L’EDITORIALE
di don Giorgio
Mai demordere,
credenti nell’Eterno Presente
So di annoiare, ma chissenefrega? Nessuno è obbligato a leggere ciò che penso, e scrivo. Anche se sapessi di parlare o di scrivere a un muro di gomma, la mia parola tornerebbe come una palla, per essere di nuovo ripresa e rilanciata con più forza anche nel deserto.
Del resto, Cristo che cosa si immaginava, quando parlava alla gente? Che tutti lo ascoltassero? Certo, ci fu inizialmente un seguito di folle – lo dicono gli Evangelisti –, quasi un plebiscito (lo cercavano per un pezzo di pane materiale, tanto da volerlo fare re!), un consenso popolare che poi si trasformerà in quel grido “Libero Barabba!”, e Lui, il Cristo, lo sapeva, e nonostante questo parlava alle folle per dar loro un pane spirituale, e compiva miracoli, ma per chi, come i pagani, dimostravano di avere più fede degli stessi ebrei, ostinati come un mulo nel loro credo “bastardo”.
Non si tratta tanto di parlare con la lingua, tutti soprattutto oggi sono abili nell’usarla a proposito e a sproposito, inventando, ingannando anche. Forse non se ne accorgono, oppure si divertono come fosse un gioco divertente per i matti, o un passatempo per godersi qualche allucinazione. Il tempo una volta lo si riempiva o con il silenzio o con massime di saggezza popolare. E non c’era un riscontro mediatico come c’è oggi, quando una massa di cretini potrebbero guardarsi nello specchio e vergognarsi di quanto dicono o fanno dicendo ripetutamente come litanie delle bestemmie.
E qui sta il bello! Vivere in una società di balordi che si credono “intelligenti”, o di una massa di rincitrulliti proni alle voglie bavose di un potere corrotto.
Sì, qui sta il bello, perché si lotta, ci si contrappone, o, meglio, si contrappone alle falsità qualche raggio di luce, che c’è sempre, magari nascosto sotto nubi minacciose.
Lotta è vita. Sì, anche se sembra una cosa paradossale, ringrazio questo momento perché ho la possibilità o l’occasione di tirar fuori il meglio, in quell’Eterno Presente, che tu lo voglia o no, è qui, in ogni istante a provocarci nella nostra imbecillità. Di fronte a Dio, umilmente riconosciamo di essere tutti precari, perciò oranti, e imbecilli, perciò bisognosi di luce.
Ma non si lotta ad armi pari. Le nostre armi sono infinitamente superiori alle armi del Maligno, il quale, avrà anche a disposizione mezzi più potenti, perfino avanzate tecnologie, ma è sempre a corto di quelle Sorprese divine che vanno al di là di ogni sorpresa umana, fosse la più fantasiosa o ingannevole.
E c’è di più. Il Maligno, con tutti i suoi devoti schiavetti (una marea impressionante), non conosce la Grazia, che è la forza invincibile della Gratuità divina. O forse la conosce, si fa chiamare “lucifero”, e proprio per questo la teme, e la vorrebbe oscurare in ogni cuore umano.
Certo, sembra del tutto inutile parlare di certe cose nobili a una massa di cretini, ma, se parlo, so che magari pochi, non importa, vorrebbero dissetarsi al Pozzo dell’acqua divina.
Dio la offre a tutti gratuitamente. Chi ne beve anche un sorso, non può non farsi testimone di quanto sia buona un’acqua che zampilla per la vita eterna. Già qui, ora.
Siamo testimoni, e nello stesso tempo sempre assetati di nuova acqua, o di acqua sempre nuova, perché eterna.
Più il tempo con i suoi satelliti la vorrebbe rendere innocua, più la nostra testimonianza di “luciferi divini”, ovvero portatori anche solo di una piccola fiammella, la scintilla divina in noi, dovrebbe farsi più forte, in quella Fede che tutto sposta, anche una montagna di grosse pietre.
05/04/2025
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