Leonardo da Vinci immergeva le mani nella Mistica

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Leonardo da Vinci

immergeva le mani nella Mistica

Sono anch’io tentato di parlare di Leonardo da Vinci. Ma riconosco onestamente di non avere la competenza di dire anche solo qualcosa di un Genio artistico tipicamente italiano. Già questo particolare (che non è per nulla secondario) mi onora, fugandomi talora ombre pesanti su un Paese che oggi sembra aver perso ogni eredità divina.
È questa la vera tragedia di un popolo che sta affondando nel più lurido pantano.
Ma credo anche che, con un passato invidiabile di gloria e di fertilità intellettuale e artistica, nessuno riuscirà mai a rubarlo per venderlo sul mercato delle cianfrusaglie.
Sembrerebbe sì: un Mercante di pillole di felicità e di un tale benessere da far sognare anche qualche santo innamorato pazzo di un dio, teso tra un cielo evanescente e una terra da assaporare in una pienezza di amori perdutamente cavallereschi.
Non so neppure quanti di questi mezzi castrati siano ancora rimasti a dare qualche mezza speranza di un divino/umano.
Ed è qui l’errore più madornale: stare nel mezzo, magari sentendosi investito di una missione pseudo-mistica.
Ci vuole ben altro di una mistica con una faccia da squilibrata: sì c’è anche una mistica che sa mischiare all’occorrenza, opportunisticamente, qualche parola grossa di un misticismo da quattro soldi con una carnalità vagamente erotica da richiamare l’”amor cortese” di Mistiche medievali, lasciate però morire nella loro solitudine di amate dal Dio più geloso del più geloso amante della storia.
Il Mistico si è talmente perso nel mondo dello Spirito da “odiare” il mondo carnale, di cui vorrebbe solo gustare il profumo di un qualcosa di sacro, che egli vorrebbe trasmettere con le sue mani, divinamente carnali.
Dire che il Mistico è un artista, l’Artista, non è assolutamente una forzatura di quel mondo del Genio, che non è una strana “protuberanza” intellettiva che si protende verso l’Infinito.
Sembra che “i normali” vivano all’ombra di un ponte, o sotto il ponte, godendosi solo esteticamente il prodotto “eccezionale”, illuminante una esistenza vissuta nella più assoluta mediocrità.
Geni come Leonardo da Vinci hanno saputo non solo illuminare l’epoca in cui sono vissuti, ma, forse ancor di più, secoli e secoli dopo la loro “apparente” morte, ovvero quella carnalità che hanno permesso al grande Spirito di effondersi in opere artistiche, che non cesseranno di parlare, di dialogare, di farsi ammirare in tutta la loro misticità d’Essere.
Che significa immortalità dell’Artista, se non la sua immanenza nel mondo dell’Essenza divina?
Lo sbaglio più grosso è ricordare Leonardo da Vinci nelle sue invenzioni, come se avesse creato chissà quali novità nel campo scientifico.
Certamente, nessuno vorrebbe negare che Leonardo abbia dato una spinta o un impulso al progresso tecnologico.
Ma è per le sue opere pittoriche che restiamo affascinati, ancora oggi, davanti a mistiche espressioni dell’Arte divina.
Forse Leonardo ha saputo esprimere il mondo dello Spirito con ancor più calore di un’opera letteraria del più grande Mistico medioevale, che usava immagini anche azzardate per darci una qualche idea di un Dio misteriosamente apofatico.
Leonardo ricorreva a particolari della Natura, il primo libro ispirato dallo Spirito: più vero, più reale, meno enigmatico di una Bibbia scritta talora grossolanamente, come una scatola chiusa di verità, prese nelle sue esteriorità formali.
La Natura parla nella semplicità più cristallina, perché immagine cristallina di quel Bello senza miti, soggetti a equivoci ancora rimasti segreti, perciò con i loro messaggi eterni, ma castrati da un fondamentalismo o di sola pelle, criminalmente pelle.
Un fiore non è di per sé un mito: è una verità eterna che richiede occhi del corpo e occhi dello spirito, entrambi necessari, armonicamente necessari per contemplare il mondo  della Mistica.
L’opera d’Arte del Genio umano è una mostra di Bellezze naturali, che però non vanno prese come decorazioni aggiuntive che colgono solo un qualcosa della Bellezza divina, dopo che il critico di turno ha spiegato e rispiegato il significato, sempre scontato, di questo o di quell’aspetto, talora in modo supponente e con la soddisfazione di colpire la fantasia del visitatore, senza tuttavia averlo portato alla scoperta del segreto dell’Artista.
Basterebbe poco, dare un un input, e l’opera dell’Artista potrà rivelare il segreto di un Essere superiore, Spirito vitale, che ha saputo “spiritualizzare” le dita del Pittore come quando, come dice la Bibbia, ha ricamato il mondo delle Meraviglie.
L’Artista umana ha mani divine e una tale misticità da farsi guidare, quando realizza ciò che Dio ha di proposito lasciato nella indeterminatezza dei suoi progetti, proprio per dare così una bella appassionante storia di collaborazione con il più grande Artista, che si chiama Spirito di Bellezza divina.
13 luglio 2019
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

1 Commento

  1. bartolomeo palumbo ha detto:

    Gazie DON GIORGIO,il tuo commento su LEONARDO mi fa riflettere sulla bellezza della natura.CIAO.

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