Il solito sciacallaggio mediatico
e la dabbenaggine di un arcivescovo
che vive tra le nuvole
di don Giorgio De Capitani
Di fronte a tragedie umanamente assurde e inspiegabili, quando con un gesto quasi improvviso (lo chiamano raptus), per un paradossale connubio di lucidità e di irrazionalità, si toglie la vita a due esseri innocenti, carne della propria carne, giustificando quel gesto come se l’amore per i propri figli fosse una cosa sola con la propria esistenza di padre o di madre, da vivere o da togliere inscindibilmente insieme, facendo tuttavia prevalere la genitorialità della carne, non rimane che il sacro obbligo del silenzio, l’unico degno di quella “pietà” che attinge dalla stessa Divinità ogni possibile “comprensione”, diversamente si permetterebbe ogni via libera a emettere istinti implacabili di giudizi offensivi di ogni pudore ancor più irrazionali e, questa volta sì, da condannare senza pietà.
Dividendo, con la forza spietata di emozioni incontrollate e momentanee radicalmente carnali, il folle gesto di un padre, dipingendolo quasi fosse un orco, dall’innocenza dei figli, vittime della stessa tragedia, dipinti però come angioletti ora invocati come protettori dell’infanzia tradita, da una parte si dimenticano altre simili vicende del passato, lasciate nell’ombra di paesini protetti dall’omertà di un falso pietismo, e dall’altra, oramai in balìa di una informazione che vive di gossip e di tragedie messe a nudo per fare un’autopsia morale e psicologica senza scrupoli, si pretende di indagare su certe tragedie, buttando addosso tutta la responsabilità su singoli soggetti, lasciando al massimo qualche alibi da pescare nella società, sempre pronta a partorire numerosi mostri e qualche raro santo.
Non voglio limitarmi a stigmatizzare l’osceno riprovevole disgustante sciacallaggio dei mass media locali e nazionali, ipocritamente scaltri nel giustificare i loro luridi articoli in nome del dovere di cronaca, che, essendo appunto cronaca, esige necessariamente una fantasmagoria di pittoreschi particolari, sempre comunque morbosamente piccanti, che aggravano il fatto già grave in sé, da proteggere casomai da una invadenza talmente ripugnante da spingermi ad una eventuale spietata condanna di questi untorelli amanti solo di racimolare quattro soldi, subito da spendere in qualche farmacia.
D’altronde, i mass media soprattutto locali sono il prodotto di un analfabetismo culturale che ricade a perfezione sull’analfabetismo di una massa che genera mostri, e poi spietatamente li giudica. Ma i veri mostri vanno al di là di singole tragedie, perché la vera tragedia siamo noi, che viviamo alienati, ma protetti da una specie di corazza carnale, che ci difende dai lupi rapaci che convivono con la nostra depravazione mentale di persone “normali”.
Se è del tutto ipocrita e ridicola la difesa del Direttore di Merateonline (lo conosco troppo bene chi è!) nei riguardi dei suoi “articolanti”, superficialoidi e senza ritegno nel parlare di certe tragedie, sono altrettanto “pietose”, oltre il limite della decenza cristiana, e di una ridicola bambinaggine, le parole scritte dall’arcivescovo di Milano, mettendo così a nudo ancora una volta la sua pochezza morale e pastorale.
E succederà, anche stavolta, che dopo qualche giorno di sbornia mediatica e di un pietismo a senso unico di una Chiesa che nel passato ha ucciso in nome di Dio, con il volto di un mostro da carnefice, migliaia e migliaia di bambini innocenti, e tuttora lo permette lasciando i preti pedofili in libera circolazione, e facendo tranquillamente abortire la crescita dei piccoli, lasciandoli castrare nel loro essere da una società delinquenziale, tutto tornerà nella “normalità” di una follia di massa, che genera mostri e forse qualche santo, il quale però pensa bene di ritirarsi in qualche pseudo-eremo da dove pontificare sulla cattiveria umana e sul perdono divino, litigando per mantenere un posto per nulla autorevole.
Caro don,
certo che non è facile spiegare un gesto così. L’uomo non capisce, non trova una ragione. L’uomo non capisce nemmeno il dono che Dio fa a ciascun uomo: il dono della libertà.
Quella libertà che noi uomini non riusciamo a riconoscerci Lui, l’Onnipotente, non ce ne priva mai. Ha lasciato uccidere suo figlio…
Questo però non deve portare a spiegazioni infantili o eccessivamente fiabesche.
Credo che esisterebbero modi e parole diverse per aiutare il popolo a comprendere questa tragedia.
Certamente il silenzio; aggiungerei anche la presenza….più che una letterina che parla di angioletti.
Ricordo sempre i primi passi del Risorto sulla via di Emmaus: “camminava con loro e ascoltava i loro discorsi”.
Anche quei discepoli erano scossi, disillusi, preoccupati. Il Risorto si affianca e ascolta il loro turbamento.
Vescovo Mario impara ad ascoltare il cuore turbato dei tuoi figli. Risparmia inutili parole o non sprecare inchiostro.
Ascolta il turbamento di questi cuori…e poi, se proprio devi, parla.
Altrimenti abbraccia, accarezza, stringi…ma evita inutili palliativi.