Come mai oggi me la prendo tanto per Perego, quando sono rimasto “assente” per più di cinquant’anni?
Come mai oggi me la prendo tanto per Perego,
quando sono rimasto “assente”
per più di cinquant’anni?
di don Giorgio De Capitani
Qualche “pereghino”, nella solita maniera di non mostrare il proprio viso, mi ha accusato di essere stato “assente” in tutti gli anni in cui Perego è stato distrutto dal punto di vista amministrativo. Non entro nel campo religioso, perché questo sarebbe un altro capitolo, non certo meno complesso, in cui, però, lo vedremo, ci sono state interferenze, non certo da parte dei pastori, a cui stava a cuore soprattutto l’anima delle proprie pecorelle.
Che cosa rispondere? Che effettivamente sono stato “assente” e che ora di colpo mi son preso a cuore Perego, dopo averlo abbandonato alle proprie sorti?
È vero: sono stato “assente”, ed ora me ne preoccupo. Ma non mi sento in colpa, e lo spiego.
Sono nato a Rovagnate, nel 1938. Figlio di onesti operai, che non ebbero mai la fortuna di avere una casa propria. Nel 1947, fummo costretti a uscire di casa: era di proprietà di Angelo Villa, che aveva una propria impresa edile (tra l’altro, costruì negli anni ‘40 la chiesa di Monte). Un mio zio, anche per sdebitarsi di tanti favori ricevuti, dopo averla acquistata, ci dette la possibilità di prendere dimora nella ex Villa Scuri, a Perego. E qui rimanemmo, fino a quando lo stesso zio, chissà per quali motivi, ci fece lo scherzo di vendere la Villa senza avvisarci, e così di nuovo restammo sulla strada. Ma il parroco don Giovanni ci venne in soccorso, offrendoci in affitto alcuni locali del Palazzo parrocchiale. E qui rimanemmo fino alla mia ordinazione sacerdotale, del 1963. Con papà e mamma (le frattempo le due sorelle si erano sposate) andai a Introbio, per la mia prima destinazione pastorale. Qui rimasi fino all’inizio del 1966. Nel mese di marzo venni destinato a Cambiago. La storia prosegue: potete leggerla nell’ultimo libro che ho appena scritto: “Da Introbio fino a Monte di Rovagnate”. Se qualcuno non avesse 5 euro per acquistarlo, può leggerlo in pdf, sul mio sito.
Le diverse esperienze fuori Brianza mi sono servite ad aprire la testa, e ad acquisire di volta in volta esperienze arricchenti.
Ho sempre seguito un principio, a cui non ho mai rinunciato: darmi anima e corpo sul posto di lavoro, e per me il lavoro era di volta in volta le varie esperienze pastorali. Non ho mai evaso, per nessun motivo. Sì, pensavo talora anche ai miei luoghi di origine, ma, soprattutto negli anni in cui ero a Sesto San Giovanni, dove lo smog sostituiva la fitta nebbia della Val Padana, sognavo di potere – almeno per qualche mezza giornata – respirare l’aria buona della Brianza, e gustarne la natura. Ma il mio dovere mi legava alla mia città.
Sì, per me era sacro anzitutto il luogo dove risiedevo, perché lì, solo lì, era la mia “casa”. In toto. E poi non mi si era mai offerto alcun pretesto per tornare a Perego: non avevo più nessun parente, e, tra l’altro, non ricevevo inviti, forse perché sapevano della mia inflessibile ”inamovenza”.
E se, in tutti quegli anni del mio ministero pastorale, fosse capitato che qualcuno avesse tentato di dar fuoco all’intero paese di Perego, che cosa avrei fatto? Probabilmente, avrei continuato a fare il mio lavoro, là dove in quel momento ero di casa.
Ma… quando, sotto la guida del cardinale Carlo Maria Martini, risiedei per qualche anno presso una casa privata, a Bernaga Bassa, allora le cose cambiarono. Mi presi a cuore anche i problemi di quella piccolissima comunità. Mi ricordo, tra l’altro, di aver promosso una raccolta firme per ottenere un miglior servizio per l’acqua nella frazione. Cercai, proprio sul territorio di Perego, di realizzare qualche mio sogno: aprire ad esempio presso la Villa di proprietà, prima di monsignor Longoni, e attualmente di Tombini, un Centro particolare per i bisognosi di cure psichiatriche, e, in Val Curone, anche un Centro per il recupero dei tossicodipendenti. Per queste due vicende, che abortirono per tutta una serie di cause e concause veramente allucinanti, vi invito di nuovo a leggere il mio libro già citato.
Ed è stato in quel momento che venni a conoscenza di quanto succedeva a Perego. Qui, riprendo alcune righe del libro, pag. 81-82:
«All‟inizio del 1986, don Giovanni Premoli lasciava la parrocchia di Perego. Senza dilungarmi troppo, faccio solo alcune riflessioni del tutto personali su questo parroco, che ancora oggi tutti ricordano, nonostante avesse avuto, più che difetti, non pochi “eccessi” di zelo. Non penso di aver conosciuto nella mia vita un altro parroco “zelante” come don Giovanni! Quando risiedevo a Bernaga, ogni giorno, prima dell’alba, scendevo in canonica a recitare insieme il Breviario. Da solo non ce la faceva: si appisolava facilmente. Finita la preghiera, lo lasciavo sfogare. Aveva sempre mille cose da dirmi, anche se alla fine il discorso tornava al solito punto: i soliti due “individui”, ora l’uno ora l’altro, gli rendevano difficile la vita, ed egli ne soffriva da morire. E loro, i due “individui”, quasi si divertivano! In ogni caso, don Giovanni dalla sua aveva tante buone ragioni. Ma, nello stesso tempo, cercavo di convincerlo a pensare al suo futuro. Forse era giunto il momento di lasciare. Mi diceva di sì, ma poi non si decideva. Contemporaneamente, premevo sui superiori perché scegliessero la persona “giusta”, come successore. Mi rimproveravano: “Tu sei sempre il solito! Non ti fidi mai di noi!”. Già! Come fidarsi, dopo tante ‘stecche’ che ho potuto io stesso constatare?
Finalmente don Giovanni si decide a lasciare. Non gli è stato facile, dopo trent’anni di permanenza a Perego!
I superiori mi chiedono la disponibilità, durante l’emergenza, di prendere in mano la parrocchia. Accetto. Ricordo ancora quei pochi mesi: mi sentivo di nuovo pastoralmente utile. La gente, nel frattempo, nutriva qualche illusione: che io fossi nominato parroco. Ma non era ancora giunto il momento di prendere in mano una comunità».
Ecco, uno dei due “individui” era proprio il nostro “caro” maestro Giorgio dall’Angelo. Un maestro che approfittava degli strumenti della scuola dove insegnava per ciclostilare un giornaluncolo (non era “Caffècorretto”!), di odore ideologico-politico, fatto distribuire di casa in casa, dagli stessi alunni. Dico ciò che ho constatato con i miei occhi, e non per sentito dire. Su questo giornaluncolo appariva di tutto, e si contestava, spesso e volentieri, l’operato di don Giovanni, mettendolo in ridicolo, vergognosamente, senza alcun rispetto per la persona.
Lo si sapeva: Giorgio Dall’Angelo, appena aveva a che fare con un debole, ci prendeva gusto, soprattutto se era un prete. Forse per una innata vocazione, voleva lui stesso fare il prete, e l’ha fatto come maestro e poi come sindaco. Che cos’erano le settimane residenziali al mare, quasi un’alternativa all’oratorio feriale? Si diceva miscredente o qualcosa di simile, e poi ogni anno organizzava in paese il Presepe vivente, occupando per le prove ore e ore di scuola, magari intere giornate.
Quando nel 1996 il cardinale Martini mi inviò a Monte, pur essendo vicino al mio Paese di Perego (a qualche chilometro di distanza), dove continuai a mantenere la residenza civica, mi presi subito a cuore la mia nuova piccola comunità, ignorando “quasi” Perego, riservandomi però il mio dovere-diritto di elettore
Ho detto “quasi”, in realtà forse sono stato il primo a suscitare scalpore attorno al Piano edilizio “Gloria”, che prevedeva (e prevede) un gruppo di villette o di condomini sul terreno sovrastante le scuole e il palazzo comunale. Avevo tra l’altro interpellato un geologo, il quale, conoscendo bene il territorio della collina, mi aveva espresso forti perplessità per eventuali costruzioni di notevoli dimensioni sul terreno sopra il Comune. E mi ricordo di aver anche tirato in ballo un altro Piano edilizio, a Lissolo. Anche su questo vorrei qualche chiarezza.
C’è di più. Ci sono stati momenti in cui, durante soprattutto l’amministrazione di Giorgio Dall’Angelo, la canonica di Monte divenne la sede di incontri con la minoranza. Fu in quel momento che toccai con mano l’inconsistenza anche dell’opposizione, la quale si sfasciò del tutto, del resto già divisa tra Destra/Sinistra e Lega, quando il sindaco si aggravò a causa della sua malattia. Mi sentii dire: “Come si fa ora a contrastarlo politicamente?”. Al che risposi: “Amicizie e malattie non devono mai compromettere il Bene comune! Certo, di fronte alla malattia bisogna avere tanto riguardo per la persona, ma non si deve permettere che nel frattempo l’amministrazione faccia le porcate che vuole. Anzitutto: se io sapessi di avere una malattia in corso, non mi candiderei a fare il sindaco; secondo: se, durante il mio mandato, mi capitasse una malattia grave, rinuncerei all’incarico. Il Bene comune richiede salute, efficienza e tempo”. Pensatela come volete. Nessuno deve assumersi un incarico come se fosse un onore o la conclusione di una bella carriera. Ogni incarico è servizio, e, se non si può più servire, si lascia l’incarico. Ho detto questa cosa anche a proposito degli ultimi anni di Giovanni Paolo II, ed è per questo che non smetterò di elogiare il gesto di rinuncia fatto da Benedetto XVI!
Ma torniamo a Monte. Quando venni a sapere che una famiglia della mia parrocchia era stata derubata da un assessore del Comune di Perego nel proprio diritto di prelazione sulla casa dove da cent’anni abitava, come custodi, giardinieri, coltivatori e altro, allora andai su tutte le furie. E l’assessore era l’amico del cuore di Giorgio Dall’Angelo, sindaco! Chiesi al sindaco un appuntamento: mi ricevette con un tono canzonatorio. Mi disse che era una questione del passato. Ma come poteva esserlo, se c’era una causa in ballo? Il sindaco, Giorgio Dall’Angelo, mi assicurò che avrebbe tolto in parte l’incarico all’assessore, senza tuttavia estrometterlo del tutto dall’amministrazione. Ci vuole poco per pulirsi apparentemente il culo e salvare la faccia. D’altronde, l’assessore era suo amico! Diamine, almeno dovevi consigliarlo a suo tempo, dicendogli di non fare quel gesto di sopruso! No!
Giorgio Dall’Angelo morì, in odore di santità, e furono indette nuove elezioni. Che fece la candidata sindaco, Paola Panzeri, appartenente alla cricca “Giorgio Dall’Angelo”? Rimise in lista l’assessore! Mi salì il sangue alla testa! Contestai pubblicamente e anche privatamente, la nuova lista. Ma la candidata sindaco si ostinava nel sostenere che lei non sapesse nulla della vicenda (era già avviata una denuncia nei riguardi dell’assessore per omissione di atti di ufficio!). Poi seppi che, se Paola Panzeri lo avesse tolto dalla lista, probabilmente avrebbe perso le elezioni: sarebbe mancato l’appoggio di un consistente gruppo legato all’assessore. La lista di Paola Panzeri vinse (io comunque non la votai!), e l’assessore, pur con una causa pendente sulle spalle, rimase, fino a quando arrivò la sentenza. In un colloquio con la sindachessa, le dissi senza mezzi termini: “Ora Lei lo deve buttar fuori dal Comune!”. Mi ripose che non l’avrebbe fatto, ma che toccava alla persona interessata decidere. Da allora iniziai a odiare il Comune di Perego.
Ora chiedo, da parte degli ex amministratori di Perego presenti nella nuova amministrazione, una esplicita e pubblica confessione di quanto è successo. La stessa sindachessa, Roberta Trabucchi, le cose le dovrebbe sapere, se è vero che, come mi hanno riferito, ha preso il posto dell’assessore che ha dovuto lasciare l’incarico. Non si è mai chiesta del perché delle sue dimissioni?
Ma, come si dice, chi odia ama. Ed è per questo che, ora, dopo essere stato rimosso da Monte (leggere il mio libro citato), con la gioia di alcuni parrocchiani di Monte, soprattutto di Rovagnate e di Perego, mi trovo qui a Cereda o a Perego, ad avere tutto il tempo disponibile per pensare al mio paese. Ho lottato per la fusione, ed ora lotto perché la fusione non diventi un fallimento o una catastrofe.
Lottare per me è continuare a vivere. Guai se avessi niente da fare. Sarei già in stato vegetativo. Quando ci andrò, staccherò la spina.
NOTABENE
Adesso aspetto repliche, chiarimenti, e magari anche qualche denuncia per diffamazione. In tal caso, aumenterò la dose delle verità, che nessuno finora ha avuto il coraggio di svelare.
***
Ha vinto la “cricca Giorgio Dall’Angelo”
di don Giorgio De Capitani
Nei miei precedenti articoli, avevo messo in guardia i cittadini di Rovagnate e di Perego, perché non dessero le preferenze agli ex amministratori di Perego.
Ho di nuovo sottovalutato la potenza di certe cricche, che per tenersi a galla si avvalgono del consenso, strappato ad arte, delle suore, di una certa buona fetta di “ottusi”, di legami di parentele e amicizie varie. Altro che il sud!
Da anni lo sostengo: non basta vincere, ma è importante “come” si vince. Tutto sta nelle preferenze delle persone “giuste”, “nuove”, “cariche di entusiasmo per la vera politica”, al di fuori dei soliti giri. Ma come si fa a indicare alla gente queste persone? Talora sono sconosciute, o poco note. E così vincono sempre quelli del giro, anche perché costoro fanno la campagna elettorale “pro domo sua”. Una vergogna!
L’ex Comune di Perego ha quasi sempre vinto le elezioni, con il contributo sostanzioso del voto delle Suore di Bernaga, che ora hanno inciso con le preferenze.
La fetta degli “ottusi” di Perego è tanto cieca da non vedere le strade del loro paese come colabrodo o come il gruviera, e neppure si accorge di non respirare più aria pura e di vedersi ogni giorno scomparire sotto i piedi quel verde che un tempo era il polmone vitale.
A Perego centro, e non solo, non esiste un metro di asfalto a posto, e nella parte più collinare le sterpaglie soffocano il terreno che ha perso la gioia di vedere la luce.
Quanto è rimasto dell’occhio critico di chi, giustamente, vorrebbe un paese diverso?
Già! L’occhio critico è scomparso tra i fumi delle costine o nelle varie feste paesane che sembrano il toccasana per ogni evenienza, in un intreccio di anima e di corpo, possibilmente con qualche risultato economico, a pro di questo o di quello. Un missionario c’è sempre di mezzo!
Una cosa è certa. Ora passerò all’opposizione, e aprirò sul sito una sezione riservata a eventuali critiche dei cittadini nei riguardi del nuovo Comune, anche con servizi fotografici. Togliamo il coperchio, e tiriamo fuori ogni magagna. Ce ne sono, ve lo assicuro.
Se sarà necessario procederemo anche alle denunce. A Perego è tutta una denuncia!
***
Non ce l’ho con il paese di Perego,
ma con quanti l’hanno distrutto
di don Giorgio De Capitani
Hanno fatto di tutto, tanto da farmi odiare il mio paese: Perego. Sì, quasi non lo sopporto più, tanto l’hanno distrutto nella sua bellezza naturale. E non solo.
Non lo riconosco più. Mi sembra un altro paese o, meglio, un’altra cosa.
Come posso far finta di nulla?
– Ormai è irrecuperabile. I danni fatti sono irreversibili!
Sì, è vero. Ma quanto vorrei che qualcuno tentasse almeno di restituirmi in parte l’amore antico!
Sarà anche per uno spirito di vendetta che ora tiro fuori tutta la mia rabbia nel constatare quanta idiozia politico-amministrativa sia ancora presente tra quanti vorrebbero di nuovo prendersi carico di un Comune, La Valletta Brianza, nato anche con l’intento di evitare che Perego crollasse definitivamente.
La sfida per i nuovi amministratori non consisterà solo nel saper guidare una nuova realtà politica, la fusione di Perego con Rovagnate, ma nel far sì che Perego possa rivivere, se non altro mettendo fine alle politiche distruttive del passato, anche recente.
Non è che il paese di Rovagnate sia del tutto sano! Problemi se ce sono, e andranno risolti con una nuova e saggia visione politica! Rovagnate deve uscire dal suo buco quasi di privilegio, non per far sentire ancora di più il suo senso di superiorità, ma per riprendere quota, dopo aver vissuto anni e anni di un “fai da te”, che l’ha anche portato a grettezze oggi non più sopportabili. Anche Rovagnate non poteva più camminare da solo! Già l’Unione ha fatto da traino per la salvezza della Valletta.
Dunque, per La Valletta Brianza occorrono energie nuove e aperte, determinate e coraggiose, fuori dai soliti giochi politici, senza ombre di un passato che pesa tuttora, senza quelle logiche politiche di praticoni senza futuro, tanto praticoni da scambiare un pezzo di collina come una possibilità economica!
Credo nella buona fede della gente, e quando metto sotto accusa gli amministratori non lo faccio tacciandoli per forza di disonestà morale. La mia accusa è nei riguardi della loro inettitudine politica, della loro misera visione del Bene comune. A parte casi isolati di palese ingiustizia, che comunque pesano tuttora su famiglie oneste, contesto duramente quella maniera di amministrare un paese, un po’ alla carlona, senza avvedutezza lungimirante, creando di conseguenza disastri ambientali, uno sviluppo selvaggio del paese. Questo è quanto è capitato a Perego, dove, dal punto di vista amministrativo, è successo di tutto, con l’alternarsi di amministrazioni che peggioravano di volta in volta la situazione, ereditando dalle precedenti tutta una serie di scelte sbagliate, senza far nulla o quasi per arginarle.
Bisogna dire BASTA!
Da lunedì prossimo, per chi vincerà cesserà di colpo la campagna elettorale con le promesse da marinaio. Bisognerà subito rimboccarsi le maniche, e prendere coscienza della “realtà”, togliendo i vari coperchi. Occorrerà, dunque, andare a fondo, senza timore di fare qualche danno a parenti o amici. Basta dire: “IO NON LO SAPEVO”. Adesso te ne devi rendere conto, e risalire, risalire, risalire fino a quando non avrai trovato l’origine del marcio.
Sì, via i legami di parentela, affettivi o di amicizia, basta con certi miti del passato. Ci sono stati troppi inciuci.
Le cose anche belle scritte sul vostro programma non devono rimanere lettera morta. Dalle parole ai fatti, e i fatti non bisognerà attenderli dopo anni di rodaggio. E non devo più sentir dire: “Vedremo quali saranno le priorità!”. A furia di dire “vedremo”, le cose si rimandano, e non si capisce quali siano in realtà le priorità.
La priorità assoluta, secondo me, è questa: analizzare la “realtà” dei due ex Comuni oculatamente, obiettivamente, prendendo tutto il tempo necessario. E non voglio più sentire dire: “Che dobbiamo fare? Non è colpa nostra! Non si può cambiare nulla! I permessi ci sono!”. Se ragionerete così, dimostrerete di essere peggiori dei vostri predecessori che hanno fatto disastri su disastri. C’è di più: dando la colpa ai vostri predecessori, non fate altro che risalire ad Adamo ed Eva, giustificando sempre e in ogni caso i vostri amici, quelli della vostra cricca.
NOTABENE 1
Ho notato che su Merateonline “NOI La Valletta” sta facendo da più giorni una notevole pubblicità della propria lista, che occupa addirittura tre spazi e che è presente anche all’interno degli articoli riguardanti per qualsiasi ragione i paesi della Valletta. Qualche domanda me la sono fatta. Che Fagnani e company siano a corto di soldi per la campagna elettorale tanto da non poter sostenere neppure le spese per pubblicare per intero il loro programma elettorale? Non entro nel merito, ma un’altra domanda riguarda la lista “NOI La Valletta”: era proprio necessario spendere mille e più euro (forse di più!) per farsi una pubblicità così martellante su Merateonline? È vero che non ho tirato fuori di tasca mia nemmeno un euro, ma se l’avessi fatto, mi sarei fortemente arrabbiato. C’è di più. Il Comitato promotore della fusione si era limitato al minimo, e pensare che, in quell’occasione, avevo chiesto sì di fare maggiore pubblicità, dal momento che la vittoria del sì non sembrava scontata.
NOTABENE 2
Anche la lista “NOI La Valletta” ha aperto durante la campagna elettorale una pagina su Facebook: non saprei con quali risultati, visto che è rimasta quasi inutilizzata. Ogni tanto inviavo ai responsabili della lista qualche critica nei loro riguardi, che mi perveniva tramite il mio sito, ma nessuna di queste critiche è stata presa in considerazione, per cui sono ancora qui a non sapere se le critiche avessero un fondamento di verità o fossero del tutto infondate. È seria una campagna elettorale all’insegna dello snobbare gli “avversari”?
***
Se votate la lista “NOI La Valletta”
non date la “preferenza”
agli ex amministratori di Perego!
di don Giorgio De Capitani
Credo che, negli ultimi vent’anni e più (mi riferisco al Comune di Rovagnate: quello di Perego è sempre stato un’eccezione diventata quasi regola di sali e scendi!), non abbia mai assistito ad una campagna elettorale così anomala, diciamo: strana, come quella che stiamo vivendo in questi giorni! Una campagna elettorale, in cui uno che conosce bene le cose, e vorrebbe essere obiettivo, si trova veramente a disagio nel dover scegliere chi votare.
Non è sufficiente limitarsi sempre a dire: “Mi tappo il naso, e voto il minor male!”.
Sì, una campagna elettorale anomala, strana, e moscia, all’insegna del “lasciamo stare i cittadini che dormono”. Ciò l’ho notato anche durante la campagna referendaria della fusione. L’ordine era: “Stiamo calmi, non irritiamo …”. Si sono aperte pagine su facebook, rimaste quasi “inutili”, con il minimo indispensabile, con qualche notizia sugli incontri. Sì, ognuno ha messo il proprio programma, ma nessuno è entrato nella pagina dell’avversario per porre domande e critiche imbarazzanti, e tanto meno i gestori della propria pagina hanno riportato critiche sentite altrove per rispondere ai cittadini. Ho segnalato più volte critiche apparse sul mio sito o su Merateonline. Nessuno ha risposto! Tutto all’insegna, ripeto, del “lasciamo gli animi tranquilli”. Fagnani ha rifiutato il confronto con l’altra candidata, Roberta Trabucchi, e non ha organizzato gli incontri con il pubblico. Gli incontri con il pubblico organizzati dalla lista “NOI La Valletta” non hanno avuto un grande riscontro, e tanto meno un duro confronto con gli oppositori. Tutto all’insegna della paura, o di quel menefreghismo di chi pensa: “E chissenefrega? Io ho già deciso come o se votare!”.
Sul mio sito, ho avuto visite di qualche oppositore, che però si è limitato a fare critiche superficiali e talora stupide. E poi si sa: con un nome fasullo si possono dire le cazzate che si vogliono. Invece, presentarsi in pubblico con il proprio volto e dire ciò che si pensa non è da brianzolo che preferisce: o tacere o borbottare fuori posto o sparare menzogne dietro nomi inventati.
Così, ogni tanto qualche anonimo codardo mandava letterine a Merateonline, sempre scrivendo cazzate. C’erano gli incontri pubblici: perché non si sono presentati a dire le stesse cose?
Sì, una campagna elettorale veramente deprimente!
Ma c’è di più. Il problema per me ora è ancora più assillante, proprio perché ho fatto una scelta: votare la lista “NOI La Valletta”. Se, da una parte, la lista di Fagnani è una nullità “politica”, per le tante ragioni che ho spiegato in articoli apparsi sul sito; dall’altra parte, è vero che nella lista “NOI La Valletta” c’è una maggiore garanzia sulla carta, ma ci sono anche punti interrogativi sulla futura (se vincerà) amministrazione, nel caso in cui i cittadini dovessero dare “certe” preferenze, scegliendo candidati secondo me “inopportuni” e di “ostacolo” ad una diversa visione della gestione amministrativa del nuovo Comune.
Ed è qui il punto. Non basta sostenere una lista, ma occorre far sì che vengano eletti i candidati migliori, e per “migliori” non intendo tanto le persone moralmente a posto (questo è indiscutibile!), ma futuri amministratori capaci, preparati, slegati da “logiche” su cui pesano ombre del passato.
Dunque, per essere concreto, invito quei cittadini che voteranno per la lista “NOI La Valletta”, (d’altronde, l’unica decente!), affinché scelgano candidati aperti al nuovo, disancorati da un passato fallimentare. Faccio questo caloroso appello, perché temo che, se vincesse la lista “NOI La Valletta”, possa prevalere il gruppetto degli ex amministratori di Perego, che non sono stati in grado, neppure recentemente, di frenare se non altro una miope politica che da anni ha ridotto in ginocchio un paese, che, per quanto io ricordi, non ha mai conosciuto amministratori saggi e competenti. MAI!
Non basta dire: “Cittadini de ‘La Valletta Brianza’, votate i migliori candidati!”. Alcuni di questi “migliori” sono poco conosciuti, e, succede, nei nostri piccoli paesi, che si voti per amicizia o per parentela, e il più delle volte amici e parenti votano quelli del “solito giro”.
Non date la preferenza agli ex amministratori di Perego. Se hanno portato l’ex Comune sull’orlo del precipizio dopo averlo distrutto, volete che l’ex Comune di Rovagnate subisca la stessa fine?
***
Andrò a votare, e voterò “NOI La Valletta”,
ma …
di don Giorgio De Capitani
Vorrei subito premettere una cosa. Ho sempre parlato di lista “NOI La Valletta” e di Lista Fagnani, con il preciso intento di evidenziare un dato di fatto: la prima è la lista di un gruppo, mentre la seconda è la lista di una singola persona, senza un gruppo.
Dopo avere fortemente criticato alcuni candidati di “NOI La Valletta” e dopo avere fortemente criticato il programma della Lista Fagnani, qualcuno si sarà chiesto: “Se le cose stanno così, da una parte e dall’altra, allora per chi votare? Meglio non andare alle urne!”.
Io non la penso così. Andrò a votare, e voterò “NOI La Valletta”. Pur votando con riserva, avrò il diritto, oltre che il dovere, di fare eventuali critiche, ogniqualvolta i futuri amministratori verranno meno alle loro promesse. Sostenitore, dunque, e, nello stesso tempo, attento oppositore.
Sì, voterò con qualche riserva la lista “NOI La Valletta”, nella speranza che prevalgano, tra i candidati scelti, gli spiriti liberi, autonomi da ogni “cricca” precedente. Come fare? Basta dare la preferenza al candidato “giusto”. Ce ne sono almeno cinque o sei.
Quali sono le mie riserve? E quali sono i paletti che vorrei mettere alla nuova amministrazione?
Quando vedo alla tv il Giro d’Italia – a me piace molto il ciclismo più del calcio – non seguo solo l’andamento della corsa, ma anche i paesaggi, le campagne, i paesi più caratteristici. Rimango davvero impressionato nel notare la bellezza di certe zone e di certi Comuni che sono riusciti a conservare la loro antica bellezza. E, nello stesso tempo, mi viene una stizza, pensando ai nostri paesi brianzoli, brutti e mal ridotti, sempre più cementificati. E pensare che non siamo in zone occupate da casermoni, dove non c’è spazio per un filo d’erba. Da noi c’è ancora tanto verde. Perché distruggerlo con le ruspe?
Questi paesi della Valletta, in senso lato, hanno caratteristiche diverse, anche per la loro posizione geografica: Santa Maria è più al sole, Rovagnate è in valle, Perego è all’inverso, Monte è più isolato. Santa Maria, Perego e Monte hanno ciascuno una loro peculiarità invidiabile, Rovagnate un po’ meno. Sì, la nostra è una zona ancora invidiata da tanti. Perché non rendercene conto?
Certo, è importante fare strade, dare i servizi alla gente, fare questo o fare quello, ma non possiamo dimenticare che la prima cosa è garantire una migliore qualità della vita, rendere cioè il paese “vivibile”. Come ciò è possibile, se ciascuno pensa ai cavoli propri, pretende di costruire come e dove vuole, senza pensare che tutti quanti staremmo bene o meglio, se ci rispettassimo reciprocamente, prima nei doveri e poi nei diritti?
È inutile girarci attorno alle parole: un paese è “vivibile” quando non si permettono speculazioni edilizie, quando si rispetta con cura e amore il territorio, quando si dà un certo limite al numero degli abitanti. Non perché una famiglia ha cinque figli (immaginate poi se la prole fosse numerosa, che cosa succederebbe! Oggi qualche preservativo in più non farebbe male!), allora bisogna garantire ad ogni figlio la possibilità di avere una casa nel proprio paese. Si deve porre un limite, oltre il quale non si va! E questo è per il Bene comune, ovvero per il bene di ogni cittadino. Sono d’accordissimo che ogni famiglia abbia diritto ad avere una propria casa, come sono d’accordissimo che è contro la destinazione universale dei beni l’accaparramento di terre nelle mani di qualche signorotto. Non vale il principio: io pago, perciò compero. Ognuno ha diritto a un pezzo di terra, e se ne prendi due pezzi sei un porco ladro! Ma, ripeto, non tutta la terra va divisa per essere edificata. Senza le piante, non vivo. C’è terra e terra: non tutta può essere edificabile.
Per cui, ecco il principio di saggezza: io sto bene se stai bene anche tu, e viceversa!
Non ditemi che sto facendo discorsi astratti, o che la gente non capisce o che non vuole accettare, perché allora vi manderei tutti a fanculo! Che cosa è più importante: correre veloci su strade asfaltate, oppure respirare aria buona? Stretti l’uno con l’altro, come sardine, tra costruzioni che non permettono di aprire nemmeno le finestre, o che coprono una bella visuale di panorama ridente? Viviamo una sola volta questa esistenza, e allora viviamola al meglio, e non essere continuamente arrabbiati perché qualche fesso o bastardo o barbaro fa i cazzi che vuole, impone i propri termini, sposta quelli degli altri, litiga con tutti i vicini. Ma questa gentaglia meriterebbe una bella lezione o di essere spedita in qualche nazione, dove vigono ben precise regole di convivenza! E poi ce la prendiamo con gli extracomunitari come se questi venissero a toglierci i nostri diritti. Siamo noi, brianzoli egoisti, che ci facciamo del male a vicenda!
Non bisogna guardare in faccia a nessuno! Chi fa il prepotente, va punito e rimesso in riga! Il Comune non deve essere debole coi forti, e forte coi deboli! In teoria, parliamo molto bene di giustizia, di diritto, di legalità, ma poi in pratica ci vendiamo al primo che ci offre un piatto di lenticchie! E non accetto certi ragionamenti che ho sentito di persona dal Presidente del Parco della Valle del Curone: “Però, quel tizio sa fare bene i lavori!”. Se il tizio non “può” costruire, non “deve” costruire o fare i cazzi che vuole, anche se “sa fare bene i lavori”!
Ho letto che si vorrebbero riqualificare il centro storico di Perego e il centro storico di Rovagnate. (Scusate se uso ancora i nomi Perego e Rovagnate). Certo, è vergognoso che prima si distrugge e poi si ricostruisce, supposto che si possa tornare all’antico. Si può riprendere il ciottolato a Perego o ricostruire l’antica cascina che era di fianco al Palazzo? Si possono risanare le ferite prodotte da mostruose costruzioni, sempre a Perego? Certo, sarebbe bello “riqualificare” Perego! Ma che cosa in realtà comporterà ogni tentativo di dare al volto di Perego la sua bellezza originaria? Non sono contro il progresso in sé, ma contro il progresso selvaggio! Dare sì comodità alla gente, ma senza distruggere l’anima di un paese! E a Perego hanno tolto l’anima!
Su Rovagnate, che è in valle, le cose da dire sarebbero altre. Il Comune ha perso ogni identità geografica, ed è stata una delle ragioni per cui si è sollecitata la fusione. Anche a Rovagnate il progresso selvaggio ha eliminato caratteristiche “antiche”. Cito solo un esempio: era proprio indispensabile togliere l’Ossario? Nessuno contesta che nel Comune di Rovagnate si doveva dare la possibilità di costruire fabbriche per operai. Anche qui attenzione: il caso Beretta è un’altra cosa. A parte le questioni di carattere economico ed ambientale, non si può alla cieca fidarsi della parola di un industriale che non mette nero sul bianco. Beretta non ha garantito che avrebbe dato posto di lavoro a tanti operai. E se avesse costruito solo capannoni-deposito?
Sempre a Rovagnate, chi ha una certa età forse conosce qualcosa della storia dell’acquisto della Villa Sacro Cuore di proprietà dell’Azione Cattolica. Una gara tra il Comune e la Parrocchia: una questione di cinque o poco più milioni (vecchie lire). Un affare? “Sembrava”, ma il tempo ha dimostrato che non è stato un buon affare. Allora, non si poteva pensare di costruire il Comune in centro paese? Ma che cosa è successo? Basta dare uno sguardo fugace a come è ridotta la Villa e il Parco annesso. Bisognava vendere tutto il complesso (Villa e Parco) a qualche Ente assistenziale o alla Regione? Forse. Oggi come oggi, coi tempi che corrono, più nessuno, nemmeno un riccone, sarebbe disposto ad acquistarlo. Può darsi che ancora una volta il tempo rimescolerà le carte, e arriverà il momento, magari con la prossima amministrazione, di studiare un piano per il recupero della Villa e del Parco connesso. A questo punto, me lo auguro. Il complesso “recuperato” potrà diventare anche un centro culturale o per altre attività giovanili.
Ma a Rovagnate c’è un altro problema che, prima o poi, dovrà essere affrontato, ed è quello dell’Asilo, ancora parrocchiale, anche se in realtà a gestirlo è una Associazione di famiglie. Lo dicevo già a don Eugenio: “Pàssalo al Comune! Un unico Asilo in un Comune (allora non c’era ancora l’Unione) è anticostituzionale, se è privato!”. Per risolvere questa contraddizione, ci ho rimesso una parrocchia (Balbiano e Colturano). Andate a leggere l’ultimo libro, riguardante le mie esperienze pastorali (“Da Introbio a Monte di Rovagnate”). E con la crisi attuale che cosa sta succedendo? Che i genitori (oggi c’è l’Unione!) mandano i figli a Perego, fregandosene, opportunisticamente e realisticamente, dei nobili principi della educazione cattolica. E così l’Asilo parrocchiale si trova in crisi di bambini. Credo che sia arrivato il momento, anche approfittando di questa emergenza, di creare un unico complesso scolastico, suddividendolo logisticamente, sui due ex Comuni di Perego e di Rovagnate, e sul Comune di Santa Maria Hoè.
Tornando all’ex Comune di Perego, già l’ho accennato in un precedente articolo (“La lista ‘NOI La Valletta’ deve togliersi di dosso ombre ingombranti”), la vera patata bollente sarà il Complesso edilizio “Gloria”, che come una spada di Damocle è lì per cadere sulla testa dei cittadini. Altro che dare possibilità di nuove abitazioni! A parte che oggi non è il momento di costruire, a meno che si tratti di cooperative a prezzo ridotto e accessibile ai comuni mortali. Mi chiedo come sia stato possibile che amministrazioni, di destra e di sinistra, abbiano potuto concedere i permessi! La nuova amministrazione dovrà affrontare il problema e risolverlo con determinazione. Quando lottavo per la fusione, pensavo in continuazione al complesso edilizio ancora lì per essere realizzato, nella speranza che con la fusione, togliendo cioè il paese di Perego alle amministrazioni pereghine, si potesse risolvere la patata bollente. Sarà così? Appena vedrò le ruspe, scatenerò il finimondo. E ve lo giuro, menerò fendenti a tutti.
E che dire del grado culturale dei nostri paesi? Una sola risposta: deprimente! Se ci fosse un decente livello culturale, ci sarebbero così tanti analfabeti leghisti? La Lega attecchisce là dove arrivano non le aspirazioni della mente ma gli stimoli della pancia. E a battere il petto dovrebbero essere un po’ tutti quanti, a iniziare dai preti che, nel passato, hanno sempre tenuto la gente nell’ignoranza, per sottometterla ai voleri di una santa madre Chiesa che di madre aveva ben poco. Ma anche i partiti politici del passato, prima la Dc (non penso che nelle nostre zone ci fosse il Pci!), poi la destra berlusconiana a braccetto con la Lega Nord, hanno pensato solo a sviluppare esigenze di corpo, facendo leva anche sul fatto che la gente contadina di un passato, non troppo lontano, viveva nella miseria. Toccare il tasto illusorio di un prossimo paradiso terrestre è stato facile. La cosa insopportabile e paradossale è stato l’aver assistito a masse di succubi, per secoli, ad un padrone terriero che lasciava solo briciole ai tanti lazzari, che improvvisamente, stavolta per scelta, sono poi passati a venerare altri imbonitori, ma sempre capitalisti.
Chi parlava di cultura? La cultura era vista come un lusso o il perditempo degli sfaccendati. La gente, lasciata ignorante ma con una sua dignità e saggezza, con l’avvento del boom economico è rimasta ancora ignorante, ma perdendo la dignità e la saggezza. Ecco il mondo leghista, che preferisce restare con la pancia a terra, vergognandosi di pensare oltre.
Che cosa hanno fatto le passate amministrazioni locali per togliere la gente dal meschino mondo consumistico, proponendo, più che sporadiche iniziative culturali, una coraggiosa apertura mentale, con dibattiti, incontri, giornali, stimolando interessi superiori?
Quando leggo certi programmi elettorali, ma soprattutto quando poi constato la gestione amministrativa di un paese, mi deprimo: cose, cose, cose, senza avere il coraggio di impegnare anche risorse per elevare la cultura del paese. Se dovessi anche solo fermarmi al mondo dei ragazzi, mi chiedo quale scuola frequentino. Ma non è tanto la tal scuola, è la scuola di oggi che è deprimente: una scuola che non educa al pensare, che sforna ragazzi coglioni, anche se diplomati, giovani socialmente inutili. Bisogna riformare i professori prima, e poi gli studenti. Quando sono tornato a casa, ovvero in Brianza, dopo le mie variegate esperienze precedenti, mi sono messo le mani nei capelli. La mia fortuna e la mia salvezza umana sono stati gli anni passati fuori Brianza. Sono tornato con idee aperte, carico di esperienze arricchenti, deciso a spaccare l’immobilismo di questi paesi, più che ancorati al passato, succubi di paure, di remore, di timidezze, di sudditanze. I giovani! Quale spavento! I primi (anche di Rovagnate!) a contestarmi perché portavo le problematiche esistenziali in chiesa. Mio Dio!, proprio loro, i giovani! Poi fu la volta dei giovani fascistelli di Monte che arrivarono al sodo, tentando di spedirmi in Russia! I giovani: chiusi tra le quattro mura di un cervello ottuso e anche manipolato da pseudo-maestri. Gli stessi, dopo essersi rintanati dopo lo smacco della lettera, ora sono tornati alla luce, dopo la mia rimozione da Monte. Mi sto ponendo mille dubbi in questi giorni: forse qualcosa è rimasto tra la gente comune, ma i giovani fattisi adulti sono rimasti come erano all’inizio. Per loro non vale l’evoluzione!
Ecco, il problema giovanile sarà uno dei problemi-chiave della nuova amministrazione. Anni fa, durante l’amministrazione di Marco Panzeri, dopo una mia provocazione sul fenomeno giovanile, il sindaco, d’accordo con gli altri due colleghi, di Perego e di Santa Maria, mi aveva invitato per un incontro ristretto. Ci andai, e subito rimasi male, quando il sindaco di Santa Maria (mi pare fosse Gilberto Tavola, comunque della precedente amministrazione) definì quell’incontro come una specie di “carboneria”, al che risposi: “Mi avete invitato voi!”. In ogni caso, si discusse senza convinzione, anche da parte del sindaco di Perego, Giorgio Dall’Angelo. Quando dico la verità, chissà perché qualcuno o qualcuna s’incazza. Certo, avere a che fare con sindaci abituati a fare il prete, era difficile per me prete chiedere loro collaborazione, perché prendessero coscienza che il problema dei giovani non era solo compito delle parrocchie, ma anche dei Comuni. Risultato: l’incontro fu snobbato dai sindaci di Perego e di Santa Maria. Alla mia richiesta di incontrarci di nuovo, magari allargando l’incontro anche agli altri preti, dissero di sì, ma poi non se ne fece più nulla. Che cosa chiedevo? Chiedevo semplicemente di studiare la possibilità di una collaborazione tra i Comuni e le Parrocchie (allora non c’era ancora la Comunità pastorale) sul problema dei ragazzi dopo la terza media. Perché – ecco la mia proposta – non individuare sul posto alcuni ambienti “laici”, al di fuori delle strutture parrocchiali, così che i giovani potessero sentirsi a loro agio, senza il cappello del prete? Tutti sanno che, dopo le medie, i ragazzi se ne vanno dall’oratorio, preferendo ritrovarsi in luoghi meno controllati, e, non trovandoli, sono in giro a fare magari danni. Chiedevo, dunque, ai sindaci di studiare la possibilità di dare a questi ragazzi, diciamo più insofferenti, alcuni spazi “laici”. Sapevo anch’io che la soluzione non era immediata e che sarebbe stata anche difficile da attuare, ma sapevo anche che i sindaci non volevano scontarsi con i loro parroci, i quali non avrebbero gradito che si togliesse loro il totale controllo sui ragazzi.
La proposta, ovvero offrire spazi “laici” ai giovani, non potrebbe tornare al tavolo della discussione, dal momento che oggi, sia per la fusione di Perego e di Rovagnate (un unico sindaco) e soprattutto per la Comunità pastorale (un unico parroco), l’intesa potrebbe essere maggiormente facilitata?
Infine, so di trattare ora un tema, che potrebbe sembrare apparentemente strano per un Comune, anche perché perfino la Parrocchia, a cui dovrebbe stare particolarmente a cuore l’educazione nella integralità dell’essere umano, si trova in enorme difficoltà, ma lo ritengo di estrema importanza. Oggi la parola-chiave nei rapporti sociali – una parola che è il campo di battaglia dei sindacati di destra e di sinistra – è il diritto. Sembra che non esista altro che il mondo dei diritti. Si dice diritti al plurale, non perché ci importi molto difendere i diritti altrui (a parole, sì, siamo molto bravi!), ma perché i diritti da difendere o da conquistare sono tanti, sempre più tanti. Più le pretese aumentano, più devono essere supportati dai diritti, come giustificazione. E così l’altra parola, che forse un tempo equilibrava il diritto, è scomparsa dal vocabolario sociale, anche perché è stata intesa come un chinare la testa agli ordini del potere. Parlo del dovere. È il dovere che fonda il diritto, e non viceversa. Il dovere è insito nello stesso essere umano. I diritti ne derivano di conseguenza, altrimenti i diritti staccati dai doveri sono fasulli. E purtroppo oggi assistiamo a questo squilibrio che sta minando i rapporti sociali, e la stessa democrazia.
Provate a parlare di doveri ai cittadini, e vi risponderanno malamente, come è capitato a me: “Siamo stanchi di soffrire, di subire, di pagare tasse, di fare sacrifici…”. Ecco, ci siamo. Doveri = sacrifici. E così, dopo i sacrifici di una vita dura, si è partiti in quinta alla conquista dei diritti, oltrepassando ogni limite, giungendo a pretese assurde, minando lo stesso principio del Bene comune.
Certo, non pretendo che il Comune educhi al senso del dovere, ma che neppure ceda alle pretese assurde di cittadini, che hanno perso di vista quel Bene comune che consiste nell’equilibrio da conquistare tra i doveri e i diritti. I miei diritti forse sarebbero più garantiti, se da parte mia ci fosse un maggior senso del dovere sociale.
Una amministrazione deve tener duro davanti ai ricatti dei cittadini, non importa se poi, al prossimo turno elettorale, cambieranno bandiera. Non si amministra bene un paese, pensando al prossimo consenso dei cittadini.
(4/continua)
***
Programma della Lista Fagnani:
Opera pia bonomelli!
Premetto subito che avrei ben poco di negativo da dire sul programma presentato dalla Lista “NOI La Valletta”, anche se, nel prossimo articolo, metterò dei paletti ben chiari a chi vincerà le elezioni. Non basta stendere un bel programma! NON BASTA!
Parlare, invece, del programma della Lista Fagnani mi è veramente difficile, perché non saprei da dove partire, non avendo né capo né coda, e tanto meno “intelligenza politica”.
Una premessa doverosa. Ho letto il testo in pdf, che ho trovato sul blog di Fagnani. Non c’è scritto che si tratta di una bozza, per cui l’ho preso come definitivo.
Sono sincero: quando sono arrivato alla fine della lettura, mi è venuto il mal di testa, anche perché mi sembrava di leggere una lunga noiosa lista per la spesa, buttata giù su alcuni fogli sparsi, senza alcuna preoccupazione di forma. Lo so: ciò che importa è la sostanza, ovvero il contenuto. Ma, diamine!, un po’ di rispetto per la lingua italiana non farebbe male! Forse Fagnani avrà pensato: con gli zoticoni il bel dire non serve, è superfluo, bisogna mettere tanta paglia nel trogolo!
Fermiamoci al contenuto, altrimenti diranno che ho sollevato una questione solo… formale.
Parto da alcune constatazioni.
1. Non ho trovato in nessuna riga del testo l’espressione: “Bene comune”. Nemmeno l’ombra! Fagnani non ne parla mai. Forse lo presuppone, o forse non sa che il Bene comune è il cuore e la mente di ogni buona amministrazione. Dire cuore e mente significa che dal Bene comune parte la vita di un paese. Sul Bene comune non mi soffermo, perché, se Fagnani avesse letto qualche mio articolo, forse si sarebbe almeno in parte reso conto che cosa possa significare amministrare un paese al Meglio.
2. Il “problema giovani” è liquidato in due righe del tutto generiche! Forse il “problema giovani” non esiste o, se esiste, non pone tanti problemi. Qui andrebbe inserito il confronto con la comunità pastorale. Fagnani altrove parla di “comunità cattolica”: una parola vale l’altra, ma dire “cattolica” invece che “pastorale” potrebbe significare tante cose!
3. Non c’è nessuna riga dedicata al problema “cultura”. Forse a Fagnani la cultura non interessa: gli interessa solo la pancia della gente. D’altronde, per catturare voti, tutti sanno che non basta parlare di cultura (“con la cultura non si mangia”!), ma soprattutto di tasse, di condoni, di beneficenze… Eppure, tutti sappiamo anche quanto la Brianza abbia bisogno di elevare la mente, oltre che di riempirsi il ventre. E per cultura non intendo soltanto organizzare, una o due volte l’anno, qualche spettacolo infarinato di cultura! Ci vuole ben altro! Ma come poter nutrire anche la mente a gente che rifiuta a priori di pensare?
4. Fagnani non si pone neppure il problema (forse un breve accenno vago) che il nuovo Comune è il risultato della fusione di Perego e di Rovagnate. Cavoli! È questa la vera novità! Due Comuni fusi porranno o non porranno problemi nuovi? Il “nuovo” Comune non ha bisogno tanto di moltiplicare i servizi o le cose da fare, ma di una “nuova” visione politico-amministrativa, dando alla parola “politica” il suo vero significato di “prendersi a cuore” il Bene comune del paese. Sta qui la vera sfida: come amministrare il “nuovo” Comune senza farsi tentare di soddisfare le esigenze (e magari le pretese) ora dell’uno ora dell’altro dei due ex Comuni in un gioco di equilibrismi “politici” (qui la parola ha un significato negativo!)? Che cos’è per “La Valletta Brianza” il Bene comune? Se prima il Bene comune di Rovagnate era x e il Bene comune di Perego era y, il Bene comune per “La Valletta Brianza” non sarà x + y, ma un’altra realtà. I due Comuni fusi, pur mantenendo le proprie identità, non cammineranno come se fossero ancora divisi, ma dovranno costituire un Comune “altro”, per cui la visuale politico-amministrativa dovrà superare la concezione matematica del numero delle cose da inventare nell’uno o nell’altro dei due ex Comuni. Le scelte dovranno tener contro che si tratta di una “nuova” realtà, da gestire senza più campanilismi, ma con il criterio dell’”Insieme per il Meglio”. “Ma che stai dicendo?”. Già! Che cosa sto dicendo? “Non vedi che il trogolo è vuoto di paglia?”. Già, il trogolo è vuoto di paglia! Come parlare di Bene comune e di altro a gente che pensa solo al ventre?
5. Fagnani non parla (forse solo un accenno vago) dell’Unione che esiste già da qualche anno, ma che è fondamentale anche per l’aggancio con Santa Maria Hoè.
6. Fagnani sembra confondere ciò che è di proprietà della parrocchia e ciò che compete al Comune. Forse non sa che il campetto di calcio di Monte è di proprietà della Parrocchia. E tanto meno può sapere che, alcuni fa, si era pensato da parte della comunità di Monte di ampliarlo, di dare un altro orientamento fisico, ma che il progetto “ambizioso” era stato bocciato dal Parco. “Per fortuna!”, così pensai in quel momento. Sì, per fortuna, perché il tempo mi ha dato ragione: a Monte basta il campetto che c’è, dal momento che a Rovagnate ce ne sono diversi, e anche perché (questo è quanto pensavo e quanto penso tuttora) un campetto di gioco non deve essere riservato ai tornei o ai campionati, ma deve dare la possibilità a tutti, bravi o non bravi, di tirare quattro calci al pallone. Ma questo è un altro discorso.
7. Ho letto nella sezione “Associazioni e volontariato”, numero 3, “Creare gruppo scout con organizzazione di escursioni”. Ci sono già pochi gruppi in questi paesi! Bisogna inventarne altri? E anche mantenerli, con sovvenzioni varie? Scout!? Non dico altro!
8. Sarebbe interessante, ma non vorrei sembrare troppo pignolo, evidenziare tutte le volte che Fagnani usa i verbi: fare, organizzare, creare, istituire, dare, offrire, attivare, potenziare, promuovere, incentivare, riqualificare, garantire, incrementare, migliorare, fornire, sistemare… cose, cose e cose, ponendo il tutto al di fuori del contesto del Bene comune!
9. Ma l’accento di Fagnani cade in particolare sui verbi: ridurre tassazioni varie, esentare, concedere servizi gratuiti, con la grande scoperta del ricorso agli sponsor, presupponendo che saranno disponibili al primo fischio. Gli sponsor, nel programma di Fagnani, appaiono come la provvidenza “laica” che tampona i buchi, come se: togli pure le entrate facendo la caritas assistenziale, e vedrai che ci sarà sempre una mano generosa che coprirà le spese! Campa cavallo che l’erba cresce! E poi: sarebbe veramente affascinante tornare al vecchio grembiule per gli scolari con la scritta di qualche sponsor! Oppure regalare merendine della tal marca, e, prima di mangiarle, sentire tutti i bambini in coro cantare: W W W… oppure: Grazie grazie grazie, signor benefattore!
10. E a proposito di servizi gratuiti (“pagamento integrale delle rette relative al costo di trasporto per il pulmino sarà a totale carico dell’amministrazione comunale…”, così per le “rette relative al costo del “buono pasto”), le cose da dire sarebbero tante. Ma attenzione alle parole che Fagnani ripete anche altrove: “in via sperimentale” oppure “ancora al vaglio”. Come intenderle? Io le intendo come una presa per i fondelli!
11. Sulla “gratuità” dei servizi sociali vorrei dire una cosa. Se pago un servizio, mi sento più libero davanti agli altri. Se i genitori, ad esempio, non pagheranno più il pullmino o le rette per il buono pasto, con che coraggio poi andranno in crociera, o nei ristoranti la domenica, o semplicemente al bar ogni mattina a bere il caffè o altro, o fumeranno ogni giorno un pacchetto di sigarette? E magari faranno indossare ai propri figli magliette firmate! Ogni cittadino deve pagare ciò che è “giusto”. È chiaro che possono esserci situazioni di emergenza, e allora il Comune interverrà.
12. Ammettiamo pure che si diano servizi gratuiti per il pulmino o per il buono pasto. Perché allora non “pretendere” dai genitori come contropartita altri servizi gratuiti in favore della scuola? Anche i ragazzi dovranno contribuire in altra maniera. È ora di finirla di dare tutto gratuito!
13. Leggendo il testo del programma di Fagnani, appaiono evidenti due cose.
a) Ho notato una grave lacuna nel campo della conoscenza amministrativa del Comune: sembra che Fagnani conosca poco o nulla di come funziona un Comune. Ha una enorme confusione nella testa.
b) Inoltre ho notato una grave lacuna nel campo della conoscenza del territorio: Fagnani non conosce questi nostri paesi, nelle loro vere problematiche sociali, culturali e soprattutto ambientali. Che ne sa della vicenda Beretta? Che ne sa della storia della Villa Sacro Cuore? Che ne sa del Piano edilizio “Gloria” e dei problemi connessi con la geologia? Che ne sa della storia delle rotonde? Che ne sa della storia dei parcheggi? E così via.
14. Per riassumere, il testo del programma di Fagnani è una lunga noiosa fasulla lista di cose da fare, senza l’anima del Bene comune, con l’unica preoccupazione di raccogliere il consenso degli allocchi. Certo, di allocchi ce ne sono anche qui da noi, ma sono convinto, convintissimo, che alla fine prevarrà come sempre il buon senso della gente. Ed è al buon senso che il Bene comune si appella.
Signor Fagnani, alcune chiarificazioni. Nella presentazione che Lei fa sul suo blog e su facebook dice alcune cose che andrebbero chiarite.
a) «Abito a Rovagnate»: è vero, ma non tutti sanno che Lei ha tuttora la residenza a Lomagna, per cui domenica 31 maggio non voterà.
b) «Non mi sento un politico per cui non mi piace essere etichettato come tale, anche se ho avuto in passato un’esperienza di 5 anni nel settore dei servizi sociali per il Comune di Lomagna». Ancora una volta Lei confonde “politica” con l’iscrizione ad un partito. Tutti i cittadini dovrebbero essere “politici” nel senso più nobile del termine. Ma poi Lei si contraddice: che significa “anche se …”? Ha fatto parte di qualche partito per fare l’esperienza nel settore dei servizi sociali per il Comune di Lomagna? Lei parla di un servizio durato “5 anni”. Ho letto bene? È durato proprio “5 anni” oppure solo “5 mesi effettivi”? Vorrei una conferma! Lei sa che le bugie hanno le gambe corte e incidono poi sulla credibilità di una persona.
c) Lei ha dichiarato su un giornale locale che a dare l’input per presentarsi candidato sindaco per il nuovo Comune è stato il disagio per cinque centimetri di neve, guarda caso, caduti proprio quando c’è stato il trasferimento dei poteri amministrativi. Se Lei dovesse vincere, diversi cittadini hanno già promesso che, quando nevicherà, Le invieranno ogni secondo migliaia di reclami, così pure quando ci sarà il vento e le foglie cadranno sui marciapiedi. Aveva ragione quel tizio, che si trova nella sua lista, che, quando era nella lista di Marco Panzeri, mi diceva: “Bisogna essere in Comune per capire come vanno le cose!”. Anche Lei capirà che di tutto ciò che ha promesso non riuscirà a mantenere neppure le virgole che si è dimenticato di mettere nel suo programma. Lo capisco: la fretta di stendere due cavolate gioca brutti scherzi!
d) Se Lei dovesse vincere, ce la farà ad amministrare il nuovo Comune con quelli del suo gruppo? Tutti sanno come sono stati raccolti: bisognava mettere insieme una lista! Lei sarà costretto ad andare all’estero (fuori Valletta) per trovare almeno tre o quattro tecnici in grado di gestire il nuovo Comune? E che cosa poi succederà?
e) Sia ben chiaro una cosa: non ho dato, non do e non darò mai un giudizio “morale” sui candidati presenti nella Sua lista, signor Fagnani. Il mio giudizio è solo tecnico-amministrativo: riguarda la capacità di una persona a gestire l’amministrazione di un paese. Possiamo anche essere onestissimi o santissimi, ma non è questo il problema. La domanda è: siamo in grado di amministrare un paese? Sono passati i tempi in cui, soprattutto nei nostri piccoli Comuni, ci si limitava a dire: “Quel tizio va bene a fare il sindaco: È un bravo uomo!”. Ci vuole ben altro.
f) E allora, signor Fagnani, perché non evita di vincere le elezioni, sapendo che in ballo ci sono solo due liste, per cui, anche nel caso di sconfitta, Lei farà da opposizione, e così avrà tutto il tempo, nei prossimi cinque anni, di prepararsi adeguatamente e di costruirsi un gruppo di gente preparata, in vista del prossimo turno elettorale? Il mio timore è che, anche sui banchi dell’opposizione, Lei non abbia la cultura “politica” necessaria per capire quando e come controbattere eventuali “deficienze” o ”scelte sbagliate” della maggioranza.
Chi volesse leggere i programmi delle due liste, eccoli
LISTA “NOI La Valletta”
oppure
Noi La Valletta – Programma
***
LISTA di Fagnani
oppure
PROGRAMMA+ELETTORALE+IMPEGNO+PER+LA+VALLETTA+BRIAZA
(3/continua)
Ho seguito con attenzione i vari articoli sulla questione.
Alla domanda perchè non si punta più in alto, vorrei dare una mia risposta.
Probabilmente, perchè la crisi economica avviluppa in se stessa anche gli altri aspetti.
Quando la base economica pone problemi assillanti, come commissariamento di paesi o crisi economica di singoli e famiglie, poi è difficle sollevarsi dal solito tran tran.
Ma confido che, se si risolverà qualcosa, poi un comune più ampio assuma anche una prospettiva esistenziale più ampia.
E quindi si riesca a oltrepassare il solito quotidiano.
Ad esempio con iniziative culturali o sociali di vario tipo.
Comunque, forse i tempi non sono ancora maturi, ma la funzione è stata un primo passo importante.
Sul nome del paese, ripeto, non condivido affatto la denominazione di La valletta brianza..i residenti come dovrebbero chiamarsi, allora, la valletta brianzesi?
No, occorre un nome solo, non composito, anche a rimarcare che si tratta di un comune come gli altri, non di un esperimento…..
Anche i nomi sono importanti per dare una svolta…..