Giornate celebrative: che ipocrisia!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Giornate celebrative: che ipocrisia!

Certe Giornate celebrative fingo che non esistano, anche se il tema potrebbe essere particolarmente drammatico, e, se lo è, è al di là della Giornata che vorrebbe concentrare in un solo giorno magari un grande Pensiero, riducendolo a ovvietà, banalità, formalità, ritualismi scaramantici o a un insieme caotico di slogan stucchevoli e ipocriti, e anche strumentali.
La realtà è sotto gli occhi di occhi, ogni giorno, ovvero che la donna è oggetto dei peggiori desideri di una società dannatamente carnale, tanto più che la donna stessa non sempre si ribella, anzi si presta volentieri appena le si offre un palcoscenico allettante, su cui esibire il peggio del peggio del proprio corpo, ridotto a una maschera di bruttezza, di una donna solo volgare e oscena.
In fondo, basta poco alla donna di oggi: uno spiraglio di successo, e i diritti dell’essere scompaiono per lasciare il posto a insaziabili pretese carnali.
Da parte della donna farsi valere nei diritti del proprio essere è una cosa oggi assai rara, sembra quasi impossibile.
Ognuno dice la sua, ed io ho il diritto di dire la mia. E la dico in tutta sincerità, pur sapendo di essere magari frainteso, ma continuerò a sostenere il mio alto concetto di donna, che è quella Donna che è nata nel Mistero trinitario.
Sfido qualsiasi femminista se è in grado di avere un concetto di Donna più elevato del mio.
In un solo giorno, l’8 marzo, si sono dette e scritte tante sciocchezze sulla donna da farla naufragare nell’immenso oceano della imbecillità umana.
Il giorno dopo l’8 marzo la donna è rimasta sola: sempre meno Donna: è la stessa che continua a deturpare la sua vera immagine, che è quella divina; è sotto gli occhi di tutti, tanto più che, come sempre, da parte di tutti, società e chiesa, dall’alto e dal basso, unitamente congiunte dalla stessa concezione carnale, stupidamente si presenta un archetipo di donna, che è un parto di una mente che mente.
Dico la mia, ne ho il diritto, visto che i diritti di dire la loro sulla donna sembrano privilegi o prerogative di un femminismo che non finisce mai di annoiare, irritando gli spiriti liberi che si nutrono di Spirito, e non di surrogati oramai al limite di ogni decenza.
In un solo giorno, l’8 marzo, anche quest’anno si è riusciti a coprire la Donna nel suo Genio più originale. Il giorno dopo, il sole è apparso più incazzato di prima, costretto a denudare al realtà, ancor più impoverita di quel Pensiero che attinge alla stesso Intelletto divino.
Cara Donna, ti hanno coperto di insulsaggini.
13 marzo 2021
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

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