16 agosto 2020: UNDICESIMA DOPO PENTECOSTE
1Re 19,8b-16.18a-b; 2Cor 12,2-10b; Mt 10,16-20
I tre brani della Messa meriterebbero, ciascuno, un’omelia a sé. Nel primo si parla del profeta Elia che incontra il Signore nel sussurro di una brezza leggera. Nel secondo l’apostolo Paolo rievoca il momento in cui, rapito in cielo, ha avuto una visione mistica del tutto particolare e poi parla di una spina carnale che lo affligge nel suo orgoglio. Nel terzo brano, Gesù fa alcune preziose raccomandazioni ai suoi discepoli.
Elia e il sussurro di una brezza leggera
Se mi dovessero chiedere quali brani dell’Antico Testamento salverei da un eventuale cataclisma, indicherei senz’altro due: la profezia della valle delle ossa inaridite di Ezechiele (capitolo 37) e il primo brano della Messa di oggi.
Siamo nel IX secolo a.C. La regina Gezabele, figlia del re pagano di Tiro, aveva sposato Acab, re d’Israele. Fece di tutto per introdurre presso il popolo eletto il culto di Baal e Astarte, facendo sterminare tutti i profeti di Jahvè. L’unico profeta rimasto, Elia, sfidò i 450 profeti del dio Baal sul monte Carmelo, e qui, dopo che essi avevano pregato inutilmente il loro dio per tutto il giorno, Elia dimostrò la potenza del Dio d’Israele accendendo, con la preghiera, una pira di legna verde e bagnata. Dopodiché, presso il torrente Kison, scannò con l’aiuto del popolo tutti i 450 sacerdoti di Baal. Per sfuggire all’ira di Gezabele Elia fuggì nel deserto, verso il monte Oreb. Qui inizia il brano di oggi.
L’incontro di Elia con il Signore viene descritto con parole che richiamano l’effetto di un venticello come il sussurro di una brezza leggera. I commentatori fanno a gara nel trovare un aggettivo e una parola che diano l’idea esatta di una arietta dolcissima, delicatissima, talmente leggera da sentirne solo quel minimo tocco, come di una piuma assai soffice. Qualcuno, invece che “sussurro di una brezza leggera”, traduce “voce di silenzio sottile”. Questo fa capire come l’autore sacro si sia trovato in difficoltà nel far almeno intuire qualcosa di quell’incontro di Elia con il Signore.
Ma ecco la domanda: perché Dio si rivela così misticamente leggero da non far quasi provare al profeta alcun effetto sensoriale, a differenza delle altre teofanie, in cui Dio appariva tra tuoni e lampi? La risposta sembrerebbe paradossale: se Dio si rivelasse così leggero a un mistico sarebbe del tutto comprensibile, ma rivelarsi in tal modo a un profeta rozzo e quasi brutale non è stata una provocazione? Sì, il Signore ha voluto dare una bella lezione al suo profeta che aveva scannato con le propri mani i profeti di Baal. Come a dirgli: Io non te l’avevo ordinato, io sono come un sussurro di una brezza leggere, voce di silenzio sottile.
Peccato che nessuno abbia colto in queste parole la realtà divina, neppure la Chiesa cattolica. Solo i Mistici vedono Dio nella sua purissima essenzialità. Pensate al fenomeno descritto negli Atti degli apostoli riguardante la discesa dello Spirito santo nella Pentecoste. Ma non è stato così. Una spettacolarizzazione fuori posto. Gesù dona lo Spirito, mentre l’ultimo respiro. Respiro, ovvero alito.
Secondo brano: la visione di San Paolo e la spina nella carne
Nel secondo brano l’apostolo Paolo parla di visione divina o estatica che egli ebbe nel passato, e poi parla di una spina carnale e di un inviato di Satana. Non entro nel merito di tutte queste sue dichiarazioni, perché sarei costretto a star qui delle ore a elencare tutte le congetture che hanno scritto gli studiosi.
Più che sulle visioni estatiche di Paolo (che starei attento a chiamarle mistiche, che sono tutt’altra roba), vorrei soffermarmi sulla spina carnale e sull’inviato di Satana che lo affliggono. Non mi interessa sapere cosa in realtà sia stata quella spina carnale, ma è chiaro il riferimento a Satana o a un suo inviato.
Diciamo subito che non bisogna scandalizzarsi se il bene si scontri con il male. Oggi c’è il rischio di livellare tutto, bene e male, e perciò si vive nella indifferenza generale. Parlo naturalmente del male non in senso fisico, che è quasi di casa, visto che siamo precari nel corpo e che il tempo man mano passa aggrava le nostre infermità fisiche. Ed è proprio per questo che riteniamo, con stoltezza, di equilibrare i nostri disagi fisici con compensazioni d’altro genere, come una droga per attutire la coscienza del nostro star male come precari nel corpo.
Ma chi è il Maligno contro cui lottare? Questa è la vera domanda. Forse, neppure noi credenti, riusciamo a comprendere dove stanno gli inganni del Maligno. Il Maligno ci inganna facendoci credere che tutto il male stia nelle strutture carnali. Certamente, le strutture carnali sono l’espressione del male, ma già dire “espressione” dovrebbe far capire che a monte ci siano le vere cause di quel male che si incarna nelle strutture. Le rivoluzioni che agiscono solo sulle strutture per cambiarle sono sempre fallimentari, perché i rivoluzionari non capiscono che le strutture sono il prodotto di una causa, che è il vero male. E la causa è dentro di noi, e non fuori di noi.
A parte il fatto che, fuori, anche ciascuno di noi è una struttura del male, e perciò è una contraddizione combattere una struttura, quando noi stessi siamo una struttura. Come uscire dal cerchio? Rientrando in noi stessi, e qui le strutture svaniscono al soffio dello Spirito santo.
Già il fatto che San Paolo parla di una “spina” fa capire quanto quella malattia fisica o debolezza morale, costituisse per lui come uno stimolo per una maggiore crescita interiore. In fondo, ogni cosa in più del necessario, ogni superfluo, ogni condizionamento del tipo carnale è una spina che ci infligge dolore. Il problema è quando siamo così epidermici da non sentire più le sofferenze di queste spine.
Se è vero che è soprattutto il corpo a soffrire, è anche vero che lo spirito ha i suoi gemiti che sono ancora più dolenti, anche se impercettibili alla massa.
Il terzo brano
Avrei voluto anche commentare il brano del Vangelo di oggi, ma ho solo pochi secondi a disposizione. In breve, Gesù dice che il giusto, proprio perché giusto, subirà processi. Ma non dovrà aver paura, perché lo Spirito lo difenderà. Le condanne dei tribunali umani non servono a colpirci nella nostra coscienza, dove lo Spirito ci parla, e ci dice: Non temere, io sono sempre dalla tua parte!
Commenti Recenti