Omelie 2020 di don Giorgio: ASSUNZIONE DELLA B. VERGINE MARIA

15 agosto 2020: ASSUNZIONE DELLA B. VERGINE MARIA
Ap 11,19-12,1-6a; 10ab; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-55
L’Idea di Donna
Potrebbe sembrare paradossale parlare di donna al singolare, come se esistesse solo la donna ideale, quando tutto parla di diritti individuali di ogni donna carnale, a cui viene tolta quell’Idea di donna che richiama la stessa Divinità.
So di dire qualcosa di difficile e di sui generis che potrebbe far arrabbiare ancora quel femminismo che per fortuna ha spuntato forme di un estremismo grottesco e odioso, e per nulla rispettose della dignità della Donna in quanto tale.
L’Idea di donna richiama l’origine stessa del Creato, quando il Signore onnipotente si era scelto, come architetto, una bellissima ragazza di nome Sapienza, che dirigeva l’opera cosmica con le movenze accattivanti di una danzatrice artisticamente superba. Lo scrive l’autore sacro del libro dei Proverbi.
Poesia, nient’altro che poesia!, mi dirà qualcuno. E tu non vuoi proprio comprendere, zucca vuota? Tu come immagini Dio, se ti è rimasto almeno un briciolo di immaginazione?
Io immagino Dio come il più grande poeta quando descrive se stesso, come il più grande pittore quando raffigura le sue opere, e come il più grande Mistico quando estrae dal suo Essere purissimo l’essenzialità di ogni creatura.
Non è azzardato dire che l’Idea delle origini dell’Universo è femmina. Quando parlo di Idea intendo una emanazione de Pensiero divino che si fa azione. La Creazione è il frutto di una Idea del Sommo Bene. Questa Idea è femmina. Ovvero, l’Universo è il frutto di una generazione perenne che esige un grembo materno.
L’Idea di Donna è la stessa maternità che è l’immagine del Divino, che è infinitamente Spirito pregnante di Vita sovrabbondante.
E il solito qualcuno mi chiederà: che cosa stai dicendo? Sto parlando di una realtà creata che è nata nel grembo verginale dello Spirito divino, e che si rigenera nel grembo della Donna, fecondata dallo stesso Spirito.
La Donna dell’Apocalisse
I brani di oggi, Festa dell’Assunzione di Maria, parlano di donne incinte, che stanno per partorire: la donna dell’Apocalisse (primo brano), e le due donne del Vangelo, Maria e la cugina Elisabetta.
La donna dell’Apocalisse sta per partorire, gridando per le doglie e il travaglio del parto. Ed ecco un enorme drago rosso pronto a divorare il figlio, quando nascerà. Ma i figlio maschio viene subito rapito verso Dio e il suo trono, mentre la donna fugge nel deserto, dove Dio le ha preparato un rifugio.
Come avete già capito, si tratta di simbologie che contengono però una verità. Quale? Anzitutto, chi è la donna misteriosa, chi è il bambino, che cosa rappresenta il drago rosso, e che cosa rappresenta il deserto?
Sappiamo che l’Apocalisse è il libro che chiude la Bibbia, e il nome “apocalisse” significa “rivelazione”. Gli studiosi concordano nel dire che si tratta di un libro tutto da decifrare nella sua “rivelazione” che, proprio perché piena di forti simbologie, lascia aperta ogni interpretazione. E secondo alcuni studiosi è forse il libro che il Signore ha riservato per un futuro più o meno prossimo.
Il fatto che la Liturgia propone questo brano, oggi, Festività dell’Assunta, è un invito a riconoscere nella donna misteriosa la Madonna, e di conseguenza il figlio maschio sarebbe Gesù, e che il drago rosso rappresenterebbe il maligno. Ma tante cose ancora ci sfuggono: perché il figlio viene rapito verso Dio, perché la donna fugge nel deserto, per un tempo determinato? Una cosa è certa: la donna incinta che partorisce fa pensare alla importanza della donna nella lotta tra il Bene e il Maligno. Non vado oltre, anche se sarei tentato di farlo.
Le due Donne del Vangelo
Passiamo al brano del Vangelo, e qui troviamo altre due donne incinte:Maria e la cugina Elisabetta. L’autore dell’incontro tra le due donne è l’evangelista Luca: secondo un’antica tradizione cristiana sarebbe stato fu il primo iconografo e avrebbe dipinto quadri della Madonna, di Pietro e Paolo: sono molte le immagini bizantine a lui attribuite. Questo per dire che la sua arte l’ha messa al servizio di una narrazione che sembrerebbe proprio un dipinto mistico. Egli ha colto quell’istante in cui due volti di donne e i loro due ventri già pronti a sbocciare, senza lineamenti carnali, ma spiccatamente trasparenti del Divino, si congiungono a formare un ovale, dove lo Spirito giubila nella cugina più anziana e sussulta nel frutto del suo grembo, mentre Maria offre al mondo quel seme di speranza che ancora oggi i popoli attendono e ignorano.
L’anziana cugina dice solo brevi parole di elogio per la giovane partoriente, piena della grazia divina, i due figli ancora nel grembo gioiscono per quel loro primo incontro così eccezionale, e Maria esplode in un inno, preso in prestito dalla liturgia della Chiesa nascente, dove ogni parola è carica di dinamite dello Spirito divino.
Basterebbe questo incontro tra due donne partorienti per fare invidia a un mondo maschilista, che non ha alcun grembo per generare la vita, ma è partorito invece dalla perversione di una mente che si è ribellata al Bene Sommo.
È vero: invece che sulle donne partorienti la vita, ci si sofferma sui loro figli, maschi, Giovanni che sarà il precursore, e Gesù, il Messia. E Luca narra che «mentre (Gesù) parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli replicò: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano!”» (11,27-28).
Gesù non ha fatto una questione di genere, ed è già una cosa rivoluzionaria, ma anche la Parola, che è il Logos, come scrive Giovanni nel Prologo, ci genera nel nostro essere, attraverso il suo Spirito. La parola generare non può non far pensare a un grembo femminile. Certo, non è una questione di genere, ma il problema è che per me la Donna oggi dovrebbe far valere la sua maternità, che è del tipo prettamente mistico. Anche il maschio, certamente, ma la Donna deve dare quella svolta che coinvolgerà anche il maschio in quella Mistica che è generazione divina.

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