Il marcio della partitocrazia

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Il marcio della partitocrazia

Nel mondo politico forse la parola più “oscena” è partitocrazia. “Oscena” non solo nel senso che è totalmente “fuori posto” (secondo uno dei sensi etimologici), ma perché in realtà è quella sconcezza che ha reso possibili le cose più vergognose.
Ma che cos’è la partitocrazia?
Come dice la parola, è il predominio assoluto dei partiti politici, che si scannano tra loro per governare, nel nostro caso, l’Italia o, meglio, per s-governarla.
I partiti comandano e fanno della democrazia (ridare potere al popolo) un pretesto per prendere per il culo i cittadini.
Ogni partito (lo dice anche il nome) è per natura frammentarietà, e perciò faziosità.
Nel campo politico è la frammentazione faziosa della democrazia, che perde il suo insieme di bene comune per essere ridotta ad uno zerbino su cui si puliscono i piedi gli arrivisti più bugiardi, con lo scopo di fregarsene, per amore del potere, di ogni presunto ma tanto conclamato diritto umano. L’inganno sta nel far credere che solo i diritti siano una conquista sociale, facendo a meno dei doveri.
Sì, i partiti son scuole di menzogne, che aumentano aumentando i partiti, e che si fanno la personificazione della Menzogna, quando un partito riesce a predominare sugli altri.
Il problema non sta nel ridurre i partiti, ma nella loro radicale eliminazione. Solo così si estinguerà almeno in parte la menzogna nel campo politico.
È vero che, eliminati i partiti, la menzogna troverà un altro modo per prendere casa in politica. Non le basta la Chiesa: la menzogna vuole occupare tutti gli spazi del vivere umano e sociale.
Ma iniziamo dal marcio dove attecchisce al meglio la menzogna, e il marcio è proprio il partito che riduce in frammentazione ogni idea di democrazia.
Iniziamo a eliminare anche l’idea di partito: già l’idea è deleteria!
Dall’idea malsana nasce l’ideologia, che è la messa in bella di uno scarabocchio di bene comune. Possiamo anche dire che l’ideologia è una maschera che copre il marcio di una idea malsana.
Se la parola “partitocrazia” è “oscena”, allora bisognerà colpire la fonte inquinata, ed è quel concetto di gruppo, a cui si affidano scriteriatamente responsabilità politico-sociali, che già in partenza cadranno nelle mani più false.
Sì, bisogna colpire ogni idea di partito, sradicandola fin dalla sorgente.
Mi direte che sono un illuso o ingenuo e che è del tutto impossibile sradicare ogni idea di partito da una società che vorrebbe costruirsi sul nulla un mondo migliore.
Alla balla del mondo migliore non ci crede più nessuno, visto che i partiti sono il gioco perverso di malati di populismo ridicolo e insulso.
Diciamo che al mondo migliore ci credono solo gli anarchici, ovvero gli spiriti liberi da ogni condizionamento, che sognano un possibile rifiorire nel deserto di qualcosa di  assolutamente Nuovo. 
9 novembre 2019
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

2 Commenti

  1. bartolomeo palumbo ha detto:

    Seguo attentamente e aspetto il prossimo intervento sull’argomento.INTERESANTISSIMO!!!!GRAZIE DON GIORGIO.

  2. Luigi ha detto:

    Sono d’accordo. Guccini cantava in “Dio è morto” che c’è sempre “il momento di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto”. E questo lo possono fare solo gli spiriti liberi. Liberi dagli interessi di partito che hanno negato o negano ancora le verità storiche come la Shoah, le foibe (cavallo di battaglia di una destra dimentica che loro hanno creato il terreno fertile con i tentativi di italianizzazione degli slavi che ne hanno approfittato con la caduta del regime fascista) e quant’altro è frutto di particolarismo. Salvini ha approfittato come in Umbria di chi ha usato la politica per far carriera come cantava Guccini. La candidata alla regione Emilia dice che non parla a suo papà (che vota il suo avversario politico) da quando aveva 5 anni. Questa non è dignità fatta di vuoto per un perbenismo interessato come cantava Guccini? Solo un grande papa come Paolo VI aveva capito la profondità di “Dio è morto”.

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