Basta fare figli come conigli!

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di don Giorgio De Capitani
Il sindaco di Gallipoli, Francesco Errico, dopo qualche ora dalla morte del 19enne Lorenzo Toma all’ingresso della discoteca Guendalina di Santa Cesarea Terme, ha scritto su Twitter: «Se le famiglie esercitassero un po’ più di controllo sui figli non morirebbe un 18enne la settimana in disco. Se non sai educare non procreare».
Prendo le parole di Francesco Errico, estrapolandole però, questa volta, dal contesto. Non mi interessa conoscere il caso specifico di Lorenzo Toma: se sia morto o no per cause naturali. Mi chiedo: perché non riflettere sulle parole del sindaco?
Certo, il problema non è tanto il numero dei figli: si può procreare anche un unico figlio, ed educarlo come un coglione! E si può procreare dieci figli, e mettere su ciascuno di loro un’aureola di santità.
Il problema educativo è fondamentale, come fondamentale creare le premesse educative. La prima premessa è la famiglia: di qualsiasi tipo, fuori anche da quella cosiddetta tradizionale o canonica; e la famiglia, a sua volta, deve educare i figli inserendoli nella società: in “questa” società. Già dire “questa” significa essere realisti, e significa sfuggire alla tentazione di crearsi, da parte di ciascuno, un proprio mondo ideale. Qui allargo il discorso. Sono contrario ai Movimenti chiusi, sono contrario alle scuole private, ecc., proprio perché appartenere ad un Movimento religioso o politico o frequentare una scuola privata si pensa di potersi salvare da questa “orrenda” società. E succede che, appena il figlio mette piede in questa “orrenda” società, rimane vittima della sua parte peggiore. Con questo non intendo dire che, ad esempio, le scuole pubbliche funzionino al meglio, sfornino di per sé onesti cittadini. Anche le scuole pubbliche sono un disastro nel campo educativo. Ma ciò che vorrei contestare è il principio per cui ci si deve proteggere dai pericoli, chiudendosi nel proprio orticello da buonisti borghesi.
Ma tra procreare come conigli e lasciare poi i figli sulle strade in balìa degli “sconosciuti” più malefici c’è uno stretto rapporto, anche perché ci si chiede “come” si procreano i figli. Ancora oggi, nonostante le belle parole sull’amore che, in un coito voluto e cercato, si fa eterno nel frutto benedetto da Dio, i figli nascono senza essere desiderati, nascono per caso, nascono per uno sfogo sessuale, senza nemmeno proteggere lo sperma con un preservativo, oppure si fanno i figli perché è tradizione che si facciano, oppure perché ancora le direttive moralistiche della religione cattolica s’impongono, nonostante il rilassamento della fede tradizionale. Certi retaggi sono duri a morire.
E c’è anche la politica che impone le sue regole nel campo della natalità: senza figli, non c’è futuro per uno Stato, che si logora con gli anni con gente sempre più anziana e decrepita. E c’è anche chi appoggia l’immigrazione proprio per sopperire alla denatalità di noi europei. Come a dire: se fate più figli, gli immigrati non sarebbero più necessari, e quindi da rimandare a casa!
Dunque, la Chiesa avrebbe ragione a insistere sulle famiglie numerose, inventando ogni indulgenza plenaria pur di riempire di figli ogni angolo di casa. Il mondo, essa dice, è così ospitale da essere potenzialmente infinito. E poi, dice sempre la Chiesa, non si dimentichi la provvidenza divina. Ed io aggiungerei: c’è anche la legge della selezione naturale che ha altre strade provvidenziali, come la storia ci insegna. Una di queste è quella dei terremoti, delle alluvioni, delle guerre ecc. che diventano talora la nostra valvola di sicurezza. Bestemmia dirlo? Non lo dico io: è la storia a dircelo. E poi il progresso fa le sue selezioni: incidenti stradali, aerei, navali, per non parlare delle conseguenze del consumismo più sfrenato: droga, stress, malattie mentali, ecc.
Ed ecco che la Chiesa aumenta la dose, imponendo: fate più figli, forse dimenticando che, se il benessere può indurre ad una minore natalità, invece presso le popolazioni sottosviluppate (ce ne sono anche in Italia) i figli non diminuiscono, vittime da subito di sfruttamenti sessuali, di guerre senza sosta, di quella povertà atavica che procura fame, malattie e morte. Perché non dire a queste popolazioni di ridurre la natalità? Come dirlo? È un bel problema.
Sì, la Chiesa parla di “paternità responsabile”, nell’enciclica “Humanae vitae”, la stessa enciclica dove si vieta la pillola e l’uso del preservativo. Ma come si può chiedere a tutti di essere talmente responsabili da usare solo i metodi naturali oppure di “fare all’amore” secondo i criteri e i tempi stabiliti dalla Chiesa? Comunque, ha fatto bene Paolo VI a parlare di “paternità” responsabile, e non di maternità, visto che a essere irresponsabili da sempre sono stati i maschioni mariti che “violentavano” spesso e volentieri le mogli, costrette a subire ogni voglia del marito. Gli stupri più taciuti sono quelli che avvengono tra le mura di casa, dove il maschione impone con forza il diritto al dovere coniugale.
Concludendo. Non è vero che il mondo è illimitato, basterebbe già stare nel nostro piccolo, e porci qualche domanda: se in un paese ogni famiglia avesse dieci figli, che cosa succederebbe? Certo, non tocca a me, Chiesa o Stato, stabilire il numero dei figli. Comunque, evitiamo di dare incentivi per far fare più figli. Bisogna educare, invece, almeno i nostri bravi cristiani, che i figli sono sì benedizione di Dio, ma che hanno diritto ad una vita dignitosa, in un mondo vivibile. È mostruoso far nascere figli in un mondo che poi li rifiuta. Se posso dire la mia, chiederei che non solo si mettesse un freno alla procreazione, ma addirittura la si sospendesse, così da ridurre al minimo la presenza umana sulla terra, per poi iniziare da capo. È l’unica soluzione per ridare una nuova prospettiva all’Umanità. Altro che “crescete e moltiplicatevi”! Un’espressione, comunque, messa in bocca a Dio dal potere ebraico. Bisogna invitare a fermarsi: questa società deve scompartire dalla faccia della terra. Non c’è un’altra soluzione. Anche la religione dovrà dissolversi, anche la Chiesa cattolica dovrà prima o poi riconoscere di aver fallito.

 

2 Commenti

  1. Valentina ha detto:

    Don Giorgio ha pienamente ragione.

  2. Giuseppe ha detto:

    Sono pienamente d’accordo. Aggiungerei solo che oltre ai figli legittimi non desiderati, ci sono spesso -ahimé- quelli rifiutati, magari perché frutto di un incontro occasionale o di una violenza da parte di codardi sconosciuti (anche se, purtroppo, le violenze peggiori avvengono al riparo delle mura domestiche). Per non parlare della brutalità delle cosiddette “pulizie etniche” tanto in voga nella guerra civile della ex Jugoslavia, di cui sono state vittime migliaia di donne stuprate sistematicamente, che hanno visto svanire nel modo più squallido e degradante la loro femminilità e a volte hanno fatto perdere loro la cognizione della realtà, e che hanno generato una massa di figli di nessuno, sbandati e pericolosi. E la chiesa cattolica nel frattempo continua imperterrita nella sua contraddizione perenne riguardo alla sfera della sessualità, facendo dei distinguo di “lana caprina” sulla contraccezione, sul celibato ecclesiastico e sulla paternità responsabile. È mai possibile che un atto tanto naturale, che dovrebbe simboleggiare l’amore terreno, sia invece la fonte di tante storture e tanta disperazione?

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