Il vescovo e i suoi preti in difficoltà per un ministero sempre a rischio

don Davide Cardinale

Il vescovo e i suoi preti in difficoltà

per un ministero sempre a rischio

di don Giorgio De Capitani
Certamente, non è solo di oggi il fenomeno di ragazzi che danneggiano selvaggiamente strutture parrocchiali/oratoriane, in modo del tutto gratuito, senza cioè che al presente ci si renda conto del perché ciò possa accadere.
Cambierebbe poco il nostro severo giudizio, se il fenomeno degli atti vandalici riguardasse altre strutture del paese, non strettamente parrocchiali. Tutti i ragazzi fanno parte della stessa comunità.
Ma per un prete, a cui sta a cuore il mondo dei giovani, dando smisuratamente il proprio tempo e le migliori energie per educarli al Meglio, deve essere un’atroce sofferenza, non tanto per i danni materiali più o meno gravi (sempre riparabili), quanto per il gesto vandalico che resta come un segno da decifrare, un segnale da raccogliere, quasi una provocazione, anche indiretta, per rilanciare una sfida educativa ulteriore, che vada oltre ciò che finora è sembrato giusto fare per rendere l’oratorio un ambiente autenticamente formativo.
Sì, ogni gesto vandalico è un segnale, una provocazione, per una sfida ulteriore da parte di chi non si dà mai pace finché ci sarà anche solo un ragazzo della propria comunità, lasciato ai margini, o che si è allontanato per mille ragioni talora sconosciute.
Se la mia solidarietà è tutta per don Davide Cardinale e anche per i suoi collaboratori e per la comunità educante di Caponago (mi ricordo, quando ero a Cambiago come prete di oratorio, negli anni dal 1966 al 1974, quanto fosse vivace l’oratorio di Caponago, che aveva come assistente dei giovani don Alfredo, vedere Nota* sotto), non posso non pensare con tanta amarezza alla mia Diocesi, quella milanese, che, se è vero che è sorretta pastoralmente da buoni anzi ottimi preti diocesani (mi pare sia stato Martini a riconoscere che, anche senza il vescovo, il clero milanese è così solido che basterebbe da solo a mandare avanti la Diocesi), è anche altrettanto vero che il clero soffra, stia soffrendo per una guida che non c’è, o c’è ma a modo suo, c’è e non c’è, è un punto vago di riferimento, è qui ed è là, ma si vorrebbe che fosse quel Pastore che sta accanto, è presente, anche fisicamente ma soprattutto nello spirito, vivo, palpitante, quasi fisico: manca una Guida o un Pastore che non sia una trottola o un prezzemolo, oggi è qui domani è là, ma che sia un Pastore/Padre, che sappia ascoltare, accogliere, sostenere soprattutto i suoi preti più in difficoltà.
Soffro, e tanto, nel vedere un Vescovo troppo dispersivo, presente fisicamente ovunque, ma senza esserlo spiritualmente: un girovago alla cieca, senza lasciare un segno di quel Divino, a cui basterebbe poco perché riattivasse le sue migliori energie sempre sorprendenti.
Preti diocesani lasciati soli, o addirittura emarginati, come relitti di censure maledette; preti spostati di punto in bianco da una parrocchia all’altra senza quel minimo criterio di saggezza che richiederebbe almeno un po’ di intelligenza pastorale; preti costretti a lasciare una parrocchia per poi essere affidati ad altri incarichi ancor più distruttivi; preti malati lasciati ancora responsabili nelle parrocchie a vivacchiare in attesa del ritorno alla Casa del Padre.
Da tempo non sto più dicendo parolacce, ma, cazzo!, caro Delpini, fèrmati, in nome di quel Dio che è Immobile per natura. Immobile perché infinitamente Essenziale!
Fa’ delle scelte essenziali!
La Diocesi milanese non ha bisogno di un vescovo, che è sempre ovunque per dire tutto senza dire nulla.
Lascia perdere convegni, incontri, celebrazioni…
Sii presente nel posto giusto nel momento giusto, e la “giustizia” sta in quella “intelligenza” che sa leggere eventi o situazioni secondo gli occhi dello Spirito.
Sei fuori del Sé divino, perché sei fuori del tuo essere; sei carnalmente ovunque, ma a dire o a fare che cosa?
Quanto fumo avvolge la Diocesi nelle sue gerarchie!
Abbi finalmente il coraggio di fare scelte essenziali!
Punta all’Essenziale!

NOTABENE

Sono uscito di tema? Forse sì, forse no…
Talora basta un piccolo gesto del loro vescovo, perché i preti in qualche difficoltà si sentano rincuorati a proseguire con maggiore determinazione. Sì, basta poco. Purché sia un gesto sincero, fraterno e paterno. Immediato, concreto. Non per via WhatsApp!!!
Ma vogliamo o no raccogliere la domanda: noi preti impegnando una vita intera chi serviamo? Siamo forse liberi professionisti con una nostra partita Iva? Se rischiamo grosso, forse che ci divertiamo? Perché dobbiamo essere soli a pagare le conseguenze di una dedizione pastorale anche radicale? Cristo ci ha forse detto: Andate, e moderate le vostre forze, facendo i pelandroni? Dobbiamo forse essere come don Abbondio, o vegetare, dicendo: Non venite a romperci troppe le palle? Quante volte, nei miei anni giovanili (allora non c’era l’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero: prendevamo una specie di misero mensile, secondo la generosità del parroco, e succedeva che qualche mese si dimenticava), mi sentivo dire da qualche superiore (sempre molto umani questi capoccia!), solo perché ponevo qualche legittima domanda: “Va’ in quella parrocchia, taci, obbedisci, e per vivere arrangiati!”. Ingenuamente mi dicevo: Non sono forse al servizio della mia Diocesi? Sono forse un libero battitore che va all’avventura, magari inventando anche di fare qualche mestiere per ricavare qualcosa per mangiare? E anche mi sentivo dire: “Che i parrocchiani ti mantengano!”. Oppure: “Va’ a insegnare religione!”. E così, se ero destinato in una grossa parrocchia di città (vedi Sesto San Giovanni), che mi assorbiva parecchio per inderogabili impegni pastorali, come facevo a conciliare i miei impegni di insegnante con i miei impegni pastorali, che aumentavano quando capitava che gli altri miei confratelli erano quasi sempre assenti per altri impegni scolastici per poter vivere?
Ripeto la domanda: Noi preti chi serviamo? Forse i nostri hobby? Certo, può capitare anche questo: che ci siano preti hobbisti, per di più nelle maniche dei superiori!
Sì, chi serviamo?
E tu, vescovo, te ne freghi, o pretendi che siamo tanto devoti, obbedienti, genuflessi e nello stesso tempo lasciati soli da sentirci maledetti da tutto e da tutti?
Tu, vescovo, chi sei per noi preti?

NOTA*

Don Alfredo di cognome Francescutto, classe 1924, friulano di San Vito al Tagliamento, a due anni e mezzo si trasferì con i genitori a Buenos Aires. (ha rischiato di conoscere papa Bergoglio). Ma nel 1933, grazie all’invito di rientrare in Patria, offrendo anche un contributo per il pagamento del viaggio, fatto da Mussolini, rientrarono in Italia. Della traversata, che allora durava un mese, un bel ricordo, oltre che significativo: Un gruppo di missionari Salesiani provenienti dalla Patagonia che si trovavano a bordo, prepararono i bambini, lui compreso, con la catechesi e somministrarono loro la Prima Comunione.
A Milano il papà trovò impiego alla Pirelli, e don Alfredo, scoprì la sua vocazione, che lo portò in Seminario e all’età di 24 anni, il 22 Maggio 1948 fu ordinato Sacerdote dal Cardinale Ildefonso Schuster.
Ai giorni nostri sembrerà strano, ma nei lunghi 70 anni di Ministero, ha cambiato solo tre Parrocchie: appena ordinato prete, fu destinato come coadiutore a Caponago, dove vi restò per 19 anni. (Anni importantissimi, che includono il periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II° -1962/1965- e quando ancora si celebrava la messa in latino).
Nel 1967 fu nominato Parroco della centralissima Parrocchia di San Giovanni di Melegnano dal Cardinale Giovanni Colombo. Vi resterà 34 anni. Nel 2001 arrivava a San Giuliano come Sacerdote “Residente”. Morì il 26 ottobre 2018 a 93 anni.
***
da www.avvenire.it
8 febbraio 2023
Il caso.

Vandali scatenati devastano un oratorio

in Brianza, danni ingenti

Pierfranco Redaelli
I giovani, forse del Vimercatese, hanno rotto le finestre, gettato le sedie in cortile e spaccato le porte delle aule. Il responsabile don Davide Cardinale: molta amarezza anche per gli autori
L’oratorio femminile “San Filippo Neri” di Caponago reso inagibile dopo un raid vandalico che potrebbe essere stato consumato in due serate. Gli autori, un gruppo di giovanissimi, forse in prima superiore, hanno distrutto le porte di tutte le aule di catechismo, devastato i bagni, ridotto in frantumi l’arredamento, lanciato le sedie nel cortile del Centro Giovanile. Alcune sono state lasciate sul terrazzino, i muri imbrattati con scritte di ogni genere, latte di vernice rovesciati sui pavimenti.
«C’è tanta amarezza – dice ad Avvenire don Davide Cardinale responsabile della Pastorale Giovanile “Casa di Betania” di Agrate, Caponago e Omate – non solo per i danni, diverse migliaia di euro, ma soprattutto per le famiglie dei circa 100 ragazzi che frequentano il San Filippo Neri che dovranno sobbarcarsi il trasferimento dei ragazzi e delle ragazze del catechismo da Caponago all’oratorio di Agrate”.
Il raid è avvenuto forse nella serata di venerdì, ma non è escluso che la banda abbia fatto irruzione negli spazi dell’oratorio anche il giorno precedente. «Hanno distrutto tutto – dice don Davide – con una rabbia, o forse con una inciviltà che ci lascia perplessi. C’è da pensare che fossero per lo più ragazzi del 2008, forse provenienti dal circondario vimercatese, perché fra le tante frasi sconnesse lasciate sui muri c’è n’è una con scritto 2008 Vimercate comanda».
L’oratorio è alla periferia del paese, accanto alla Chiesetta di San Giorgio che confina con il locale cimitero. Una spedizione vandalica che si è protratta per diverse ore. Nelle aule sono state lasciate in bella vista i resti di generi alimentari, bottiglie di birre e alcolici e mozziconi di sigarette. Sul posto per i rilievi, per cercare di dare un volto e un nome agli autori di questa che potrebbe sembrare una spedizione punitiva, sono intervenuti sia i carabinieri di Vimercate che gli agenti della polizia locale che attraverso le telecamere presenti nelle vicinanze sperano di poter arrivare agli autori del raid.
Don Davide con tanta amarezza aggiunge: «mi auguro che gli autori di questi vandalismi possano trovare il modo per rimediare ai danni causati non solo all’oratorio ma a tutta la comunità. Che comprendano l’inutilità di questo gesto. Che è più bello vivere in compagnia con altri, che riescano a scoprire l’importante dello stare insieme, l’inutilità del distruggere».
Netta anche la condanna del sindaco Monica Buzzini che dice: «Quanto è accaduto è molto spiacevole, un fatto che va oltre il danno economico, che deve far meditare sul fatto che ci sono giovani che occupano il tempo a rovinare e distruggere un bene che appartiene a tutti, il nostro oratorio, da sempre punto di riferimento per i giovani».
Don Davide è impegnato in queste ore a trovare l’impresa che possa ricostruire tutte le parti distrutte. «Un intervento economico non indifferente – conclude don Davide– che interroga la Comunità Pastorale, nella speranza che possiamo riaprire l’intera struttura per l’oratorio estivo».

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