L’EDITORIALE
di don Giorgio
Faccio fatica a credere…
Faccio fatica a credere allo Spirito santo, a cui, come è successo particolarmente in questi ultimi tempi, in modo direi insopportabile, da parte di credenti e non credenti, si è tolto perfino quel minimo spazio di libertà di pensiero, che si concede agli stessi condannati a morte, poco prima di essere impiccati.
Eppure, paradossalmente, mai come in questi ultimi tempi, è ricorrente sulla bocca di tutti la parola “Spirito santo”, che, quando ero teologo, negli anni ’60, veniva chiamato l’Eterno Sconosciuto.
Oggi tutti hanno diritto a dire la loro, naturalmente senza dare agli altri il loro diritto di parola, usando metodi solo apparentemente democratici: basterebbe assistere a uno dei numerosi talk show per farsi una certa idea di quell’accavallarsi anche irritante, ma efficace ai fini dell’audience, di parole sconnesse, di urla come di maiali che stanno per essere sgozzati. Fosse una partita di calci, amen, e poi vedi allenatori che fanno i filosofi, mentre analizzano pateticamente una partita di calcio.
Naturalmente sto parlando di eventi religiosi, quando ad esempio muore un papa, con tutte le conseguenze annesse (giorni di lutto, funerali, messe esequiali, ecc.), e poi si apre il conclave per eleggere il successore. Basterebbe il detto popolare (sempre saggi i nostri vecchi!): “Morto un papa se ne fa un altro!”, per far tacere tutto un mondo di ipocrisie, sulla santificazione di dovere del papa morto, e sulle previsioni della scelta del nuovo “sommo pontefice”, il quale nome dice già tutto, tranne il richiamo a quel ponte che collega la terra al cielo, o viceversa (dipende).
La cosa oscena è quando il tarlo che corrode la fede, che è spirito, è di casa, nella stessa Chiesa, tra battezzati solo di rito che si riscoprono all’improvviso ferventi credenti, non si sa bene in quale dio.
Il papa morto è stato il non plus ultra, da venerare subito, già da cadavere imbalsamato, così rivoluzionario, quando era vivo, da aver aperto porte e finestre, che non si potranno ormai più chiudere. Quindi? Il prossimo papa non potrà più nemmeno socchiuderle, magari per aprirne altre più aperte sull’Infinito. E lo Spirito? Non dovrà aprire bocca! È così, e basta! Lo sostengono anche persone dotte, eminenti, compresi cardinali e vescovi. Sul clero badilante il discorso è diverso: basta celebrare una messa esequiale, e la coscienza è a posto, in attesa di far suonare a festa le campane per annunciare il nuovo papa. Chi sia? Ma chissenefrega? Ai preti badilanti non importa neanche di avere un vescovo che è una trottola impazzita. Il papa? Che stia laggiù in Vaticano, io ho altro da fare: fare il badilante sudando ogni giorno, anche se le chiese sono deserte… però almeno qualche soddisfazione psicologica bisogna che me la prenda, inventando (non importa nei tempi sbagliati, come Avvento e Quaresima) stravaganti iniziative sempre nel loro verso più pancesco, in ogni caso inerenti al ventre.
Ed ecco che il mondo è in fiamme: colpa di chi? dei soliti bastardi che, tra parentesi, noi votiamo e sosteniamo, anche come credenti, sempre pronti a parteggiare per chi ci dà in cambio qualcosa, per chi mi rompe meno le palle.
Poi tutto a un tratto ci riscopriamo partigiani, resistenti, anche qui quando ci fa comodo farlo, senza però spargere una sola goccia di sangue. Scherziamo?
Immaginate il prossimo papa, che nel suo primo discorsetto a braccio, dovesse gridare: Giustizia! La folla pacifista di Piazza San Pietro farebbe come Sansone: scuoterebbe le colonne per far cadere il Vaticano!
Ma no! Che dico? Tornerebbe a casa, a fare la vita da coglione come prima, rinchiudendosi nel proprio orticello, dove il papa è solo lui, l’ego da adorare finché vita avrà.
Sì, dopo giorni e giorni di ipocrisie, di follie mediatiche, di esaltazioni da stadio di un cadavere ricoperto di insegne papali, composto della stessa madre terra, ricco o non ricco che sei, papa o prete badilante che sei, tapino o fortunato che sei, ma tutti destinati a tornare polvere, ecco che tutto finirà in una bolla.
E il nuovo papa, solo, prigioniero del Vaticano non certo tra amici per la pelle, non importa se fisicamente risiede qui o là, se talora si dà alla fuga con la scusa di viaggi missionari, sarà costretto a rivolgersi a quello Spirto, che è stato prima snobbato, magari da lui stesso.
10 maggio 2025
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