Qualche prete mi consiglia: “Non te la prendere, tanto lui, il piccoletto, non cambia! È fatto così! È sempre stato così. Non serve contestarlo! Tu stai male, e lui se ne frega!”.
Con quei pochi preti con cui riesco ancora a parlare, per via telefonica, i quali però sono portavoce di altri preti, che non sono pochi, posso garantire che c’è un grande malumore, un forte disagio per come la diocesi milanese sia sempre più in balìa del nulla, a iniziare dal vescovo che non si rende neppure conto della sua pochezza morale, intellettuale, pastorale.
Lo seguo perché non contesto solo per sentito dire, anche se, lo confesso, ciò mi deprime, rischiando di essere tacciato di auto-lesionismo.
È vero che siamo in un momento storico veramente drammatico, in tutti i sensi. Ma proprio per questo si vorrebbe che almeno un faro o un punto di riferimento ci desse speranza e forza per proseguire, lanciando messaggi altamente positivi, però sostenuti da chi dovrebbe per vocazione essere guide saggia e coraggiosa.
Sono anche stanco di dire e di ripetere le solite cose di un vescovo che, ogniqualvolta lo sento parlare, soprattutto nelle grandi occasioni, sembra mai toccare il fondo, dando il peggio del peggio, nel senso che è del tutto banale, scontato, irritante nel tono, stucchevole nel suo comporre un’omelia o un discorso secondo quel giro di parole che appaiono slogan pubblicitari fuori posto.
Qualche prete mi consiglia: “Non te la prendere, tanto lui, il piccoletto, non cambia! È fatto così! È sempre stato così. Non serve contestarlo! Tu stai male, e lui se ne frega!”.
Ognuno è fatto a modo suo, e io sono fatto perché me la prenda stando male, perché so che questo è un mio dovere: dire le cose come stanno contestandole perché non vanno come dovrebbero andare…
Dovrei dire alla mia età: “Goditi gli ultimi anni in santa pace, e fregatene degli imbecilli o degli incapaci o dei presuntuosi. Prima o poi si sgonfieranno nella loro supponenza…”.
E invece no! Mi alzo al mattino, e subito vorrei prendere a calci tutti gli imbecilli, i farabutti, gli incoscienti, i pastori che sono burattini…
Certo, non tutti sono bravi oratori (l’oratoria è un’arte, anche una scienza, anche un dono naturale), non si pretende che vescovi e preti siano tutti comunicatori affascinanti, capaci di attirare le folle. Si chiede però che siano convinti e appassionati comunicatori di quella Parola evangelica che provoca la conversione interiore.
L’attuale vescovo milanese sembra totalmente fuori di sé, di quel Sé divino che è l’essenza del Vangelo.
Tutte le volte che lo ascolto mi chiedo: ma che cosa sta dicendo? a chi sta parlando?
Vorrei tanto almeno una volta ascoltare una sua omelia o un suo intervento, e poi dire: Ecco, stavolta sono proprio contento!
Mi verrebbe da pensare che questo vescovo faccia di tutto per rendersi insopportabile.
Il problema non è il suo modo di comunicare, anche questo irritante, ma il contenuto, ovvero ciò che dice, ed è qui il mio dissentire, visto che egli straparla su cose che non conosce, e dice e non dice sempre restando all’esterno di quella interiorità che dovrebbe essere la vera missione della Chiesa.
Assurdo, allucinante, paradossale che un vescovo da anni non abbia mai detto nulla di veramente evangelico!
Nulla!
So che la mia proposta potrebbe sembrare masochista, ma c’è qualcuno, dopo aver sentito i video che vi propongo, possa convincermi che sto sbagliando nel mio modo di giudicare questo vescovo?
Proprio non ce la faccio a cambiare idea, neppure invocando tutta la potenza dello Spirito santo.
A proposito dello Spirito santo, sapreste dirmi dove è nascosto?
In Vaticano non c’è, e neppure in tante diocesi di questa Chiesa che oramai non regge più.
Forse non basterebbe cambiare il papa o qualche gerarca.
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DONA NOBIS PACEM:
veglia per la PACE | dalla chiesa Maria Regina Pacis
Un popolo in cammino e in preghiera
perché «vuole la pace»
Giovedì sera 7 settembre
Oltre un migliaio di persone alla camminata promossa dal Coordinamento Associazioni, Movimenti e Gruppi al Gallaratese, conclusa da una Veglia con l’omelia dell’Arcivescovo: «Temiamo di essere insignificanti e irrilevanti, ma crediamo che Dio ci ascolta e per questo preghiamo per la pace»
8 settembre 2023 Pontificale in Duomo,
si apre l’anno pastorale: omelia di mons. Delpini
Beh in effetti il titolo è proprio corretto.
Sopratutto anche per il livello culturale dell’arcivescovo che è arrivato molto più in alto di te e non è solo questione di volontà.
Fuori! Penso che sia la parola che meglio descrive il vescovo Mario: fuori! Fuori dalla realtà della vita delle persone ma anche fuori dalle necessità della Chiesa. E’ fuori anche dal comprendere i bisogni della Chiesa. Gira e rigira la diocesi, osserva, dice qualcosa ma rimane sempre fuori. Fuori dalla relazione con le persone.
Sto leggendo la proposta pastorale, che per l’ennesimo anno non è una proposta visto che non propone un bel niente ma è una riflessione su tanti temi che non costruiscono un argomento se messi insieme. Non c’è una proposta se non quella di andare avanti così sperando che qualcosa dal cielo sistemi magicamente ogni cosa.
Non c’è sensibilità ma nemmeno voglia di coltivare la fede nelle persone. Le preoccupazioni del vescovo e dei preti son ben note: i soldi, l’organizzazione e il numero esiguo di preti.
Non c’è altro…eppure i problemi sono tanti ma il problema più grande è l’incapacità di andare incontro e annunciare il Regno. Di spronare la gente a risollevarsi dalla mediocrità della vita e dall’apatia che ci attanaglia, per provare a vivere meglio, insieme, uniti.
Secondo sant’Ambrogio, il bastone pastorale deve essere al fondo appuntito per spronare i pigri, nel mezzo diritto per condurre i deboli, in alto ricurvo per radunare gli smarriti.
Spronare i pigri, condurre i deboli, radunare gli smarriti.
Anche il bastone che porta le ricorda che cosa deve fare…lo sta facendo vescovo Mario?
Ma tanto “se ne frega”….ed è proprio così!
E la gente abbandona la Chiesa.
Ripeto, chi sono io per poter dire una parola che faccia riflettere? Non sono un cardinale, non sono stato unto. Sono un poveraccio che va ascoltato per farlo contento. Come dicevano ai tempi: “è il figlio del falegname!”. Io nemmeno quello sono; la Chiesa continua a chiudersi, a trincerarsi nella sua gerarchia, nei suo schemi non riuscendo più ad essere autorevole tra le voci del mondo. Immobile e fuori dal tempo!
Mi dispiace, forse non sarò abbastanza erudito, ma i discorsi del vescovo Mario risultano spesso inconcludenti, incomprensibili…accenna ma non trova mai la forza di andare in profondità. Lascia a ciascuno la propria interpretazione come se non volesse mai esporsi. Non trovo mai una parola detta dal profondo, una parola che sia espressione della Sua fede. Asettico, calcolato, distaccato…