Movimento ecclesiale Comunione e Liberazione, ruota una vasta rete di interessi economici e politici. Il cuore è in Lombardia”. Nell’inchiesta si sostiene che, il fatturato delle 34.000 aziende aderenti alla Compagnia delle Opere di Formigoni è stimato sui 70 miliardi di euro. Nel bilancio 2009 della Regione Lombardia, il progetto di legge 399 prevede che la Regione possa riconoscere agli ospedali posseduti da enti ecclesiastici la totale equiparazione agli ospedali pubblici, con la possibilità che i loro bilanci siano ripianati con soldi dello Stato. Il provvedimento tocca cinque ospedali tra i quali il S. Giuseppe di Milano.
Oltre a Formigoni, pilastro della ragnatela ciellina, ha un ruolo importante Maurizio Lupi, parlamentare di Forza Italia, fedelissimo di Berlusconi. A Strasburgo invece, l’ascesa di Mario Mauro, proposto alla carica di Presidente del Parlamento Europeo, è stata bloccata dalla risonanza internazionale del caso Berlusconi – Escort – Bunga Bunga. Il tema non sembra però scandalizzare i devoti ciellini di Forza Italia.
Ogni volta che si toccano argomenti simili a quelli sopra menzionati, Comunione e Liberazione precisa di essere un “Movimento ecclesiale che nulla ha a che fare con imprese e affari, per noi è centrale la persona”. E la persona è una sola: Formigoni, che prega, fa affari, da finanziamenti e riceve finanziamenti. La Sanità Lombarda, rappresenta la fetta più ricca del bilancio regionale, è difficile fare carriera in quel settore se non si è targati CL. Gli altri settori presidiati sono la scuola, la formazione professionale, l’Ente Fiera che è il maggiore operatore fieristico italiano e uno dei più importanti del mondo.
L’Impero del Presidente della Lombardia è un’efficiente struttura capace di trasferire soldi pubblici in tasche private. Ma evidentemente, per Roberto Formigoni dichiarare “sono sereno” corrisponde a un’autoassoluzione che elimina ogni dubbio. Tanto che sfida chiunque a dare le prove delle accuse e delle denunce sempre più numerose che lo colpiscono.
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da un articolo apparso sul mio sito, titolo “Monsignor Luigi Negri: ultimo mohicano?
«Da sempre, in particolare da quando ero prete di parrocchia a Sesto San Giovanni (dal 1974 al 1983, quindi qualche anno dopo il ’68), ho combattuto Comunione e liberazione, anche se talora ho tentato di trovare qualche elemento di buona fede in alcuni ciellini della parrocchia, invitandoli a collaborare in qualche attività oratoriana. La risposta era sempre la medesima: “Prima viene il Movimento, poi il resto”. Controrisposta: “Prima viene il bene dei bambini, poi il Movimento. In oratorio non deve esserci alcuna tessera, ci si deve spogliare delle proprie ideologie settarie”. E così nessun ciellino accettò di collaborare. Nel frattempo, Comunione e liberazione si era creata i suoi spazi alternativi alla parrocchia, a meno che qualche prete diocesano, convertitosi alla setta, non trasformasse la parrocchia in una comunità ciellina. I Superiori diocesani non si accorsero subito di questo pericolo, impegnati com’erano a far fuori i preti sessantottini, ritenuti i veri fuorilegge.
Cominciai non solo a contrastare il Movimento ciellino, ma a odiarlo nella sua ottusità mentale e grettezza di fede, e nella sua pretesa di arginare il rinnovamento della Chiesa, sfidando perfino i ribelli del ’68, non sulle piazze, ma rintanati nelle loro chiesuole a idolatrare il loro profeta, don Luigi Giussani, che ebbe il dono di azzeccare qualche slogan ad effetto e facendo un collage di pensieri raccolti or qua e or là, catturando e manipolando la mente di indecisi, di disorientati, soprattutto quando qualche ragazza o ragazzo entrava in crisi d’identità. Li circuivano con arte, e li sistemavano nel gruppo. Ho assistito di persona a questo modo di circonvenzione di deboli e di incapaci.
E così, armati di tanto rinato entusiasmo, protetti dal gruppo, sempre manipolati dal carisma del loro leader, ripetendo pappagallescamente frasi fatte, con il “loro libro giallo” di preghiere in qualche tasca del vestito o nello zainetto, partivano all’attacco, in modo subdolo, là dove sapevano di trovare qualche proselito, a iniziare dalla famiglia. Il loro campo specifico era anche la bassa milanese, ritenuta terra di missione, dove si insediarono in qualche punto strategico (vedi Mediglia e dintorni), con l’appoggio di qualche prete diocesano consenziente. Sì, andavano come missionari alla conquista delle terre di nessuno, o di zone ancora di appartenenza del comunismo mangiabambini. Ma erano spinti soprattutto da un interesse personale, anche se spirituale: fare un’opera buona, per la propria santificazione!
Quando i Superiori, negli anni ’80, mi affidarono Balbiano e Colturano, due paesini della Bassa milanese nei pressi di Melegnano, trovai una situazione allucinante: i missionari di Cl avevano umiliato gli abitanti, togliendo loro ogni incarico pastorale.
E arrivò il momento del grande salto: da un campo strettamente religioso al campo socio-politico, occupando ogni ambito, da quello mediatico a quello culturale, assistenziale, sanitario. Nacque così la Compagnia delle Opere, un’invenzione strategica per proteggere il Movimento da ogni critica e i puri di cuore da ogni influenza del grosso animale platonico. Sì, una strategia che si rivelò ben presto in tutta la sua capacità diabolica di conciliare malaffare e regno ciellino sulla terra. Il detto machiavellico: “il fine giustifica i mezzi” fu il chiodo fisso dei caporioni ciellini. Entrarono in un giro di amicizie strane e di compromessi, tanto che fu necessario invocare la beatificazione di don Luigi Giussani come giustificazione del parto oramai in fase abortiva.
Ma, come dice la Bibbia, nel Salmo 42,8: “Un abisso chiama l’abisso”, che tradotto con parole semplici, significa: non c’è più limite alla propria ingordigia di potere.
E così arrivò l’abisso degli abissi: Comunione e liberazione si alleò con Silvio Berlusconi e la Lega con un patto d’acciaio, entrando a far parte di quell’inizio di governi della destra che misero in ginocchio per più di vent’anni la democrazia italiana. Successe di tutto, ma, nonostante le porcate e le illegalità del Capo di governo, i caporioni ciellini finsero, come omertosi, di non vedere e di non sapere, anche perché erano protetti dal Vaticano, che in quegli anni tolse la propria maschera, mettendo anche a nudo le proprie vergogne.
Nella spartizione del potere, Cl si prese anzitutto la Lombardia, suo covo natale, e iniziò l’era formigoniana. Roberto Formigoni, essendo tra l’altro lecchese, posizionò i suoi scagnozzi in ogni angolo della Brianza, occupando i giornali locali, la direzione degli ospedali, creando scuole cielline, ecc. Ogni voce dissidente veniva messa a tacere, con il rischio di essere processata da tribunali interni ciellini. Anche le parrocchie furono prese d’assalto, almeno quelle centrali, imponendo alla curia milanese in caso di alternanza ricambi sempre nell’ambito ciellino. Si presero con facilità appalti redditizi, occuparono le agenzie di collocamento, arrivarono al punto di subentrare in qualche ditta in crisi, licenziando dipendenti e operai per sostituirli con appartenenti al proprio Gruppo.
La rete era tale che era impossibile romperla. Il cerchio sembrava perfetto, con l’aureola del santo Fondatore. Cl era il vero cancro della Chiesa di Cristo, una piovra dai mille tentacoli.
Lo stesso Maligno restò sorpreso nel constatare di essere stato superato. Chi era il suo antagonista, più bravo di lui?
Invocai più volte lo Spirito, perché si destasse finalmente per non lasciare che i giusti venissero travolti dall’orda diabolica, risucchiati nel vortice abissale.
Forse la mossa meno azzeccata della gerarchia vaticana (dicono che sia stato Benedetto XVI di persona a sceglierlo) fu la nomina a vescovo di Milano del ciellino cardinale Angelo Scola. Feci di tutto per contrastare tale nomina, proponendo di scendere in Piazza Duomo per gridare allo scandalo. Pensate: da teologo aveva abbandonato la diocesi milanese per andare altrove, precisamente presso il vescovo suo amico, ciellino, di Teramo, per farsi ordinare prete in anticipo, per evitare di fare il servizio militare. Privilegio che gli era stato negato a Milano. Ecco lo scandalo: fuggito da Milano, ora rientrava come vescovo! Aveva disobbedito al suo vescovo, Giovanni Colombo, ed ora pretendeva obbedienza dai suoi preti!
Arrivò a Milano in un momento difficile per Comunione e liberazione: qualcuno disse che era stato mandato per sistemare Cl. Se fosse vero, sarebbe il colmo: un vescovo non è forse il pastore a cui deve stare a cuore tutto il gregge?
E lo Spirito finalmente si svegliò. Come permettere un piano diabolico che era da tempo in cantiere, e che bisognava al più presto realizzare: Roberto Formigoni come Capo del Governo o addirittura Presidente della Repubblica, e Angelo Scola Capo della Chiesa?
Lo Spirito ruppe le uova nel paniere, scuotendo la magistratura che scoperchiò il marciume ciellino, con la successiva caduta di Formigoni, finalmente denudato. Angelo Scola dal Conclave uscì sconfitto e umiliato, e dovette tornare a Milano per patire gli ultimi anni del suo mandato, in attesa che lo Spirito desse un’ulteriore scossa, illuminando la mente di papa Francesco perché lo sostituisse al più presto con un vescovo, non solo fuori dalla cerchia ciellina, ma nemmeno appartenente a qualche Movimento ecclesiale».
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Formigolandia

Non voglio tanto parlare della persona di Roberto Formigoni, quanto del suo strapotere che egli ha esteso su tutta la Lombardia e oltre, con una tale capillare ragnatela di servitù e di servitori da tenerlo incollato col sedere per tanti anni al cadreghino della Regione, per non vedersi sfasciare di colpo il castello che si è costruito con pazienza certosina. Tanto certosina da plagiare conventi maschili e femminili.
Un regno, la formigolandia, dove la legalità e la moralità hanno imparato a convivere in perfetta armonia, al servizio però di una divinità che non ha certo il sapore della Gratuità. Rinnego il dio di una setta che parla solo il linguaggio dell’avere, distribuito però con le mani consacrate.
Ho parlato di legalità e di moralità, ma, evitando di mettere in dubbio la legalità per non rischiare qualche denuncia, non riesco proprio a far combaciare la moralità formigoniana con il messaggio evangelico. Sono su due piani completamente diversi. A meno che i vangeli non siano cinque, e allora tutto è semplice: lo spirito santo avrebbe ispirato il quinto su misura di Comunione e Liberazione e del suo braccio finanziario, l’incarnazione economica dell’ideale ciellino.
Il problema però c’è: se la legalità formigoniana coincida con il Vangelo. Almeno nell’intento. La perfezione non esiste su questa terra. Formigoni e company possono anche essere a posto in coscienza con la legge civile, che ammette certi giochetti e chiude un occhio su certi compromessi, ma come può un cattolico o chi si presume tale ad agire con lo stesso concetto di legalità dei nostri politicanti?
Certo che lo può fare, però non si presenti come cattolico, e tanto meno come rappresentante di un Movimento ecclesiale che vanta di essere l’erede del carisma profetico di don Luigi Giussani.
Arriviamo al dunque. È inutile insistere sulle contraddizioni o sulle blasfemie di un Movimento cattolico che ogni giorno si vende anima e corpo al mercato, appoggia una destra berlusconiana che finora non ha fatto altro che calpestare ogni diritto democratico, ed è alleato, bene o male, con il partito più xenofobo esistente in Italia, cioè la Lega. Sì, lo sanno tutti: tre partiti che si odiano e si scannano, ognuno con l’intento di spartirsi meglio i poteri. Ma chi punta al massimo è proprio il partito di Formigoni che si serve della buona fede degli ingenui del Movimento e sfrutta il ramo finanziario. Lui punta all’apice del potere politico e apre il campo anche alla conquista della gerarchia della Chiesa. Un ciellino papa, e lui, prima Presidente del Consiglio, e poi Capo dello Stato. E così finalmente il regno di Dio sarà restaurato sulla terra. Ma… come la pensa Cristo?
Non voglio dare un consiglio a nessuno e tanto meno a te, Roberto Formigoni. Vorrei dirti solo una cosa: Fàtti da parte, sei ancora in tempo per dire: Ho compiuto il mio dovere, ora lascio il posto da altri. E vorrei dire anche al tuo Movimento: Sciogliti, lascia i tuoi seguaci liberi di andare per la loro strada, è giunta l’ora che la Chiesa si liberi di queste strutture che tengono schiavo il Vangelo. Strutture che non sono altro che legami. Strutture che impediscono agli spiriti di volare alto. Troppi pesi rallentano il passo della Chiesa verso l’Umanità. È tempo di profezia. E la profezia non vuole stampelle.
Ognuno è libero di usare i mezzi che vuole, ma che questi mezzi però non diventino né un ideale e tanto meno un fine. Comunione e Liberazione ha qualcosa di diabolico: si è alleata col potere più schifoso, più osceno, più disumano. E usa gli stessi mezzi, perché il fine è lo stesso.
La vostra fine è vicina. Vicina per te, Roberto Formigoni. Vicina per il tuo Movimento. Non parlo di morte fisica. Parlo di una fine ancor peggiore. Sarete annientati dalla Profezia evangelica, che vi denuderà, vi coprirà di vergogna.
Formigoni, ritirati! E voi, Cl e Cdo, scioglietevi. Lasciate che la Chiesa si ravveda e si riprenda l’anima perduta.

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