GIUBILEO: tra amnistie, confessionali e… businnes
di don Giorgio De Capitani
Non tocco il problema dell’amnistia ai carcerati. Non saprei esattamente se il Papa si riferisse ad un condono di pena anche nel campo civile. Vorrei parlare invece di ciò che ritengo più attinente al campo della fede, ovvero della remissione dei peccati e delle indulgenze.
Non vorrei tornare a parlare delle indulgenze. Ho già detto più volte il mio pensiero, che si fonda su argomenti anche teologici. Le indulgenze sono la più grossa balla della Chiesa, che per secoli e secoli ha distribuito grazie e condoni a titolo “personale”, strumentalizzando i voleri di Dio secondo interessi puramente terreni. Fino a quando parlerà di indulgenze, la Chiesa resterà vittima di se stessa, e starà al gioco di chi imbroglia e inganna le anime più allocche.
Sul ritorno ad una grande confessione assolutoria dei peccati da estendere a tutti, ho forti dubbi sulla sua efficacia interiore. Sarà un fallimento generale, anche perché, dopo aver allontanato numerosi penitenti perché scomunicati, sarà difficile dir loro: Scusate, siamo stati troppo cattivi! Ora vi aspettiamo…
A parte il fatto che anche qui, oltre ad una iniziale irritazione, la gente, anche credente, ha imparato a fregarsene delle scomuniche. La Chiesa ha scomunicato i comunisti, e i comunisti hanno continuato come prima, e, se si sono poi estinti, non è stato per le scomuniche, ma perché i tempi sono cambiati. Quando i comunisti sono passati all’altra sponda, votando Berlusconi e Lega, allora la Chiesa li ha riammessi ai sacramenti. Mi chiedo: era meglio il comunismo oppure il berlusconismo e il razzismo leghista? Ora la Chiesa, almeno in parte, si sta accorgendo di ciò che di male ha fatto il berlusconismo e ciò che di male sta facendo la Lega. Troppo tardi!
Non vorrei insistere nel ripetere che oggi bisognerebbe riscoprire ciò che è il vero “peccato”, in una società dove i comportamenti personali incidono nella misura in cui i rapporti sociali sono violati dal punto di vista soprattutto della giustizia e della fratellanza. Non credo che la masturbazione o l’uso del preservativo producano effetti devastanti sulla società. Anche il problema degli omo per la Chiesa non è mai stato una questione diciamo di carattere sociale, ma solo etico, in nome di quelle norme veterotestamentarie che erano il prodotto di un altro tipo di società, sempre condizionata dalla religione. Dio approva ciò che la religione vuole.
Perché la Chiesa è ancora così chiusa al sesso, ai diritti civili da estendere anche alle coppie di fatto, agli omo, ecc.?E poi parla di amnistia ai carcerati? Ma chi sono i veri carcerati? Solo quelli che si trovano nelle prigioni statali? E che dire delle anime rese schiave da una religione senza cuore?
Da ultimo. Presso gli ebrei, il giubileo aveva anzitutto uno scopo di carattere sociale. Ogni tot anni, i debiti venivano estinti e i beni della terra tornavano agli antichi proprietari: questo per evitare l’accumulo, ciò che oggi chiamiamo latifondismo o capitalismo. Perché il Papa non parla di queste cose? Perché non invita i potenti a estinguere i loro crediti nei riguardi delle popolazioni più povere: povere anche perché sfruttate dagli stessi creditori?
Mi sarei aspettato che il papa, per il prossimo giubileo, calcasse la mano su coloro che hanno troppo, per aver rubato a milioni di persone il loro diritto ad avere il “suo”. Non sto dicendo che la Chiesa, nelle sue Encicliche sociali, non abbia mai parlato di destinazione universale dei beni, ma vorrei dire che il Giubileo è una grande occasione per insistere e battere questo chiodo.
Ma tutto si ridurrà ad una grande messinscena, anche spettacolare, con una tale migrazione di pellegrini da competere con la massa dei poveracci che fuggono dai loro paesi in cerca di un po’ di felicità. Tranne che questi ultimi procurano paure e anche violenze, mentre i romei in cerca di qualche perdono per le loro malefatte faranno magari crescere il pil e anche le casse vaticane.
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da Vatican Insider
1/09/2015
Il Papa:
«Durante il Giubileo tutti i preti assolveranno l’aborto»
La lettera di Francesco a Fisichella: l’indulgenza giubilare sarà concessa in tutte le cappelle delle carceri: la porta della cella sarà come la Porta Santa. L’assoluzione sarà pienamente valida anche confessandosi dai sacerdoti della Fraternità San Pio X fondata da Lefebvre. Si potrà ottenere l’indulgenza anche con le opere di misericordia
ANDREA TORNIELLI
CITTA’ DEL VATICANO
Durante il Giubileo tutti i preti potranno assolvere in confessione il peccato di aborto. È una lettera con tre significative novità riguardanti l’Anno Santo straordinario dedicato alla misericordia quella che Papa Francesco ha scritto all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione incaricato di preparare le iniziative giubilari.
Ecco le novità contenute nella missiva, datata 1 settembre. La prima: tutti i sacerdoti del mondo, non soltanto dunque i «missionari della misericordia», durante il Giubileo potranno assolvere il peccato di aborto. La seconda: l’indulgenza giubilare potrà essere ottenuta non soltanto nelle basiliche romane o nei santuari e nelle cattedrali delle varie diocesi, ma anche nelle cappelle di tutte le carceri del mondo. Infine, la terza significativa novità: auspicando che si facciano passi avanti verso la piena comunione con la Fraternità San Pio X fondata dall’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre, Francesco scrive che le assoluzioni sacramentali amministrate dai preti della Fraternità sono pienamente valide, anche se chi l’ha amministra non ha la facoltà per farlo legittimamente.
«Uno dei gravi problemi del nostro tempo – scrive il Papa – è certamente il modificato rapporto con la vita. Una mentalità molto diffusa ha ormai fatto perdere la dovuta sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita. Il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta».
«Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere. Penso, in modo particolare, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto. Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza. Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al sacramento della confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre».
«Anche per questo motivo ho deciso – afferma Francesco nella lettera – nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono. I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza».
È evidente la volontà del Vescovo di Roma di permettere al numero maggiore di persone possibile di riavvicinarsi alla Chiesa e ai sacramenti, senza perdere nessuno. Il procurato aborto, che prevede la scomunica latae sententiae (1398) per la donna, per chi la induce ad abortire e per chi pratica o coopera all’aborto, non può di norma essere assolto da tutti i confessori, ma soltanto dal vescovo o da alcuni sacerdoti da lui delegati. In talune circostanze, come ad esempio durante la Quaresima o l’Avvento, alcuni vescovi estendono a tutti i sacerdoti della loro diocesi questa facoltà. Con la sua decisione, Francesco dà una dimensione universale a questi casi, permettendo a tutti i confessori di concedere il perdono a chi ha abortito o ha procurato l’aborto.
Per quanto riguarda la seconda decisione, da essa risulta evidente l’attenzione particolare che Francesco vuole concentrare su chi si trova dietro le sbarre, facendo tutto il possibile perché i prigionieri che lo vogliano possano ottenere l’indulgenza giubilare all’interno delle carceri in cui si trovano. « Il mio pensiero va anche ai carcerati – scrive Francesco – che sperimentano la limitazione della loro libertà. Il Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto».
«A tutti costoro giunga concretamente la misericordia del Padre che vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono. Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà».
Infine la terza decisione. Il Papa scrive: «Un’ultima considerazione è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità».
«Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli – scrive il Pontefice – per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati».
Un gesto di misericordia e una mano tesa alla Fraternità sacerdotale tradizionalista, dunque. I sacerdoti lefebvriani non sono mai stati scomunicati, e ai loro vescovi la scomunica latae sententiae per essersi fatti ordinare senza il mandato di Roma è stata ritirata da Benedetto XVI. Ma lo stesso Papa Ratzinger ha precisato che «finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri – anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica – non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa». Ciò significa che non hanno la facoltà di confessare. La confessione è l’unico sacramento per il quale si richiede che il ministro sia non soltanto validamente ordinato, ma che abbia anche la necessaria facoltà di giurisdizione.
La Chiesa, sulla base del canone 144 del Codice di diritto canonico, ha sempre comunque cercato di salvare il fedele: «Nell’errore comune di fatto o di diritto… la Chiesa supplisce, tanto nel foro esterno quanto interno, la potestà di governo esecutiva». Si suppone cioè che il fedele non sia pienamente cosciente dell’irregolarità dei sacerdoti della Fraternità. Si tratta comunque di una situazione transitoria, che non è destinata a durare troppo a lungo. Con la decisione contenuta nella lettera a Fisichella, Papa Francesco, pensando al bene dei fedeli, legittima dunque pienamente nel periodo giubilare le confessioni amministrate dai preti lefebvriani.
Nella lettera di Francesco a Fisichella si ribadiscono le tradizionali condizioni per ottenere l’indulgenza giubilare da parte di tutti i fedeli: la visita alla cattedrale o in un santuario della diocesi dove è stata aperta una «porta santa», la confessione e la celebrazione eucaristica con una riflessione sulla misericordia, la professione di fede e la preghiera per il Papa e per le intenzioni che «il Papa porta nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero». Gli ammalati e gli infermi che sono impossibilitati a muoversi di casa otterranno l’indulgenza pregando e assistendo a una celebrazione attraverso i mezzi di comunicazione.
Francesco ribadisce che l’indulgenza può essere ottenuta per i defunti e ricorda infine l’importanza delle opere di misericordia corporale e spirituale, aggiungendo che «ogni volta che un fedele viva personalmente una o più di queste opere, otterrà l’indulgenza giubilare».
UNO SPARTACO CHIESE AL PRETE SE CONFESSANDOSI DIO AVREBBE ASSOLTO I PECCATI. ALLORA IL PRETE GLI RISPOSE, SI CERTAMENTE! LO SPARTACO AGGIUNSE: BENE, ALLORA UOMO FATTI DA PARTE!
UNO SPARTACO CHIESE AL PRETE SE CONFESSANDOSI DIO AVREBBE ASSOLTO I PECCATI. ALLORA IL PRETE GLI RISPOSE, Gesù ha detto: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». LO SPARTACO AGGIUNSE: BENE, mi confessi padre
DECIDE LA DONNA SE ABORTIRE O MENO, (MOTIVI O NON MOTIVI) SENZA SE E SENZA MA E NON C’E’ RELIGIONE CHE TENGA.
e se la nascitura è femmina? quale delle 2 donne decide?
A parte il fatto che “la nascitura” è sempre una femmina, quali sarebbero le “2 donne”? C’è solo UNA donna, la madre: anche se aspettasse una femmina e decidesse di farla nascere, non nascerebbe un’altra “donna”, ma una bambina. L’unica donna è la madre ed è solo lei che decide, e che ha il diritto di decidere, se portare avanti o no la gravidanza.
certo. ho scritto 2 donne per brevità è chiaro che si tratta di una donna e di una bambina. riformulo il quesito, tra una donna e una bambina chi decide? personalmente mi metto dalla parte più debole, quella che non può far sentire la sua voce
Io ho già risposto al suo quesito: decide la madre. Io mi metto dalla parte della madre, che è l’unica a dover decidere e può avere motivi anche molto gravi per non voler portare avanti una gravidanza. E badi, non si tratta di forti o deboli: in un caso di aborto non ci sono né vincitori né vinti. Ma per me la madre ha sempre il diritto di decidere, soprattutto in caso di stupro, malformazione del concepito o rischio per la propria vita. So bene che l’aborto è un argomento spinoso, ma io non me la sento di condannare le donne che in questi casi decidono di abortire. Io farei lo stesso.
Sarò cinico, ma ho l’impressione che di questi tempi qualsiasi occasione sia buona per montarci su un bel business: è il sistema capitalistico che, volenti o nolenti, ha ormai preso piede anche nei presunti paesi pseudo-socialisti. E la chiesa cattolica si adegua, cosicché il giubileo, fatti salvi gli aspetti confessionali veri e propri, probabilmente “si ridurrà ad una grande messinscena, anche spettacolare, con una tale migrazione di pellegrini da competere con la massa dei poveracci che fuggono dai loro paesi in cerca di un po’ di felicità…” Vorrei tanto non sbagliarmi, ma sembra una sorta di Expo 2.00, almeno da un punto di vista socio economico.
Sono completamente d’accordo con Don Giorgio. Per quanto riguarda l’aborto, io non parlerei di “perdono”, ma di comprensione per le donne che si sono trovate a dover compiere quella scelta difficile. Bisogna anche tenere conto delle motivazioni alla base di tale scelta: gravidanza in seguito a uno stupro, grave malformazione del feto, rischio per la salute della madre… A queste donne serve comprensione, umanità, occorre mettersi nei loro panni. Non serve il “perdono”. Ma il gesto di Papa Francesco è comunque preferibile all’atteggiamento di condanna che non tiene conto delle circostanze, delle motivazioni, di niente, che è sempre stato tipico della maschilista, rigida e retrograda Chiesa Cattolica.
la questione sta tutta nella domanda, il frutto del concepimento è un bambino oppure no? perché se è un bambino lo stato italiano ha legalizzato più omicidi di quanti ne ha perpetrati Adolf Hitler con i suoi forni
Gentile Valentina 1, non desidero entrare in polemica con nessuno. Io rispetto tutte le opinioni, soprattutto quando si tratta di argomenti delicati e di scelte che riguardano la vita privata di ciascuno. Ma io mi tengo la mia opinione: sono favorevole all’aborto, specialmente nei casi drammatici che ho elencato. Per me la madre prevale sempre sul “frutto del concepimento” e ritengo che solo lei debba decidere se portare avanti o no una gravidanza. Per rispondere alla sua domanda, lei sa benissimo che il bambino è il risultato finale di una gravidanza. Ma il “frutto del concepimento” non è ancora un bambino, come un bambino non è ancora un adolescente, un adolescente non è ancora un adulto e un adulto non è ancora un vecchio: a ogni fase dello sviluppo il suo giusto nome. L’aborto è un diritto della donna, che lo Stato deve riconoscere e garantire in condizioni di sicurezza a chi lo richiede. Distinti saluti.
Il termine cattolico etimologicamente riconduce ad universale, ma le concezioni cattoliche sono invece particolari, basate su concetti non per tutti condivisibili, a meno (in passato) di essere imposte con la violenza fisica, ed oggi ideologica (scomunica).
SUll’indulgenza come categoria teologica si sviluppò un ampio dibattito, quanto meno dai tempi del protestantesimo, ma io credo che in realtà solo Dio, inteso come dimensione metafisica,decida l’ultimo destino finale delle nostre anime, a prescindere da atti o decisioni della chiesa.
Potrebbe forse perdonare, per usare una categoria umana, quanto la chiesa non perdona, o viceversa.
E, comunque, i concetti di colpa e perdono sono prettamente umani, non credo siano adatti a capire il rapporto tra uomo e Dio.
Fisichella chi? … quello delle bestemmie contestualizzate?
Mi ha stupito assai la legittimazione dell’assoluzione impartita dai sacerdoti lefebvriani: non per il fatto in sé, ma per le ricadute pastorali. I preti della fraternità san pio X portano avanti insegnamenti contro il Concilio Vaticano II. Non è che in quest’amnistia generale del giubileo si stia perdendo il discernimento sulla pastorale? Discernimento significa chiedersi che cos’è veramente urgente fare oggi per rivitalizzare il mondo con il sale e la luce del vangelo