Omelie 2014 di don Giorgio: Immacolata Concezione della B. Vergine Maria

8 dicembre 2014: Festa della Immacolata Concezione di Maria Vergine
Gen 3,9a-11b-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26b-28
Due sono i personaggi principali dell’Avvento cristiano: Maria Vergine e Giovanni il Battista. Hanno il compito di prepararci alla venuta di Cristo, anche quest’anno.
Anche la festa di oggi, Immacolata Concezione, non va estraniata dal suo vero contesto, che è quello messianico, ovvero Maria è Colei che è stata scelta da Dio per essere Madre del Messia. Tutti i dogmi della Chiesa relativi a Maria, Immacolata Concezione e la sua Verginità, hanno poca importanza in sé. Ciò che è essenziale per la nostra salvezza è il fatto che in Maria si è incarnato il Figlio di Dio.
Vi dicevo poco fa che Maria e Giovanni sono i due personaggi dell’Avvento cristiano. Diversi tra loro, ma complementari. Sulla facciata della Chiesa di Sant’Ambrogio in Monte, nelle tre lunette ho fatto realizzare tre mosaici: nella lunetta sopra la porta laterale di sinistra, entrando in chiesa, è raffigurato il volto dolce di Maria implorante, con le mani giunte, che guarda Gesù, raffigurato nella lunetta centrale, con le mani aperte ad accogliere tutti, mentre nella lunetta sopra la porta di sinistra, c’è il volto duro di Sant’Ambrogio, patrono della nostra diocesi e anche della chiesa di Monte, con in mano lo staffile, segno di condanna del potere prevaricatore. Sant’Ambrogio per me rappresenta Giovanni il Battista.
Possiamo dire che Maria è la dolcezza, Giovanni il Battista la ruvidità. Maria implora, Giovanni scuote. Maria accarezza, Giovanni schiaffeggia. C’è bisogno di Maria, e c’è bisogno di Giovanni. Già altre volte l’ho detto: la misericordia non esclude la giustizia, anzi la misericordia porta alla giustizia.
Nelle litanie mariane o lauretane c’è una invocazione che sfugge alla nostra attenzione: “ianua coeli”. In latino “ianua” significa porta. Maria è la porta del cielo. Che significa? Ha permesso a Dio di entrare nella storia. Prima il cielo era come se fosse chiuso.
Dio non entra in noi, se noi prima non gli apriamo la porta del nostro cuore. C’è una tela, denominata  “La Luce del mondo”,  di un pittore inglese, Holman Hunt, dove viene raffigurato Cristo, con in testa la corona di spine. È sera. Cristo bussa ad una porta illuminata dalla lampada che tiene nella mano sinistra. La porta è in parte ricoperta da erbacce, ed ha un particolare: è senza maniglia. Dopo cinquant’anni dall’aver eseguito quel dipinto, Hunt si è sentito in dovere di spiegarne la ragione. Cristo non forza mai la porta: tocca a noi, dal di dentro, aprirla.
Del resto, Dio si era comportato così anche con la vergine Maria: le aveva chiesto il consenso prima di entrare nel suo grembo.
Le porte della nostra vita si aprono dal di dentro, non dal di fuori. Dio è fuori che ci aspetta. Con pazienza. Lui non si impone. E se anche aprissimo in ritardo, Lui ci aspetta sempre. Ecco la bontà e la misericordia di Dio. Ma dentro di noi qualcosa deve succedere: un primo impulso per aprire. È chiaro che abbiamo bisogno di qualche aiuto dall’esterno. Un aiuto che entra dalle finestre. È la parte dei vari Giovanni che ci richiamano ad uscire “da una visione stereotipata e immobilista della fede per incontrare l’inaudito di Dio”, così ha scritto un sacerdote.
Soffermiamoci per un momento su Maria. Il dogma della sua immacolata concezione, che è un po’ il tema della festa di oggi, interessa fino a un certo punto. Perché discutere il disegno di Dio? Lui fa quello che vuole. Ma ciò che vorrei sottolineare è che il Signore non privilegia mai nessuno singolarmente. Se concede dei privilegi, Dio pensa sempre al bene dell’umanità intera. In altre parole, se ho delle doti particolari, non posso tenerle per me stesso, e godermene in santa pace. I privilegi di cui Dio ha arricchito i santi, sono sempre stati anche dei dolori per i santi stessi.
Ogni dono è una grazia, ed è anche una grande responsabilità, che significa martirio. Vanno intese in questo senso le parole profetiche del vecchio Simeone, quando, incontrando Maria che, insieme allo sposo Giuseppe, si era recata al tempio per presentare al Signore, secondo la legge mosaica, Gesù bambino, le aveva detto: «anche a te una spada trafiggerà l’anima». E sappiamo quanto Maria abbia sofferto insieme al figlio sotto la croce. Viene chiamata anche l’Addolorata.
Vedete. È facile fare su Maria tanta poesia commovente, tesserne elogi sperticati, dire tantissime cose sulla bellezza e sulla purezza di cuore della Madre di Gesù. Ho letto qualche commento sulla festa di oggi. Stupendi: parlavano di cose meravigliose, di un mondo fantastico, simboleggiato da questa ragazza superlativa. Mentre leggevo, mi guardavo attorno, e pensavo: ma dov’è il mondo ideale? che cosa leggo tutti i giorni sui giornali o che cosa vedo e sento ai telegiornali?
Leggo, vedo e sento parlare di guerre, di bruttezze, di violenze, di stupri, di femminicidi, di ‘ndrangheta della porta accanto. E mi chiedo: se è vero che fin dall’inizio dell’umanità il mondo è sempre stato più o meno così, se anche dopo la venuta di Cristo sulla terra le cose non sembrano cambiate, in che cosa e in chi dobbiamo credere?
Anch’io talora dico, parafrasando le parole dello scrittore russo Dostoevskij, che “la bellezza salverà il mondo”, e, mentre dico bellezza penso alle realtà più belle, alle persone più oneste, ai capolavori di Dio, alla natura, agli artisti, ai santi, e poi? Sembra che l’umanità non faccia un passo in avanti. Certo, si sono conquistati dei diritti civili e sociali, si è presa una maggiore coscienza dei valori umani, la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma… C’è un ma che ci lascia perplessi. Viviamo come se lo stato di guerra non cessasse mai. La fine di una guerra è l’inizio di un’altra. Sempre in peggio, anche perché la tecnologia viene usata al servizio del male più che al servizio del bene.
Anch’io dico: Dio ha un grande sogno che vuole realizzare. Il problema siamo noi. Dio senza di noi non apre la porta. Aspetta. E, nel frattempo, ecco la malvagità che non dorme mai.
Dio ha un grande sogno. E, appena si accendono delle luci, appena qualche giusto squarcia un po’ il cielo tenebroso, arriva un altro temporale. Tutto come prima, peggio di prima.
Non voglio spegnere le speranze umane, e tanto meno mi permetterei di spegnere il sogno di Dio. Ma non possiamo non essere realisti. Le parole del vecchio e saggio Simeone: «anche a te una spada trafiggerà l’anima» continuano a risuonare. Simeone ha parlato di una spada che trafigge l’anima. Ci sono dolori fisici, e ci sono dolori che feriscono l’anima. E l’anima soffre, anche quando stiamo bene fisicamente.
L’anima soffre, perché è nell’anima che è presente il dolore dell’umanità. Solo chi è spento dentro, vive solo il proprio problema, e lo vive facendolo pesare sugli altri.
Il vero problema, secondo me, non è tanto la presenza del male su questa terra: male fisico e male morale. Ciò che mi sconcerta è il fatto che i figli delle tenebre, come ha detto Gesù, sono furbi, scaltri, svegli più dei figli della luce.
Noi ci accontentiamo di qualche santo, di qualche profeta, oppure di una massa di bonaccioni che non fanno male neppure ad una mosca, mentre i figli delle tenebre riescono a far presa sulla massa, trascinandola o nel male o nella indifferenza, che è talora il male peggiore perché permette al male reale di agire. Noi credenti o siamo troppo buonisti (ma ce la prendiamo con chi si butta nella mischia, tentando di salvare un po‘ la situazione) o siamo per nulla caritatevoli, quando ci toccano nei nostri interessi.
La festa di oggi non credo che abbia il significato di proporre una ragazza, immacolata fin dalla sua concezione biologica, per dirci: “Guardate quanto è bella!”. Mi piacerebbe poter leggere un giorno la vera storia di Maria, che ha seguito il Figlio, con il cuore umano di madre e con la sua mente di donna-donna.

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