7 gennaio 2018: BATTESIMO DEL SIGNORE
Is 55,4-7; Ef 2,13-22; Mc 1,7-11
Marco inizia il Vangelo dalla vita pubblica di Gesù
La domenica che segue la Festa dell’Epifania è dedicata dalla Liturgia al Battesimo di Gesù presso il fiume Giordano.
Il Vangelo di Marco, che è ritenuto dagli studiosi il più antico, ovvero il primo ad essere messo per iscritto, non inizia come i Vangeli di Matteo e di Luca narrando l’infanzia di Gesù. Marco non dice nulla della natività di Gesù di Nazaret, probabilmente perché non rientrava nella prima predicazione apostolica, la quale consisteva nell’unico annuncio o kerigma: Gesù ha patito, è morto sulla croce ed è risorto. Questo è il mistero pasquale, cuore del cristianesimo.
Successivamente, i cristiani hanno voluto conoscere di più: anche ciò che Gesù aveva detto e aveva fatto durante gli anni del suo ministero pubblico. Solo più successivamente, sono nati i racconti mitici della nascita di Gesù.
Se all’evangelista Luca interessava far conoscere il concepimento verginale di Maria per opera dello Spirito santo, a Marco interessava invece far conoscere l’inizio dell’attività pubblica di Gesù all’insegna dello Spirito santo.
Ecco perché il Vangelo di Marco inizia con il battesimo di Gesù al Giordano, che è solo la cornice (a Marco non importava nulla del battesimo di Gesù) per introdurre la “scena mistica” dei cieli che si aprono, della discesa dello Spirito santo su Gesù e della voce del Padre che conferma che Gesù è il Figlio prediletto.
Non sembra che a questa scena, proprio perché mistica, abbia assistito il popolo accorso a farsi battezzare da Giovanni. Forse neppure il precursore se ne è accorto. Dunque, nulla di spettacolare: tutto all’insegna della riservatezza e della interiorità, così come all’insegna della riservatezza e della interiorità è avvenuto l’annuncio dell’angelo Gabriele che Maria sarebbe diventata la madre di Gesù per opera dello Spirito santo.
C’è scritto! Dunque…
Tuttavia, la scena mistica è descritta nel Vangelo, e se c’è scritto vuol dire che non si può far finta di nulla, anche se, ripeto, ciò che è scritto va letto in senso mistico. Quando c’è di mezzo lo Spirito santo, non c’è alcuna coreografia spettacolare, tuttavia il messaggio non va dimenticato, ovvero la parte che ha avuto lo Spirito santo nell’opera anche attiva del Messia.
Dunque, c’è scritto, il che significa che la Chiesa, in ogni caso, non doveva dimenticare la parte essenziale che ha avuto lo Spirito santo, sia nel concepimento di Gesù (e la Chiesa si è preoccupata soprattutto di dogmatizzare la verginità di Maria) sia nella vita pubblica di Gesù di Nazaret, dall’inizio fino alla sua morte, quando, sulla croce, emana lo Spirito.
Dunque, Gesù è stato concepito per opera dello Spirito santo, ha agito per opera dello Spirito santo ed è morto donando lo Spirito santo.
Ma Gesù non poteva essere solo l’uomo dello Spirito santo: a un certo punto, l’uomo Gesù si è messo da parte e ha lasciato allo Spirito di intervenire direttamente, facendo da protagonista.
Se il Cristo storico è opera dello Spirito santo, lo Spirito santo poi “interiorizzerà” tutto il Cristo storico nella Risurrezione.
Quando leggiamo i Vangeli non possiamo non leggerli alla luce della Risurrezione, tanto è vero che, come dicevo all’inizio dell’omelia, il primo kerigma predicato dagli apostoli era quello pasquale: Cristo ha sofferto, è morto ed è risorto. Gli evangelisti hanno scritto i Vangeli dopo aver riletto, insieme alle loro comunità, ciò che Gesù aveva detto e aveva fatto dopo decenni e decenni dalla risurrezione di Cristo. In altre parole, i Vangeli narrano un Cristo già risorto, in cui è reale e viva la presenza dello Spirito santo.
I Vangeli non sono la storia del Cristo storico
Qui vorrei fare una brevissima riflessione. La Chiesa dice che la Bibbia è stata scritta dietro l’ispirazione dello Spirito santo, ma intende questa ispirazione come se l’autore sacro non potesse scrivere cose false. C’è molto di più, e riguarda non solo la Bibbia in quanto tale.
In ogni realtà c’è la presenza dello Spirito santo. Dico di più. La presenza dello Spirito santo nell’essere umano, in ogni essere umano in quanto tale, indipendentemente dalla sua fede religiosa, è ancor più viva della presenza dello Spirito nella Bibbia in quanto opera scritta. Anzi, ciò che è scritto può uccidere lo spirito, se lo intendiamo in senso puramente letterale. La Bibbia vivente è la creazione, da leggere perciò con gli occhi dello Spirito.
“Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”
Infine, un’ultima osservazione sul terzo brano della Messa.
Giovanni Battista, ispirato dallo Spirito santo, ma senza rendersi totalmente conto di ciò che profetizzava, dice nei riguardi di Gesù: «Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Matteo e Luca, che scrivono dopo Marco, aggiungono: “egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco”.
Dunque, Cristo è venuto per battezzare nello Spirito santo, e, dopo la morte di Gesù di Nazaret, sarà lo stesso Spirito santo a battezzare il mondo “nello spirito”, ovvero, tornando all’immagine del fuoco, purificando l’essere umano nella sua realtà più interiore.
Quando Gesù diceva: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”, a che cosa pensava?
Certo, forse il suo desiderio andava ben oltre millenni e millenni di storia, in cui lo Spirito è stato lasciato al polo nord forse a sciogliere le nevi, mentre i cuori umani si sono induriti.
Eppure basterebbe un raggio di sole per riscaldare un po’ il nostro cuore. Ma Cristo parlava di fuoco! Che ingenuo, ci verrebbe da dire! Il fuoco è stato sì acceso ma per distruggere e bruciare gli amanti dello spirito: i ribelli di una Chiesa che vive di paglia.
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