Come un prete “imbecille” può diventare un eroe…

Ho ricevuto sul mio sito tra i commenti un messaggio in cui mi si invitava a chiedere anche io scusa perché avrei pubblicato la notizia commentandola duramente.
Chiariamo.
Dico subito che non ho alcuna intenzione di chiedere scusa. La notizia era chiara e documentata: don Diego Minoni aveva fatto pubblicamente alcune dichiarazioni a riguardo delle mascherine anti-covid, di qui la mia presa di posizione accusando quel prete di imbecillità. Non si dimentichi che eravamo nel mese di aprile del 2021.
E avevo fatto alcune considerazioni commentando il duro provvedimento dell’arcivescovo Mario Delpini, che aveva rimosso dal suo incarico don Diego (tra parentesi, non è un prete diocesano, ma appartenente all’Ordine dei Padri oblati missionari di Rho, ma non per questo libero di fare le cazzate che vuole).
Ora, ecco il punto. La faccenda si complica. Don Diego sarebbe stato rimosso, ma non per le sue dichiarazioni contro le mascherine, ma per altri motivi. In altre parole, le dichiarazioni sarebbero state una scusa per togliergli la responsabilità della parrocchia.
Leggete sotto l’articolo di Aldo Maria Valli, e potrete capirci qualcosa.
E allora? Io ho giudicato quel prete per le sue dichiarazioni pubbliche contro le mascherine, senza sapere nulla dei retroscena che sono venuti successivamente alla luce. Anche se li avessi conosciuti, avrei detto le stesse cose che ho detto accusando quel prete di imbecillità. Tutto qui.
Ma vorrei aggiungere qualcosa di più, commentando il comportamento di Delpini. La sua lettera di scuse rivela ancora una volta quanto questo vescovo sia del tutto incapace di gestire una losca faccenda che poteva essere risolta diversamente. Chiedere scusa va bene, ma chiederla in modo così maldestro come ha fatto Delpini è ancora più deleterio. Non ho titoli di studio di Delpini, ma credo che avrei usato meglio il mio intelletto, anche facendomi consigliare da persone giuste.
E adesso succederà che questo prete “imbecille” diventerà un eroe, anche a causa di una imbecillità di fondo, che coinvolge l’intero apparto curiale.
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Leggete

Uno dei preti “imbecilli” di una diocesi “imbecille”
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Leggete

da www.aldomariavalli.it

Don Diego e l’arcivescovo Delpini.

Nuovo capitolo

“Scusa don Diego, la mia decisione di rimuoverti è stata maldestra”. Scrive così l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a don Diego Minoni, il sacerdote che era stato rimosso dalla parrocchia di Vanzago (Milano) con l’accusa di essere contrario all’uso delle mascherine in chiesa. Come abbiamo spiegato in un precedente articolo (qui), dietro la rimozione di don Diego c’è stata invece una manovra riguardante interessi legati alla vendita di una piscina di proprietà della parrocchia, e l’accusa di essere “no mask” è stata usata strumentalmente per allontanare un sacerdote fedele alla Chiesa e per niente disposto a lasciarsi manipolare.
Ora la novità è che l’arcivescovo di Milano in persona ha scritto un messaggio di scuse, pubblicato sul bollettino parrocchiale e letto in chiesa durante le funzioni. Scrive dunque Delpini: “Cari fedeli della comunità pastorale Madonna del Buon Consiglio in Vanzago, mi spiace che la vicenda di don Diego Minoni continui ad essere motivo di tensione dentro la comunità. La risonanza che la vicenda trova in qualche organo di stampa locale contribuisce a creare disagio. Riconosco che la mia decisione di rimuovere don Diego dall’incarico, nel contesto complicato della pandemia, è stata maldestra ed è stato motivo di sofferenza per don Diego e per i fedeli che gli sono affezionati. Ho scritto a don Diego le mie scuse, con una lettera che allego”.
Ed ecco la lettera: “Reverendo padre Diego Minoni, il 6 settembre 2019 ti è stato dato l’incarico di amministratore parrocchiale delle parrocchie dei Santi Ippolito e Cassiano in Vanzago e di Cristo Re in Mantegazza con Rogorotto di Vanzago, resasi vacante per il trasferimento del parroco. Hai prestato il tuo servizio come Oblato vicario, ed esso si è concluso il giorno 8 aprile 2021 con la nomina di un nuovo amministratore parrocchiale. Dopo averti incontrato e, su tua sollecitazione, avendo fatto le necessarie verifiche, riconosco che quel particolare momento, per diversi motivi complesso, ha indotto a decisioni espresse con l’adozione di un provvedimento urgente e quindi con modalità non adeguate, comportando il travisamento dei fatti e suscitando un allarme poi rivelatosi ingiustificato. In quel frangente si sarebbe potuto attendere la conclusione dell’anno pastorale, come normalmente avviene. Ritengo giusto che, con le mie scuse, ti venga confermata la stima e l’apprezzamento per la tua testimonianza sacerdotale, e questo avverrà con la prossima destinazione pastorale che ti affiderò come Vicario Oblato a servizio delle necessità diocesane. Con ogni benedizione di Dio”.
Circa il futuro di don Minoni, nel messaggio ai parrocchiani l’arcivescovo Delpini scrive: “Ho proposto ripetutamente a don Diego di riprendere il suo ministero nella comunità dei Padri Oblati Vicari di cui fa parte. Mi sta a cuore che riprenda il servizio alla Chiesa come collaboratore del vescovo con la dedicazione e il vigore che lo caratterizzano. Spero che accolga presto il mio invito. Chiedo scusa anche alla comunità per il disagio che le modalità della mia decisione possono aver provocato in alcuni. Nella comunità cristiana al di sopra di tutto c’è la carità e confido che il perdono vicendevole consenta a don Diego e a tutti voi di vivere con fede e in profonda comunione la vocazione ad essere comunità unita, libera, lieta per continuare la missione insieme a don Claudio e a don Simone. Invoco per tutti la benedizione di Dio”.
Dunque, tutto a posto? No, perché don Diego aveva posto una precisa condizione, e cioè che l’atto di riparazione fosse pubblicato nel sito della Chiesa di Milano, cosa che non è stata fatta. Perché? “Per non creare un precedente” ha risposto Delpini secondo quando riferisce don Diego. Al che il sacerdote, in una lettera all’arcivescovo, ribatte: “E questo sarebbe un criterio evangelico? A me sembra che il criterio evangelico sia quello di cercare la cosa buona, giusta e vera e, se così facendo si crea un precedente, evviva i precedenti!”.
“Certamente – scrive don Diego a monsignor Delpini – la pubblicazione dell’atto di riparazione sul notiziario della comunità pastorale Madonna del Buon Consiglio è stato un passo importante, che attendevo da un anno e mezzo. Quante sofferenze, tempo ed energie si sarebbero potute risparmiare se si fosse arrivati prima a quel gesto! Eccellenza, ci tengo a essere un sacerdote fedele al Vangelo e alla Chiesa. Sono disposto ad assecondare le sue richieste e ritornare a esercitare il mio ministero collaborando con il vescovo al servizio della Chiesa di Milano, purché siano attuate le seguenti condizioni: 1) che mi vengano fatte pervenire quanto prima le due risposte dell’avvocato della curia e quella del vicario episcopale monsignor Raimondi; 2) che le scuse da Lei presentate nei miei riguardi vengano pubblicate non solo nel bollettino della parrocchia ma anche nel sito della diocesi, in modo che venga ripristinato il mio buon nome diffamato dai mass media su scala nazionale. Secondo il Diritto canonico infatti ‘non è lecito ad alcuno ledere illegittimamente la buona fama di cui uno gode’ (can. 220)”.
E qual è stata la risposta dell’arcivescovo? Un messaggio nel quale monsignor Delpini esprime “dolore” per la posizione di don Diego e di dice “molto dispiaciuto”.
La ricomposizione, dunque, non c’è stata.
Una vicenda locale la cui portata, però, va al di là del caso in sé. Perché chiama in causa la difficile realtà vissuta dai sacerdoti che, fedeli al loro ministero e alla Chiesa, si scontrano contro quella “ragion di Stato” che i pastori troppo spesso fanno prevalere sul loro dovere di esercitare la paternità nella Verità.
A.M.V.
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Una vendita sospetta fa luce sul prete “no mask” rimosso

6 Commenti

  1. Simone ha detto:

    Intervengo perché, pur non ricordando cosa ho scritto, di sicuro non devo esser stato troppo cortese a suo tempo. Vicenda surreale da stendere un velo pietoso. Don Diego dev’essere un grande amico di Aldo Maria Valli tanto da smuoverlo a ricostruire con precisione fatti e richieste per la pacificazione. Premetto che è ridicolo che la parrocchia di Vanzago possedesse una piscina..era uno strumento pastorale? Queste cose fan ridere, non ditele vi prego. L’idea di qualche parroco del passato di fare business col nuoto? O era un patito della pallanuoto? A parte questo non commento l’incapacità del vescovo per non essere ripetitivo, avrò scritto almeno 30 volte contro di lui, ma vorrei soffermarmi sul tema soldi. L’unico problema della chiesa milanese sono i soldi; l’unico vero interesse. Ogni scandalo ha dietro un problema economico; ci son sempre i soldi. Adesso i soldi non dividono solo le famiglie in caso di eredità, ma anche i preti per soldi non loro. Posso dire che mi fa schifo leggere queste cose? E se il vescovo incapace ha chiesto scusa pubblicamente il prete imbecille non faccia troppo il prezioso e riprenda il suo servizio, se ci tiene. Lui dovrebbe insegnare che il giudizio dell’uomo vale niente. Se su questa vicenda non ha da temere il giudizio di Dio, cammini a testa alta e riprenda il suo servizio. Che adesso tutti debbano chiedergli perdono per sta cosa non mi pare proprio il caso…

    • Don Giorgio ha detto:

      Vorrei essere ancora più chiaro. Bastavano le dichiarazioni sulle mascherine, a quei tempi, perché Delpini avesse tutte le buone ragioni per spostare quel prete. Poi sembra quasi scontato che ci sia sempre qualche ragione nascosta dietro a qualsiasi decisione, soprattutto se proviene dalla Curia, e il vescovo talora è all’oscuro di tutto. In altre parole, agisce in buona fede. Per questo, per il mio intervento non chiedo assolutamente scusa per aver dato dell’imbecille a don Diego, e lo ripeterei ancora oggi. Ma ciò che mi fa specie è che don Diego non capisca di essere stato imbecille almeno per le sue dichiarazioni sulla mascherina, e adesso fa la vittima, pur avendo anche delle buone ragioni per chiarire la faccenda della piscina, se è vero che è stato trasferito per altre oscure (allora) ora note ragioni. E aggiungerei che, se don Diego sapeva che era in difficoltà per la sua scelta sulla questione piscina, non doveva dare adito con certe sue dichiarazioni perché lo facessero fuori. In poche parole, è stato veramente un ingenuo (un pirla!).
      Inoltre, ciò che mi conferma nei miei giudizi su Delpini è il modo con cui ha chiesto scusa a don Diego. Da imbecille. Doveva smascherare i giochi sporchi di qualcuno della Curia per spostare quel prete? Certo, ma doveva anche dire che don Diego si era comportato male a proposito della mascherina. Si è imbecilli quando si cerca di risolvere le cose, aggravandole. Ne so qualcosa per quanto mi riguarda.
      Poi per tutto il resto, ovvero per la questione dei soldi nelle istituzioni ecclesiastiche, il discorso è apertissimo: non è un caso isolato la vendita della Villa S. Cuore, e ciò che ne segue. Anche certi santi facevano girare un mucchio di soldi (pensate ai santi inventori di opere assistenziali e caritative!). Ma i santi sapevano come usarli, senza farsi usare!
      Vorrei anche dire che bisognerebbe rivedere tutto il modo (o stile pastorale) con cui gestiamo una comunità parrocchiale. Un tempo i preti avevano il “mal della pietra”: costruire ambienti faraonici. Oggi sembra che ci sia il mal del disfare tutto, lasciando in balìa del tempo ambienti che sono costati soldi alla comunità parrocchiale. Certo, il problema dei soldi rimane: si deve risparmiare sospendendo le Messe, o lasciando la parrocchia morire di inedia? Altra pazzia pastorale!

    • susanna ha detto:

      molte parrocchie posseggono campi da calcio, perché una porrocchia non dovrebbe possedere una piscina? non sta scritto da nessuna parte: non praticherai altro sport al di fuori del calcio.

      • simone ha detto:

        Si va bene ma facciamo anche funzionare il cervello. La costruzione e gestione di un campo da calcio costa X mentre quella di una piscina costa 100 volte X. Non è questione di essere pro uno sport o un altro ma è l’impegno economico e gestionale che sta dietro una certa attività a far da discriminante. Io abito vicino a Monza e almeno 3 comuni, tra cui il mio, hanno speso gli ultimi 20 anni cercando di costruire una piscina comunale che poi, nonostante gli sforzi, è sempre rimasta incompiuta perchè non avrebbe coperto l’investimento pur con 50 anni di attività. L’ultima bocciatura l’anno scorso dopo i rincari dell’energia.
        Non è mica semplice gestire e tenere a norma una struttura del genere, tenendo conto che non è il focus di una parrocchia.
        Se poi si tratta di una piscina di gomma allora ritiro tutto. Ma, se come immagino, si tratta di una struttura coperta, con vasca, con gli spogliatoi e tutto…allora servono i bagnini, le strutture di ricircolo idonee, il riscaldamento…insomma un campo da calcio tagli l’erba una volta al mese e stop.
        Io non voglio discriminare nessuno ma gestire una piscina è un lavoro e un investimento rischioso. Continuo a pensare che non c’entri niente con una parrocchia…ma proprio niente. Passi una palestrina, il cinema, una scuola, un asilo…ma al di fuori di questo entriamo in territori che non riguardano l’attività di una parrocchia.

  2. Martina ha detto:

    Mi viene spontaneo: don Giorgio, perché nessuno ti ha mai chiesto scusa?
    Alla fine non c’è mai stata una seria intenzione di chiarire, di capire, di affrontarsi faccia faccia.
    Isolare, anche tra i preti qui della zona, è poco bello, proprio quando si parla di inclusività.
    Alla fine, ciò che dà più fastidio è il Pensiero, è quando una persona Pensa e diventa perciò dissidente.

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