Anche la Diocesi milanese diventerà un deserto!
L’EDITORIALE
di don Giorgio
Anche la Diocesi milanese diventerà
un deserto!
I miei presentimenti contano poco, tanto più che sono di un prete che oramai sembra aver preso gusto a colpire una Diocesi, quella milanese, che tempo fa si pensava fosse esente da una rovinosa caduta, ma che ora sembra in preda ad una follia suicida.
Questa Diocesi sta facendo di tutto per auto-distruggersi.
In fondo, Mario Delpini è un aborto cercato!
Dio non fa nulla di assolutamente eccezionale. Talora assiste, aspettando tempi migliori, ovvero i “suoi” tempi, quando tutto sarà così un deserto da richiedere un’altra rigenerazione divina, ovvero di quel Logos che, se si farà carne, prenderà come ventre un granello di sabbia.
Forse è giunto il momento che la Chiesa scompaia nel nulla, permettendo così al granello di sabbia di partorire il Logos più imprevedibile nelle sue nuove e fiorenti germinazioni.
Dio lascerà ancora fare ai giochi più osceni di una Chiesa che, nel frattempo, farà di tutto per suicidarsi, seminando ovunque zizzania e spargendo sperma, in una gara così al ribasso da affidare prestigiose cariche istituzionali a preti corruttori di bambini e a vescovi castrati nella mente e nello spirito.
Il papa diventerà lo zimbello del proprio nulla, accattivandosi però il consenso di atei tanto devoti da incensare anche il culo del dio ignoto.
Ma la massa dei credenti, di destra e di sinistra, da una parte e dall’altra alla ricerca del messia spara-fumo, rimarrà inerte, sempre in attesa del salvatore che non verrà, puro desiderio di speranze senza realtà.
Il deserto inizierà dalle grosse diocesi, che imploderanno nel loro gonfiore di aria compressa.
All’esterno tutto piacevole a vedersi, tirato a lucido, anche profumato, accattivante, ma di una tale densità di spessore di pelle da chiudere ogni poro, ogni possibilità di fuga dall’interno.
Diocesi da far invidia perfino alla Città eterna, caput mundi o immundi.
Ma succederanno sulle cattedre del potere sgorbi di pastori, che non sai mai come chiamarli, neppure quando sarai costretto a riverirli, se non vorrai farti del male da solo.
Di male in peggio, di peggio in ancor peggio, fino al venir meno di ogni senso del pudore più sacro.
Li vedi, li senti, ne soffri il vuoto, ne annusi l’odore di muffa, lo sopporti, ma la nausea si confonde con l’incenso adulatorio.
No, meglio tacere: è il mio mestiere tacere, fa parte del mio servire anche l’immondo, pur di avere un ovile di cui campare, anche tosando le pecore e venderne la lana.
Si fa e si disfa, ci si divide distruggendosi anche le convenienze più elementari, ma bisogna pur sembrare di essere zelanti di bene, non importa se il bene è una ruota che gira a vuoto, o se la semente andrà a finire tra le spine soffocanti.
Più la diocesi è grossa come un animale ben nutrito e più il clero si fa in quattro per servire meglio il grosso animale, più si avvicina il macello.
No, nulla di violento!
Sono solo immagini di un “esaltato”, a cui piace pensare il peggio, mentre “vede” il grosso animale andare al mattatoio.
Ho cambiato gli occhiali, ma la scena era la stessa.
Ho cambiato angolazione, ma la scena era la stessa.
Ho pregato Dio, ma la scena era la stessa.
Ho chiuso gli occhi, ed ecco: il duomo era sparito, le chiese erano sparite, il clero era sparito.
Ho visto il granello di sabbia ingravidarsi di Dio.
Dopo aver distrutto la religione ebraica, dopo aver eliminato ogni religione, dopo aver rasa al suolo la Chiesa, Dio che cosa s’inventerà di nuovo, senza però farsi di nuovo ingannare dalle sue creature?
16 marzo 2019
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