
Inaffidabili questi mass media
di don Giorgio De Capitani
Fare del giornalismo di oggi un modello di libertà di pensiero o di quel diritto di cronaca di eventi da esporre nella loro veridicità, è una semplicioneria rasente l’imbecillità, tanto più che non ci si azzarda neppure a nutrire qualche ombra di dubbio, sotto minaccia di querele. Da parte dei giornalisti stessi!!! Che paradosso osceno!
L’ho sempre sostenuto: ogni querela è una riprova che i giornalisti sono in balìa o di un potere che gestisce un giornale cartaceo o online, o di una stupidità mentale che fa sì che il giornalista (!?) si crede protetto dalla casta, a cui appartiene.
Anche il miglior giornalista è in ogni caso vittima di un minimo di idiozia, e che l’idiozia sia grande o minima, è sempre idiozia.
Io non sono un giornalista o, meglio, non sono laureato (si dice così?) in giornalismo e perciò non appartengo alla casta giornalistica (tanto meno sono un cronista, e qui il discorso si farebbe lungo sulla pochezza culturale dei cronisti, pensate a giornaluncoli locali, che neppure hanno il pudore di rispettare i fatti che narrano; morti di fame che per quattro spiccioli si vendono al padroncino locale).
Sono uno spirito libero, che scrive o dice, senza farsi condizionare da nessuno, il proprio pensiero, al di là di una cronaca che, già in quanto cronaca di fatti più o meno accaduti, è sempre e in ogni caso stravolta da una narrazione sempre e in ogni caso ”soggettiva”.
Non narro fatti, se non nel minimo necessario o nell’essenziale per poi soffermarmi a lungo con riflessioni personali, frutto anche di numerose e variegate esperienze.
Anche il diplomato giornalista (il cronista dovrebbe solo riportare i fatti, in modo veritiero e possibilmente in modo decente!) si permette di esporre delle proprie riflessioni o considerazioni, che però talora non sembrano scaturire da un nobile pensiero, ma sono frutto di preconcetti o pregiudizi, tali da rivelare una grettezza culturale.
E per cultura non intendo una conoscenza pedissequa di qualche infarinatura pseudo-filosofica, vago ricordo di qualche nozione scolastica, o di un presente più o meno recente, citando autori “strani” (per far colpo) con inserimenti di parole “inglesi”.
Non conosco l’inglese, e non me ne vergogno; conosco il francese, e me ne vanto.
Conosco l’italiano, il latino e il greco classico, quanto mi basta per chiarire al meglio i miei pensieri, che vorrei sempre attingere presso la fonte del grande pensiero degli antichi greci e del pensiero ancora più nobile della grande Mistica.
Più che descrivere i fatti, li penso e li-ripenso.
È questo, come ha scritto Simone Weil, il più grande atto eroico dell’epoca contemporanea.
Pensare e ri-pensare con l’intelletto “attivo” (di cui parlava Aristotele), orientato all’Intelletto divino, è “essenziale”, l’unica cosa degna dell’”homo sapiens”, ma è difficile trovare spiriti liberi, in una società dominata dalla barbarie.
Se i giornalisti prolificano, gli spiriti liberi invece soffrono solitudini: bastonati, umiliati, emarginati, con l’unico intento di tagliarli fuori dalla lotta esistenziale, là dove a prevalere è il potere della carnalità che partorisce strutture carnali, come tentacoli di un mostro infernale.
Ma le menzogne non si imporranno a lungo, neppure con il proliferare dei tentacoli strutturali. I pochi giusti si imporranno con la Verità divina.
La Verità non potrà mai essere definitivamente sepolta sotto un mucchio di detriti.
Le menzogne, proprio perché pesano con le loro strutture, sono destinate a sgretolarsi nel tempo e da parte del tempo, mentre la Verità è eterna.
Ecco perché non descrivo i fatti usando l’inganno, come fanno i mass media moderni, ma penso e ri-penso su tutto, convinto che la forza del Pensiero demolirà le menzogne, incarnate nelle strutture, le cui apparenze sono solidificate con l’inganno.
Sono spirito libero che pensa e ri-pensa: è proprio nello spazio libero della mia solitudine anche fisica che scopro la forza dello Spirito divino.
Certo, è importante anche saper scrivere, saper comunicare con un linguaggio immediato e efficace, essere anche libero di usare una terminologia fuori da ogni decenza formale: anche questo è libertà di esprimere un pensiero forte, autentico, libero da ogni condizionamento.
Lo spirito libero sa trovare il modo giusto per arrivare a colpire il cuore del sistema.
La Nobiltà d’animo non rende lo spirito libero timido o ligio alle convenzionalità sociali o religiose.
Lo spirito libero usa le armi più potenti, ovvero quelle dello Spirito che non conosce la violenza fisica, ma la violenza dell’essere in quanto essere, la cui essenzialità purissima è come un’energia esplosiva che distrugge anche fisicamente strutture millenarie e sistemi planetari.
In quanto figlio libero dello Spirito divino mi assoggetto alla violenza “spirituale”, sapendo che questa violenza, solo questa violenza, è in grado di cambiare una società globale, le cui fondamenta sono sì rocce millenarie, ma sempre carnali, soggette perciò al tempo che rode ogni carnalità.
Ma il tempo rode e di nuovo partorisce, in una concatenazione carnale, dando l’idea o l’impressione di qualcosa di intoccabile e di indistruttibile.
Ma lo spirito agisce dall’interno dell’essere, e qui può succedere il miracolo, quando il momento della Grazia coincide con il volere dello Spirito.
Bisogna crederci, bisogna sperare che la Grazia faccia implodere la roccia carnale delle strutture d’inganno, che si oppongono ostinatamente alla forza dello Spirito.
Lo spirito libero parla a nome dello Spirito, agisce nello Spirito, agita le acque di oceani di Male con la forza dello Spirito.
Gli spiriti liberi non si fanno massa, come se fosse la quantità ad avere ragione sulla quantità opposta. Non è una lotta di quantità, ma una lotta impari, perché l’essere in contrapposizione all’avere ha dalla sua la purezza dello Spirito, mentre l’avere contrappone all’essere una forza brutale che non può intaccare la purezza dello Spirito.
L’essere farà implodere l’avere, mentre l’avere potrà al massimo tenere segregato l’essere per farlo tacere, in un oblio anche millenario.
Ad ogni voce dell’essere che si risveglia, che apre uno spiraglio del Genio per far risplendere un po’ della sua essenzialità, il mondo dell’avere trema, si ribella, ma non riesce a contrapporsi alla Grazia dello Spirito.
Gli spiriti liberi sono questi spiragli di infinito, che, prima o poi metteranno a dura prova la carnalità dell’avere, ma occorre, più che il numero o la quantità degli spiriti liberi, una tale purezza di qualità dell’essere da bastare anche meno di una decina di giusti per far crollare regni mostruosi di capitalismo globale.
Considerazione meravigliosa, che mi trova perfettamente d’accordo. La posterò sulla mia bacheca Facebook, sperando che almeno uno di quei leggeroni dei miei contatti gli dia una occhiata e ci rifletta su, anche se non sono ottimista. La maggior parte della gente è superficiale e usa i social solo per cazzate. Qui occorre un risveglio radicale delle coscienze. Un miracolo appunto