Caso Loris: avvoltoi, vampiri, ipocriti…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Caso Loris.

Avvoltoi, vampiri, ipocriti…

Ma non siamo stanchi di leggere i giornali, nessuno escluso, di assistere a spettacoli televisivi, su tutti i canali, nessuno escluso, dove non si fa che parlare e parlare, per ore e ore, per giorni e giorni, per settimane e mesi, di casi umani su cui, oltre alla notizia, doverosamente ridotta ai minimi termini, bisognerebbe stendere un velo di silenzio?
Da vivisezionare come topi di fogna sono tutti quei giornalisti, tele conduttori e tele conduttrici che prendono gusto sadico a mettere non solo il dito, ma tutto il proprio mostruoso corpo in certe dolorose ferite, che meriterebbero invece sacro rispetto e devota attenzione, casomai leggendole come un’occasione perché ciascuno rifletta seriamente sulla vita?
Basta! Non ce la faccio più a sopportare questi mass media, che definirli malati di perversione sarebbe un eufemismo.
Come far capire che siamo nelle mani di una informazione, vittima di follia più di mamme o padri che uccidono i loro figli?
Bastardi! Pensate a elevare lo spirito della gente, che è già distrutta per conto suo e che non ha certo bisogno di assetarsi del sangue di innocenti o di sfogare i propri istinti sulle patologie umane.
Figli di immondi rognosi! Usate la testa, se l’avete, quando scrivete.
E voi, che fate programmi televisivi, fateci vedere qualcosa di buono e di bello, facendoci respirare un po’ di aria pura, anche solo per qualche momento, per toglierci da una esistenza quotidiana che annega nella banalità.
Vorrei invitarvi a leggere un articolo, apparso su “Il Corriere della Sera”, venerdì 12 dicembre scorso, scritto da Aldo Grasso. Titolo: “Criminologi da salotto, quei soliti noti sulla cronaca nera”.
«Chi ha ucciso il piccolo Loris? Chi è Veronica Panarello? Ogni sera, in tv, c’è chi fa cronaca e chi fa sciacallaggio. C’è chi si accontenta di brandelli di verità e chi si butta sul cadavere di Loris, come un avvoltoio, come un vampiro. Succede sempre così, quando un’indagine brancola nel buio, quando si accumulano indizi ma non ci sono prove. Una compagnia di giro che negli anni ha affinato i meccanismi passa da un salotto all’altro: finge di interessarsi al caso ma pensa soprattutto alla propria visibilità, alla propria affermazione personale. Sedicenti criminologi, esperti di costume, psicoqualcosa, giornalisti di pronto impiego, magistrati, tecnici della spossatezza, conduttori nella pienezza del declino congetturano la scena del crimine, insinuano ferocie di cui non sanno niente, cercano di dare un nome all’inconoscibile, litigano fra di loro, stordiscono il pubblico, oppressi da una tenebra gelida che trascinano da ipotesi in ipotesi, da psiche in psiche. Uno che è sempre in tv a interpretare il ruolo del santo cinico dichiara ai giornali: “L’autorità inquirente cerca una ricostruzione dei fatti in maniera precipitosa sotto la spinta dei media”. Ma se è lui che ogni giorno è in tv a spingere gli inquirenti! Avvoltoi, vampiri, ipocriti, sempre bisognosi di una falsa causa che nobiliti i loro interessi, sempre alla ricerca di parole che si offrano come la guarigione del male, facendo finta di ignorare che il male è in noi. Anche in noi che li guardiamo, in noi che facciamo lievitare gli ascolti. Ha ragione Annalena Benini: “Vogliamo il nome dell’orrore, che ci consenta la rabbia e poi la catarsi. Ma questo nome non ci rassicura perché è scritto addosso all’umanità. Imperfetta, a volte malata e feroce, capace di sopraffare i più indifesi, anche quando sono i suoi figli”. Così, spettatori indulgenti, ascoltiamo inebetiti la compagnia di giro che oggi si esibisce su Loris come ieri si è esibita su Yara, su Samuele, su Chiara…».
14 dicembre 2014
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

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