6 agosto 2023: TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
2Pt 1,16-19; Eb 1,2b-9; Mt 17,1-9
Quest’anno il 6 agosto, Festa che celebra il Mistero della Trasfigurazione di Gesù davanti ai tre apostoli prediletti, Pietro, Giacomo e Giovanni, cade in domenica: la Liturgia, pur particolarmente severa nel rispettare l’Anno liturgico, privilegia la Festività della Trasfigurazione.
Dai tre brani della Messa vorrei prendere qualche parola o breve frase per fare qualche riflessione.
Il primo brano fa parte della seconda Lettera scritta da Pietro, uno dei testimoni diretti della Trasfigurazione: “siamo stati testimoni oculari della sua grandezza: Egli (Gesù) infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: “Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”».
Il Padre ha parlato nel Figlio Unigenito, nel quale ha posto tutta la sua gioia o compiacimento, in quanto voce autorevole del Volere del Padre.
Sì, sta proprio qui il compiacimento del Padre per il Figlio: in quanto il Figlio è stato obbediente al Volere del Padre. Qui il discorso si farebbe lungo. Basterebbe pensare quando nel “Padre nostro” diciamo: “Sia fatta la tua volontà”. Ma che significa fare il Volere del Padre? In altre parole vuol dire che Dio ha sempre ragione, e che non possiamo discutere con il suo Volere. Dio è l’Unico Bene Necessario. Se è Unico vuol dire che non ce n’è un altro. Se è Bene, perché discutere. Se è Necessario, non abbiamo libertà di scelta.
Pietro poi parla della «solidissima parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino».
C’è anche la voce dei profeti di Dio. La parola “profeta” non significa colui che prevede il futuro, ma colui che parla in nome di Dio. Il profeta dunque non è un indovino: sul futuro della storia Dio è geloso, l’ha detto Cristo. Nessuno sa qualcosa di ciò che potrà accadere domani. Le cosiddette previsioni degli indovini sono tutte fandonie, inganni.
Il compito del profeta è di trasmettere la parola di Dio, così com’è, senza falsificarla o adattarla assecondando il potere umano. Ecco perché i profeti hanno sempre fatto una brutta fine, proprio perché erano “scomodi”.
Scrive Pietro che i profeti sono “come una lampada che brilla in un luogo oscuro”. Anzitutto, ogni profeta, e ciascun credente è un profeta, proprio perché crede nella Parola di Dio, è solo una lampada, non è la Luce. Nel prologo del quarto Vangelo leggiamo a proposito di Giovanni Battista, il Precursore: “Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce perché tutti credessero in lui (nel Figlio di Dio incarnato). Egli (il Battista) non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce».
Dunque, ogni profeta di Dio è testimone della parola di Dio, che è Luce. Noi siamo solo una piccola lampada, che prende la luce dal Sommo Bene, che è Dio. Ma la lampada, dice Pietro, “brilla in un luogo oscuro”, il che significa che è indispensabile quando c’è il buio, per far luce.
Dio, quando c’è buio sulla terra, buio da intendere anche in senso metaforico, non ci lascia soli, ma ci invia dei profeti, come lampade per dare quella luce necessaria perché si comprenda ciò che è bene e ciò che è male. Il buio nasconde tutto, e nel buio tutto si confonde.
Usciamo dalla metafora della lampada e del buio: è sotto gli occhi di tutti che stiamo vivendo un momento storico in cui non si capisce più quale strada dobbiamo prendere per arrivare alla meta. Siamo come senza meta, e vaghiamo ovunque, senza magari neppure rendercene conto. Ci basta qualche piccola soddisfazione momentanea, e così si vive la giornata, ciechi dentro.
Il profeta, dice Pietro, è “come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino”.
Ma in ognuno di noi, profeta o non profeta, c’è una scintilla divina. Non è una lampada, è solo una scintilla, ma di quel Dio che è Luce infinita. Una scintilla che illumina tutto il nostro essere interiore, e che potrebbe provocare un fuoco tale da bruciare tutta la paglia della terra.
Una breve riflessione sul secondo brano. L’autore anonimo della Lettera agli Ebrei scrive: «Fratelli, Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente».
E ci sembra poco? Che cosa volgiamo sapere di più? Per continuare a credere in Dio mi basterebbe sapere che il Figlio di Dio “tutto sostiene con la sua parola potente”. Sì, una parola potente, nel senso che può tutto nel Volere del Padre.
Non so se presto o tardi, arriverà la resa dei conti, e non basteranno mille Putin o mille altri delinquenti a scombussolare l’armonia del Creato. Dio li spazzerà via come fuscelli. Nel passato sono caduti regni potentissimi come quello assiro-babilonese, l’impero faraonico, l’impero romano, di Carlo Magno, l’impero austro-ungarico, il nazismo e il fascismo, e voi pensate che resistano a lungo gli imperi oggi?
“Cristo tutto sostiene con la sua parola potente”.
Leggendo il terzo brano, mi è venuta spontanea una riflessione. Pietro è stato uno dei testimoni della trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor, e poi è successo di tutto. Pietro tradirà il Maestro proprio durante il suo momento più tragico. Qual è la mia considerazione?
Per essere testimoni del Risorto non servono visioni mistiche o altro, o fare esperienze straordinarie di fede, se poi questa fede di fronte a un pericolo qualsiasi cede il posto alla vigliaccheria, tradendo anche i valori più sacri.
La Fede purissima ha la sua sorgente in noi, e qui, dentro di noi, c’è tutto un mondo da scoprire, da contemplare e da vivere, senza fare cose eccezionali.
La Meraviglia è dentro di noi, fuori ci sono tante meraviglie che nessuno riesce ad ammirare, o perché si hanno occhi solo carnali che vedono solo carnalità , oppure occhi di esaltati che vedono madonne o cristi dappertutto.
Dio lo si vede, con gli occhi spirituali, solo dentro di noi. E la Grazia che attingiamo dentro di noi saprà poi rivoluzionare anche la nostra vita di fuori, ma lasciandoci ognuno al proprio posto di lavoro.
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