Dall’egolatria all’ecosofia, all’intus-sofia o mistica

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Dall’egolatria all’ecosofia,

all’intus-sofia o mistica

Solitamente prima scrivo l’articolo, poi trovo un titolo. Stavolta, da un titolo mi è nato l’articolo.
Non l’ho trovato bell’e fatto: me lo sono inventato, tenendo conto di tante cose o situazioni che oramai come un fiume in piena sembrano trascinare a valle ogni detrito insieme a quel poco di buono che ci è rimasto.
Vorrei allora chiarire il titolo, che letto così potrebbe dare qualche difficoltà di immediata comprensione.

Egolatria

Latria (dal greco λατρεία, “servitù, culto»), sta per adorazione; qui, adorazione di quell’ego che vorrebbe imporsi condizionando l’agire dell’uomo, non prima di averne offuscato l’intelletto. Ma quale intelletto? L’intelletto che Aristotele chiamava “attivo”, ovvero quello illuminato dall’Alto, che anche i pagani chiamavano il Bene Sommo.
Ma l’ego non si limita a coprire l’intelletto “attivo”, lo sostituisce con l’intelletto “passivo”, quello condizionato dall’ego stesso, che così inganna facendo credere che la vittima “veda” la realtà, mentre vede solo apparenze.
Dire che tutto si svolga fuori della religione, come se i credenti si sentissero al sicuro dagli inganni dell’ego, sarebbe una grossa bugia. L’ego sembra preferire proprio coloro che potrebbero stanarlo dal regno malefico.
E allora poniamoci la domanda: che cos’è l’ego malefico che inganna oscurando la luce dell’intelletto “attivo”, sostituendolo con l’intelletto “passivo”, ovvero quello imbevuto come una spugna di ogni carnalità?
Qui non posso non far intervenire la Mistica medievale, che prende di mira anzitutto l’egoità, ovvero quel male davvero radicale che è l’amor sui, amore di se stessi, e la quasi insopprimibile tendenza a riportare tutto a se stessi, quella che Meister Eckhart chiama spesso “appropriazione” (Eigenschaft).
Spiegando i primi versetti del libro biblico della Genesi, Eckhart afferma che il peccato di Adamo, quello che poi è diventato il cosiddetto “peccato originale”, consisteva esattamente in questo, nell’amore di sé, che accompagna l’uomo come la sua ombra, e che è la radice di ogni male, in quanto ricerca del bene privato, di fatto opposto al Bene Assoluto.
Ora, distaccarsi dall’amore di sé è possibile solo se si ha di mira il Bene, al cui confronto il bene privato appare piccolo, meschino: la via del distacco perciò non è altra da quella descritta nel Convito di Platone: si abbandona ciò che ci appare piccolo, solo se e quando si ama qualcosa di più grande. Il distacco dall’egoità avviene perciò senza sforzo, in modo del tutto naturale, quando si è esperimentata la gioia profonda che viene dal mettersi in rapporto non con i beni effimeri ed accidentali, ma col Bene Assoluto.
Superfluo aggiungere che l’adorazione dell’ego è una perversione mentale che conduce alla rovina dell’essere umano, che così si trova immerso in una frammentazione di cose che tolgono la vista per il Bene Sommo.

Ecosofia

Raimon Panikkar (1918-2010), grande teologo di origini indiane (per il padre) e catalane (per la madre), è l’autore di un libro, dal titolo: “Ecosofia. La saggezza della terra”.
Lui stesso così spiega: “Ecosofia è una parola nuova per esprimere una antica saggezza. Esprime la tradizionalissima consapevolezza che la Terra è un che di vivente, tanto nelle sue parti quanto nell’insieme… Al centro del dibattito è il nostro modo complessivo di rapportarci con la materia e il mondo fisico-sensibile”.
La Terra, insomma, va ascoltata; e solo una trasformazione che nasce dallo spirito potrà salvare la vita sul nostro pianeta. È giunto il tempo, ricorda Panikkar, di prestare attenzione al potere corrosivo del pensiero astratto che da una parte si nutre di certa ecologia e dall’altro è proprio dei tecnocrati.
La natura, ribadisce Panikkar, è il nostro “terzo corpo”: oggi il pericolo non giunge dagli Dei né dalla Natura ma da un mondo “arte-fatto” fuori controllo che ha recato squilibri di ogni genere.
Non basta l’ecologia, neppure l’ecologia profonda. «Non è la Terra ad aver bisogno di cure, siamo noi i malati. Occorre la Ecosofia, come autentica sapienza, un cambiamento radicale nella nostra percezione sia della Terra, sia dell’Uomo, e del Divino, aggiungo».
Di questa fedeltà alla terra, del senso religioso e mistico che legava Panikkar alla natura si può cogliere una testimonianza nell’arduo pellegrinaggio che ormai anziano e acciaccato compì nel 1994 adempiendo a una promessa fatta da ragazzo al padre indù, un pellegrinaggio durato 25 giorni al Monte Kalaisa, montagna sacra in Tibet.

Intus sofia o Mistica

Dovrei partire dall’antico pensiero greco, in particolare dall’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso”, per giungere poi a Gesù Cristo, ai Padri della Chiesa, in particolare Sant’Agostino, per arrivare alla grande Mistica medievale, nel suo più grande rappresentante, il domenicano Meister Eckhart.
Chiariamo subito che, quando si parla di mistica eckhartiana, si tratta di Mistica “speculativa”, che ha il suo centro nell’intelletto, e non nella volontà o nella psiche. Eckhart non dava alcun peso, anzi disprezzava le “visioni” cosiddette mistiche.
L’opera di Meister Eckhart è un grandioso tentativo di fondazione della fede attraverso la riscoperta del Divino che si nasconde nel “fondo dell’anima” dell’uomo; una riscoperta la cui necessità viene esaustivamente argomentata con i mezzi del più puro intelletto.
Ma come può l’uomo, immerso nel caos di un’esistenza determinata, e quindi finita, ritrovare Dio in sé? Meister Eckhart risponde che ciò è possibile mediante la pratica del «distacco». Chiariamo. Il distacco consiste nel rimuovere tutto ciò che è frammentario o molteplice che porta lontano dalla essenzialità divina. Il Maestro tedesco sostiene che persino «le rappresentazioni religiose biblico-cristiane, le “storie della salvezza”, i “disegni divini” […], devono assolutamente sparire».
Colui che abbia la forza di distaccarsi da qualsiasi contenuto determinato, facendo opera di rimozione, crea spazio affinché Dio venga finalmente e “necessariamente” a risiedere in lui. Dio riempie ogni vuoto, per la sua stessa necessità di Bene Assoluto.
Per confermare tale asserto con l’autorità del Vangelo, Eckhart si cimenta in una esegesi molto neoplatonizzante dell’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio ad opera di Gesù (Mt 21,12): seguendo infatti la dottrina di Porfirio, che insegna che il nous, l’intelletto, è il neos, il tempio di Dio, Eckhart afferma nel suo sermone Intravit Iesus in templum et coepit eicere vendentes et ementes che «questo Tempio in cui Dio vuole regnare […] è l’anima umana, che egli ha formata e creata perfettamente simile a se stesso…».
Chiunque pretenda, pur non essendo Dio, di ritagliarsi un seppur piccolo spazio all’interno del Tempio per condurvi i propri commerci e le proprie attività personali; chiunque digiuni, vegli e preghi pensando così di ricevere qualcosa in cambio dal Signore —il mercante è appunto chi ragiona e agisce nella modalità del baratto!—, costui verrà cacciato dal Signore. A questi mercanti Dio non deve nulla, perché tutto quello che essi possiedono e commerciano appartiene già a lui. Quando Dio dà qualcosa a qualcuno, lo fa solo per la sua grazia, mai per rispettare “accordi commerciali”.
Eckhart è un radicale negatore dell’efficacia e del bene che possono scaturire dalle opere nel tempo. Le opere sono utili solamente se favoriscono il distacco. E il distacco ha valore in vista dell’Unione mistica con Dio, ovvero della rigenerazione eterna del Logos nel profondo dell’essere umano.
Per Eckhart lo Spirito è quel non-luogo in cui ogni “perché” non ha più senso; lo Spirito è vuoto di qualsivoglia contenuto e quindi al di là dello spazio e del tempo. Esso solo è suscettibile di ricevere la Luce divina e, cosa ancor più straordinaria, di diventare tutt’uno con il fluire della Vita di Dio. Esso è l’autentico «fondo dell’anima» (apex mentis), o scintilla, o piccolo castello, quel Grund ossia fondamento che è tuttavia Abgrund, abisso, poiché il fondamento è tale solo in quanto è ciò che non è nessuna determinazione o contenuto finito o creatura.
Dunque, solo nel fondo dell’anima è possibile la cosiddetta «generazione del Verbo», la nascita del Figlio all’uomo che rende l’uomo tutt’uno con Dio. Ma occorre liberare lo spirito, mediante il distacco dall’ego.

NOTABENE

Una sola annotazione. Durante la GMG di Lisbona ho visto una egolatria (il personaggio in primo piano), ho visto anche una specie di ecosofia (si è parlato di ambiente), ma non ho sentito parlare di intus-sofia o di mistica. Se non educhiamo i giovani a rientrare nel loro mondo interiore, che cosa di buono potremmo ottenere da loro? Sono andati a Lisbona con grande entusiasmo, si sono anche ricaricati soprattutto dal punto di vista emotivo, e sono tornati a casa ancora vuoti “dentro”. Il Papa ha forte parlo di Spirito o di essere, di ricchezza interiore. Non poteva almeno ripetere l’ordine di Cristo: “Metanoèite”!, cambiate mentalità, o dire le parole dell’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso!”. No, tutto sul piano superficiale, sensoriale, carnale… Allucinante!
12 agosto 2023
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