Ansiosi, depressi, ipersessualizzati e solitari. Il disagio della generazione Z

www.huffingtonpost.it
18 Maggio 2023

Ansiosi, depressi, ipersessualizzati e solitari.

Il disagio della generazione Z

di Huffpost Italia
Dossier del magazine “Vita” .”Bisognerebbe creare una rete che sul territorio accolga e sostenga il ragazzo. Serve un approccio psicoeducativo, che riguardi e coinvolga tutta la comunità”, scrive Sabina Pignataro
“Gioventù bruciata” è questo il titolo dell’ultimo numero della rivista Vita, che, in 55 pagine, indaga la “sofferenza” della generazione Z, profilando, simultaneamente, strade percorribili per futuro più attento alle nuove generazioni.
Avvalendosi del contributo di ricercatori, medici e specialisti, la nuova uscita del magazine propone una disamina dello status che contraddistingue i giovani. A venir fuori dati allarmanti. 2 milioni di ragazzi risultano affetti da disturbi mentali. Ansia, depressione e auto-lesività sono tra le principali diagnosi in aumento. “Nel corso del 2022 il Servizio di ascolto e consulenza 19696 di Telefono Azzurro ha gestito 2.886 casi, con una media di otto casi al giorno. Il 37,26% di essi rientra nell’area salute mentale: significa che quasi 4 minori su 10 hanno chiesto aiuto per ideazione e progettazione di suicido e per atti autolesivi. Sei minori su 10 tra quelli che hanno chiesto aiuto rientrano nella fascia 15-17anni”, avverte Simona Maurino, psicologa, Contact center manager di Telefono Azzurro, intervistata da Sabina Pignataro.
Non solo. Ben 3 milioni di giovani soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Tra loro, significativo il numero di bambini. Negli ultimi dieci anni infatti si sarebbe considerevolmente abbassata l’età di insorgenza di questa patologia, con esordi frequenti già a 8-10 anni. “Di anoressia, bulimia e binge-eating si muore ogni giorno, da oltre trent’anni. E si muore non perché di per sé siano malattie incurabili benché subdole, ma perché non ci si può curare subito e bene”, denuncia Stefano Tavilla, presidente di Mi Nutro di Vita e papà di Giulia, morta a 17 anni per bulimia. “Oggi l’attesa per una prima visita è di tre mesi se il paziente è minorenne e cinque, sei mesi se maggiorenne”.
Un allarme viene lanciato anche per quanto riguarda la sfera affettiva e sessuale. Una quota importante di giovani vive il sesso in modo inattivo. Di contro, si registra una percentuale di giovanissimi ipersessualizzati, che assumono a mo’ di paradigma la narrazione pornografica e che non esitano a ricorrere all’uso di medicinali come il Viagra per ottenere determinate prestazioni sessuali. Largamente diffuso inoltre è il sesso violento, a cui si correla un aumento esponenziale di casi quali lo stupro di gruppo. Controllo e gelosia sembrano infine gli assi portanti su cui costruire la relazione. Lo sottolinea il progetto europeo ‘Developing approaches and tools to end online teen dating violence’ di Save the Children che evidenzia, tra i ragazzi con età compresa tra i 14 e i 25 anni, comportamenti come la creazione di un profilo social fake per controllare il partner (73,4%), l’abuso di telefonate o messaggi (62,5%), il controllo degli spostamenti (57%), pressioni per l’invio di foto sessualmente esplicite (55,1%) o la minaccia di diffusione di foto o video imbarazzanti (40,6%). Non stupisce allora che più di un giovane su cinque tra gli 11 e i 24 anni nella relazione affettiva ha subito violenza psicologica o verbale, fisica o sessuale.
La strada del crimine è poi una via largamente percorsa. Ammontano a 28.881 i minorenni denunciati o arrestati nel 2022, il 14% in più rispetto al 2019. Reati contro la persona, rapine, estorsioni e spaccio sono all’ordine del giorno. Salgono così del 35% gli omicidi, del 65% i tentati omicidi, del 91% le rapine. “Abbiamo un arresto al giorno, a volte anche due. Il numero di minorenni che viene fermato dalle forze dell’ordine è altissimo e non si può più parlare di emergenza: il disagio è strutturale. La soluzione non è potenziare il penale. È invece rafforzare sul territorio il sistema di prevenzione”, rimarca la presidente del Tribunale di Milano Maria Carla Gatto
Opta inoltre per la fuga in mondi virtuali un gran numero di adolescenti. Secondo uno studio dell’Iss, quasi in 500mila potrebbero avere una dipendenza da videogiochi, pari al 12% della popolazione di riferimento. Il genere maschile è più colpito, con percentuali che arrivano al 18% fra gli studenti delle scuole secondarie di primo grado. Altri 100mila studenti (il 2,5%) presentano caratteristiche compatibili con una dipendenza da social media, fenomeno che si tinge di “rosa”, raggiungendo il 5,1% fra le studentesse di 14-17 anni.
A ciò si associa la scelta di un vero e proprio ritiro dalla società. Sono 54mila i “solitari” che abbandonano gli studi, si chiudono nella propria abitazione o nella propria camera e interrompono le relazioni con il mondo esterno per settimane o per mesi. L’età più critica risulta essere i 13 anni. “Si ritirano dalla scuola e dalla società in preadolescenza o adolescenza o all’inizio della giovane età adulta perché sperimentano un senso di inadeguatezza e fallimento rispetto alle aspettative interiorizzate durante l’infanzia”, chiarisce Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta presidente della Fondazione Minotauro. “Lo sguardo di ritorno dei coetanei a scuola e la competitività serrata che la società adulta alimenta ogni giorno promuovono un senso di vergogna e di impresentabilità, che li spinge a ritirarsi e a suicidarsi socialmente, nel momento in cui bisognerebbe, invece, nascere socialmente. I ragazzi e le ragazze che si ritirano sono persone in difficoltà e sofferenti, le altre definizioni servono agli adulti per liberarsi la coscienza dalle proprie responsabilità, dai modelli che ogni giorno a scuola, in famiglia e nei mass media proponiamo”.
Il malessere delle nuove generazioni si palesa infine sui banchi di scuola. Accanto al dato storico di circa 100mila abbandoni annui, nel giugno 2022 sono stati segnalati quasi 82mila ragazzi non scrutinati per troppe assenze. E chi a scuola ci va, spesso non ci sta bene. Dai licei alle università, gli studenti denunciano un pressing eccessivo su performance, competizione, voto e merito.
Mentalmente instabili. Violenti. Criminali. Solitari. Se così appaiono i giovani, di riflesso sembra quindi apparire la società in cui vivono. “Disinteressata, disattenta, basata sul primeggiare, sulla legge del più forte. Del più potente. Schiava e tiranna”. E allora, se certamente “servono unità di cura e di servizi specifici – scrive Sabina Pignataro – serve pure un approccio olistico che non si riduca ad interventi pensati solo a livello di presa in carico individuale, centrati esclusivamente sugli aspetti sanitari o psicologici, né sull’onda dell’emergenza. Serve intercettare precocemente le situazioni e creare una rete che sul territorio accolga e sostenga il ragazzo e la famiglia, complementare alla risposta terapeutica. Serve un approccio psicoeducativo, che riguardi e coinvolga tutta la comunità”.

Lascia un Commento

CAPTCHA
*