Omelie 2017 di don Giorgio: FESTA DELL’EPIFANIA

6 gennaio 2017: EPIFANIA DEL SIGNORE
Is 60,1-6; Tt 2,11-3,2; Mt 2,1-12
Un midrash
Che il racconto dei magi sia una rilettura simbolica, sullo sfondo e alla luce di antiche profezie, del cammino di fede di ogni essere umano verso un’affascinante scoperta della propria rinascita interiore, sembra oramai comunemente accettato dagli studiosi moderni, anche se non tutti osano distaccarsi completamente da una lettura letterale. In fondo, si vuole mantenere qualche elemento storico, anche per quel gusto di spettacolarità che piace al credente, quando pensa ad una fede che ritiene misteriosa proprio perché il suo Dio interviene interferendo, come un “deus ex machina”, nelle vicende della storia. Sembra che, se non ci fosse qualcosa di particolarmente eccezionale, la religione perderebbe il proprio fascino. Ecco, è proprio questa visione di un dio dai tratti taumaturgici o da super mago che squalifica la purezza della fede, oltre che la realtà stessa di Dio, che è tanto serio da non farsi deridere.
E ben oltre un midrash
Nell’episodio dei magi, in quanto “midrash”, come direbbero i rabbini, ovvero in quanto racconto allegorico, troviamo una tale ricchezza di simboli da farci gustare la bellezza di un mondo divino che non cessa di stupirci, all’interno però del nostro più intimo spirito, dove il Divino non agisce a intermittenza, ma sempre nella sua ordinaria presenza talmente mistica da sembrare cosa normale la nostra rigenerazione spirituale.
Il racconto dei magi, dunque, letto e riletto alla luce dei suoi elementi suggestivamente simbolici ci potrebbe aiutare a scoprire, in noi, quei rapporti del nostro spirito con lo Spirito divino, che è l’essenza stessa del nostro vivere.
Fuori di noi, Dio ci appare secondo le regole di una religione che, volere o no, anche nelle migliori intenzioni, fa del proprio dio un alieno capriccioso o menefreghista o che entra in gioco in modo magico; dentro di noi, Dio è un’altra cosa, ovvero quella Divinità che agisce nella gratuità e bellezza, che sono le qualità dell’Essere più puro.
Ecco i segni mistici: oriente
Il racconto di Matteo parla di oriente, da dove i magi provengono e a cui torneranno dopo l’incontro con il Bimbo misterioso. Oriente: il suo fascino sta già nel significato della parola: là dove sorge il sole, la luce, il nuovo giorno. L’oriente non è tanto un luogo fisico, ma del tutto mistico o spirituale: richiama, dunque, una rinascita, quella ad opera dello Spirito divino. Il nostro essere è una continua rigenerazione: la Divinità, senza forme e senza determinazioni religiose, è per sua natura Spirito che genera spirito. Dire Spirito è dire vita, dire Spirito è dire libertà. Vita e libertà non si comprendono a partire dall’esteriorità di una società, che sembra strozzarle con il suo feroce materialismo.
I magi
Ed ecco la seconda parola: i magi. Personaggi strani, su cui si è detto di tutto e di più: per la loro vera identità (chi erano?) e per il loro numero (quanti erano?), cadendo anche nelle più ridicole astruserie. Basterebbe limitarsi al significato più semplice di “colui che è un saggio”, perché conosce i segreti della vita.
Ecco perché i magi provengono dall’oriente, il luogo ideale della saggezza. Il termine occidente significa là dove tramonta il sole, sta arrivando la notte, ovvero la fine della saggezza. Già aver detto che i magi erano tre (dedotto dal numero dei doni offerti al Bambino) è un limite imperdonabile, come se la saggezza fosse privilegio di pochi. Ma la saggezza è insita nell’essere di ciascuno di noi, purché riconosciamo di essere stati generati in oriente, ovvero all’alba della vita.
In cammino sotto la guida di una stella 
I magi sono quei sapienti, provenienti dall’oriente, che si mettono in cammino, guidati da una stella. Ecco il terzo e il quarto elemento: cammino e stella. La stella ha una sua suggestiva simbologia, che ha sempre colpito la fantasia dei poeti e la spiritualità dei mistici.
La stella del racconto di Matteo accompagna verso una meta. Perciò essa richiede un cammino del saggio che si lascia guidare. C’è un rapporto inscindibile tra la stella e la saggezza del nostro cammino interiore. La stella, dunque, è dinamica e non statica, a differenza della luna immobile che si fa ammirabile da sola: un richiamo di romantici poeti.
Certo, dentro di noi non tutto è scontato: tra la stella, che è la grazia divina, e le profonde esigenze del nostro spirito c’è una continua dialettica, ovvero una sorta di incontro/scontro che inevitabilmente porta al Meglio.
La città di Gerusalemme
Stranamente, la stella scompare appena i magi entrano nella città di Gerusalemme. Ho detto stranamente, sì perché proprio nella sede del potere civile e religioso sembrava necessario che i magi venissero sostenuti da una energia interiore ancora più forte, per garantirsi dalle menzogne e dagli inganni del potere. La sede del potere e la stella non si amano, ma si escludono, ecco perché la stella scompare, ma non per timore del potere, ma perché non ci può essere alcun rapporto tra l’orgoglio e l’interiorità, tra la legge e la coscienza, tra la luce artificiale e la luce naturale.
Anche i saggi, talora, sono lasciati soli a decidere, e a valutare dove sta il bene e dove sta   il male. Le prove servono a scegliere in libertà. D’altronde, anche il potere può servire; si tratta solo di non farsi servire dal potere. Ci si serve del potere, per riprendere la strada, quella della stella, sempre pronta, fuori della sede del potere, a illuminare la coscienza dei saggi.
Un Bimbo misterioso
L’incontro dei magi, o dei saggi, con il Bimbo misterioso, è il cuore della Mistica, la quale, se come dice il termine, allude a qualcosa di segreto, è la scoperta del segreto del cuore umano. Sarebbe inutile trovare altre spiegazioni, magari più o meno affascinanti. Quel Bimbo che i magi, o i saggi, hanno trovato, era la scoperta del loro stesso nascosto segreto interiore, al termine di un cammino, guidato da una stella.
Al termine del cammino, si cambia strada, come hanno fatto i magi. Dopo la scoperta del nostro essere più profondo, dove c’è ogni giorno la rigenerazione divina, si ha una visione diversa della vita, e si ha una diversa valutazione delle cose. Tutto cambia nel nostro modo di vedere e di agire. Il centro di orientamento è dentro di noi, e non più fuori di noi.

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