
Metanoèite! Anche tu rientra in te…
di don Giorgio De Capitani
Finché avrò un respiro di vita, non cesserò di dire la mia, tanto più che non esprimo una opinione, e ne son certo: dico ciò che scaturisce dal profondo del mio essere, là dove c’è la vera l’unica libertà: la Libertà che è il purissimo spirito e non carne.
Questa “attuale” società è orrenda, fa schifo, in quanto carne putrefatta, corrosa dal virus della bestialità.
”Questa” società è oramai irrecuperabile: che sia maledetta e che Qualcuno la affoghi nella fogna!
La rivoluzione nasce dal deserto, e il deserto è là dove il silenzio della carne lascia il posto allo Spirito che si fa gemiti di Vita.
“Questa” Chiesa istituzionale è oscenità di carne, che pretende di dialogare con la carne putrefatta, corrosa dal tempo che non dà spazio all’Eterno.
“Questa” diocesi ambrosiana è imbecillità di trottole che girano a vuoto nel vortice del nulla. Pazzerelli agli ordini di un pazzerello che ininterrottamente si agita, ossessionato dal dover presenziare ad ogni costo in ogni dove, senza porsi il problema del “come” fare spazio alla Presenza divina.
Parole senza senso, gesti senza senso! O, meglio, il senso c’è, ed è quel farneticare carnale o emozionale di superficie, di pelle, su cui tutto scivola via verso il vuoto. Almeno ci si fermasse, e si riflettesse, ma non nello specchio della imbecillità.
Ed ecco arriva l’Avvento! E di nuovo il pastore ambrosiano tacerà, agitato da mille distrazioni carnali, ovvero di pelle.
Neppure si rende conto che ogni Avvento è una infinita occasione di Grazia. Diciamo che l’Avvento offre infinite possibilità di Grazia divina.
Neppure si rende conto che tutto è così immerso nel consumismo più spietato che la Grazia si sente umiliata nella sua stessa natura di Gratuità e che il Mistero natalizio ogni anno abortisce nel vortice del nulla.
Il pastore ambrosiano, tutto indaffarato altrove, ovvero fuori, nella carne o nella pelle, neppure pensa di dover allertare le comunità cristiane, con la testa conficcata in attività carnali, o di pelle.
Due parole di convenienza, forse neppure queste, e il pastore con la testa nel trogolo, lascia il gregge a brucare erba secca.
Altro Avvento, altra occasione persa, altra Grazia sciupata!
Provate a suggerire al pastore ambrosiano e ai suoi pastorotti che dovrebbero pensare anzitutto alla Grazia divina!
Neppure vi risponderebbero, tanto sono saccentemente convinti di essere sulla strada giusta, eppure basterebbe che aprissero un po’ gli occhi dello spirito e si accorgerebbero di essere ingannati dalla propria stupidità.
Pastori imbecilli che vivono ogni giorno di imbecillità pastorale.
Almeno fossero perseguitati dal male, che reagisce solo quando il Bene gli toglie spazio d’azione.
No! Essi sono perseguitati solo da loro stessi, dal loro vuoto d’essere, dalla loro imbecillità, e sta qui il vero dramma di una diocesi che neppure si riflette in quella Sorpresa divina che non perdona ogni segno di imbecillità.
Una diocesi che si riflette nella imbecillità, e si crede bella, buona, brava, giusta!
E non c’è parola di Cristo che la possa smuovere dalla sua imbecillità pastorale.
“Metanoèite”! Cambiate mentalità, il vostro modo di pensare.
Ma come si può cambiare testa, quando una diocesi è solo corpo, ovvero carnalità, ovvero pelle?
Lo spirito dov’è?
Già! Lo Spirito divino dov’è?
Lo stiamo ripetendo ormai da anni: questa Chiesa ha perso la strada! Questi pastori sono spenti, brutti, inascoltati e inascoltabili.
Eppure il tempo passa e le cose peggiorano.
Evidenzio due brutte abitudini:
1- Adattare il Vangelo al proprio pensiero
2- Nascondersi dietro panegirici incomprensibili.
In entrambi i casi non si ottiene niente.
I Pastori devono parlare chiaro e annunciare il Vangelo.
Questi continui richiami all’unità e obbedienza son inutili e ipocriti. Testimoniano la paura di perdere il controllo delle comunità. Ma il controllo di se stesso e degli altri é sempre errato.
Non ci si impone di fare il bene ma si ascolta una spinta interiore a farlo. Non é un controllo ma una spinta interiore.
Questi parlano di fede come fosse qualcosa di controllabile, gestibile, evocabile.
È un dono…non la si costruisce.
Delpinetto é una marionetta che corre avanti e indietro. Schiavo di una società incapace di fermarsi e riflettere.
Invece di dare l’esempio corre pure lui.
Schierandosi dalla parte del fare…del fare senza pensare.
E quando pensa lo fa a servizio del suo potere o in una maniera inutilmente contorta.
Parole antiche, spente, passate.
Sono i pastori perfetti per questa società smarrita.