Omelie 2023 di don Giorgio: SESTA DI PASQUA

14 maggio 2023: SESTA DI PASQUA
At 4,8-14; 1Cor 2,12-16; Gv 14,25-29
Nel libro “Atti degli Apostoli” è costante la presenza dello Spirito santo nell’agire degli Apostoli, i quali, colmi di Spirito, parlano senza paura, affrontando anche i capi giudei, i quali rimangono meravigliati e senza parola.
“Vedendo la franchezza di Pietro e Giovanni…”. La parola originale tradotta con “franchezza” è “parresia”, che in greco ha un significato del tutto particolare.
Non solo per curiosità, vorrei farvi notare che il termine “parresìa” ricorre una volta sola nei vangeli sinottici, nel solo Vangelo secondo Marco (Mc 8,32), e indica la chiarezza con cui Gesù annuncia per la prima volta la propria passione.
Nove le presenze del termine “parresia” nel Vangelo di Giovanni, col significato di apertamente, pubblicamente, chiaramente (senza cioè ricorso a similitudini).
Dodici volte il termine ricorre negli “Atti degli Apostoli”: da notare che Luca non usa mai “parresia” nel Vangelo da lui scritto. Il termine assume il senso di franchezza, coraggio, libertà proprie dell’annuncio kerigmatico apostolico.
Analogo il significato nelle lettere di Paolo e nella Lettera agli Ebrei.
Per quanto riguarda le lettere cattoliche, “parresia” compare solo nella prima lettera di Giovanni, ma per ben quattro volte, facendo dell’opera di Giovanni il luogo in cui l’espressione è più usata. Qui il senso è quello della fiducia nel Signore e nel suo ritorno.
Da quanto detto, credo che, pur nelle sue diverse sfumature, la parola “parresia” dovrebbe essere ripresa non tanto nel nostro linguaggio, quanto per qualificare la nostra testimonianza, non solo nel mondo che ci odia, anche nello stesso ambiente ecclesiastico, sempre teso tra tentazioni mondane e quel mondo divino che non permette compromissioni di nessun genere. Il Vangelo è di una tale purezza che va annunciato nella purezza del nostro spirito, libero da ogni pesantezza di carne.
E non dimentichiamo che quando diciamo e sentiamo pronunciare la parola “parresia” dovrebbe venirci in mente il martirio dei primi cristiani, tutti d’un pezzo, a differenza dei cristiani di oggi che sembrano gente tra ‘l gnacch e ‘l petàcch, ovvero né carne né pesce. Vorrei ricordare ciò che troviamo nel libro Apocalisse, all’inizio del capitolo terzo: «All’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca».
Riflettiamo: ciò che caratterizza lo spirito libero o l’eretico non è una mancanza di fede nel Bene Assoluto, casomai un eccesso di fede che va oltre l’ortodossia stabilita dalla Chiesa, e la Chiesa istituzionale preferisce coloro che non sono né caldi né freddi: questi non danno fastidio a nessuno, e tanto meno alla loro coscienza, a cui è tolta ogni voce dello spirito, che ama spazi liberi.
Nella sua lettera ai cristiani di Corinto, l’apostolo Paolo dice senza mezze misure: «Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito. L’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno».
È lo stesso Paolo che distingue tra l’uomo carnale e l’uomo spirituale. L’uomo carnale non comprende il mondo dello spirito. Perché? L’uomo carnale o psichico è fuori del proprio sé interiore, immerso nella carnalità più cieca. Solo l’uomo interiore conosce il mondo spirituale.
Esattamente, come scrive San Paolo, le “cose dello Spirito di Dio” per l’uomo carnale sono solo “follie”. Strano no? Il folle è ciò che è giusto, nobile, divino. Pazzi da mettere in manicomio o in prigione o sul rogo sono gli spiriti puri, non i carnali che invece sono la norma o la regola di un sistema civile o religioso. Ogni sistema civile o religioso pianifica, omologa, toglie all’essere umano il suo “essere” per lasciarlo solo umano, ovvero disumano.
Forse siamo ancora ottimisti quando parliamo di lotta tra l’uomo carnale e l’uomo spirituale. In realtà, oggi sembra che a prevalere sia l’uomo carnale, mentre l’uomo spirituale ha spento la sua voce, è diventato muto: è sparito! E se ci fosse qualcuno ad alzare la testa, è preso per matto: il matto del villaggio che nessuno più ascolta, e forse quando muore qualcuno si accorge, lo elogia, e poi torna nella massa carnale.
Se qualcuno mi accusa di pessimismo, allora dovrebbe accusare di pessimismo anche san Paolo, e Cristo stesso. E Cristo che fine ha fatto? Lo hanno crocifisso! E, mentre moriva, ci donava il suo Spirito: per renderci spirituali!
Ma forse lo Spirito sta ancora vagando per il mondo, quasi muto, quasi impotente, pronto ad aprire una breccia, una fessura, per entrare nel nostro mondo interiore.
San Paolo scrive: “L’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno”. Solo l’uomo spirituale può giudicare, perché è l’unico che ha l’intelletto libero, in quanto illuminato dal Divino. L’uomo libero sfugge a ogni giudizio umano. Certo, lo vorranno condannare, ma, mentre muore su una croce, emetterà altro Spirito.
Infine, San Paolo scrive: “Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo”. In greco troviamo vous, tradotto con pensiero. In realtà, siamo l’intelletto di Cristo. I Mistici parlavano di “scintilla divina”.
Nel terzo brano, tolto dal Vangelo secondo Giovanni, leggiamo che Gesù dice ai suoi discepoli: “…il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Solo una brevissima riflessione. Gesù non ci ha detto tutto, nel Vangelo non c’è tutta le verità di Dio. Ha lasciato allo Spirito santo fare il resto. E lo Spirito santo ci dice sempre qualcosa in più, ma non è ancora tutto. Ogni giorno una rivelazione. Accompagna il cammino della storia rivelando sempre qualcosa di nuovo. Altro che, come fa la Chiesa istituzionale, proteggere il cammino con paletti che obbligano a seguire la strada tracciata con i dogmi della Chiesa. Sembra di capire dalle parole di Gesù che la strada, “odòs”, così era definita dai primi seguaci di Gesù il Cristianesimo, non abbia un tracciato già fissato. Un cammino che si allarga man mano il Cristianesimo procede verso l’Eterno. Ce n’è di spazio perché ogni spirito cammini in libertà.

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