15 agosto 2018: ASSUNZIONE DELLA B. VERGINE MARIA
Ap 11,19-12,6a.10ab; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-55
Una festa con tante incognite
Non saprei dire in quale misura la celebrazione dell’Assunta abbia caratterizzato il cuore del ferragosto. Senz’altro, le tradizioni religiose hanno dato un tono particolarmente folcloristico.
E non saprei dire quanto oggi sia rimasto di una fede cristiana, che vede nel dogma mariano l’esaltazione del corpo immacolato della madre vergine di Gesù, il Figlio di Dio.
Infine, non saprei se esistano statue o immagini dell’Assunta che abbiano versato lacrime o lanciato particolari messaggi penitenziali: sembrerebbe fuori posto venerare una Assunta piangente proprio nel culmine delle ferie agostane in cui non sembra che la gente, neppure credente, abbia assolutamente voglia di vedere e di pensare a qualcosa di triste.
Un segno di grande speranza
Una cosa sembra certa: nella glorificazione del corpo di Maria il popolo credente vede un segno di grande speranza, ovvero che di noi mortali non tutto perirà, ma resterà qualcosa, oltre a ciò che noi chiamiamo spirito o anima.
Mi è difficile comprendere in che cosa consisterà quel qualcosa di “carnale” che sarà esaltato, dopo la morte, forse perché di ciò che noi chiamiamo corpo abbiamo un’esperienza non sempre positiva, e questo in particolare capita quando si è costretti a vivere in un mondo soggetto più al dolore che alla gioia.
Ed ecco la domanda: la Chiesa afferma che è stato assunto in cielo, ovvero glorificato, il corpo verginale, ovvero incontaminato, di Maria. E questa glorificazione è stata un privilegio per Maria, madre del Figlio di Dio incarnato. È vero anche che nel Credo professiamo per ogni essere umano la risurrezione della carne, ma ancora oggi nessuno riesce a spiegarci in che cosa tale risurrezione consisterà.
Maria/Eva, Cristo/Adamo
A parte queste preliminari considerazioni, che sembrano del tutto svanire in una società, dove la corporeità prevale su tutto, tanto da goderne fino agli eccessi, anticipando già su questa terra la glorificazione del corpo di Maria, ecco: la figura di questa donna eccezionale continua a suscitare interesse e fascino, anche oltre misura, immergendola in una divinizzazione tale da richiamare l’antico mondo idolatrico, quando le divinità femminili si spartivano un certo potere di predominio insieme alle divinità maschili.
Per la Chiesa, Maria è sempre stata vista come il riscatto della donna, in contrapposizione a Eva, ovvero a colei che, secondo l’autore sacro della Genesi, aveva contribuito a far cadere il compagno Adamo, mediante quel gesto di ribellione a Dio, passato alla storia col nome di peccato originale.
Come Adamo è stato riscattato da Gesù, così Eva sarebbe stata riscattata dalla madre del Figlio di Dio incarnato.
Gesù e Maria rappresenterebbero, dunque, la nuova Umanità.
Riflettiamo al di là delle immagini
Tutta la storia delle origini del male sembra risolversi nel Figlio di Dio incarnato, e nella ragazza di Nazaret, che lo ha generato per opera dello Spirito santo.
Attenerci a queste nude verità, che tra l’altro la Chiesa fin dagli inizi ha riconosciuto e proclamato anche con dogmi, non è mai stato facile per il popolo credente, tentato sempre di enfatizzare, divinizzando anche le realtà più semplici.
Eppure, è proprio nella semplicità e nell’umiltà che possiamo scoprire il segreto della presenza del Divino nell’essere umano.
Ogni esteriorizzazione del Divino, visto dunque e vissuto al di fuori dell’essere umano nella sua realtà più interiore, ha sempre creato seri problemi al Mistero di Dio che, se si serve delle sue creature per manifestarsi, non lo fa dall’esterno, ma dall’interno dell’essere umano, e così acquistano un senso parole quali: verginità, divinizzazione, glorificazione.
Limitandoci alla corporeità o carnalità sarebbe il più grosso errore o deformazione del Mistero divino, e, quando è successo, come in realtà è successo, la Chiesa è uscita dai binari, portando l’essere umano alla sua alienazione.
Occorre, dunque, andare al di là delle parole “carnali” e interpretarle nel loro significato più mistico.
Maria va vista come il paradigma o l’ideale di ogni essere umano: la verginità è allora qualcosa che riguarda il mondo dello spirito, così pure la divinizzazione e la glorificazione.
Maria, dunque, una grande mistica?
In proposito, i grandi Mistici medievali avevano idee chiare, e forse per questo sono stati condannati e, condannandoli, la Chiesa non ha fatto che creare una fede mostruosa, diciamo essenzialmente “carnale”, emarginando il mondo dello Spirito, e, sfruttando anche i cosiddetti privilegi di Maria, ha enfatizzato una figura femminile nella sua più aberrante deformazione esteriore.
Credo che la Chiesa dovrebbe riscattarsi in quanto Madre di generazioni spirituali, attraverso un’azione di ricupero dell’aspetto mistico dell’essere, di quel Divino che non cessa di auto-generarsi nel Figlio di una madre vergine.
Dunque, verginità, divinizzazione e glorificazione non riguardano il nostro corpo, ma il nostro essere interiore: qui, si può essere eternamente vergini, divini e glorificati.
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