di don Giorgio De Capitani
Non saresti il primo, ma con una differenza:
i tuoi predecessori davano purtroppo carta bianca ai loro cecchini!
Con il cardinale Tettamanzi, ce n’era uno in particolare,
un fissato di diritto canonico, con il cuore e la mente rattrappiti dalla legge,
il quale, appena creavo un polverone, inviava un emissario,
il quale puntualmente come un postino
bussava alla mia porta, recandomi il solito messaggio:
– Don Giorgio, che cosa hai di nuovo combinato?
E la tiritera era scontata, con i soliti ragionamenti:
– Devi capire che, con le tue polemiche, metti a rischio
anche Il buon nome del tuo cardinale!
Come al solito, capivo le loro ragioni:
“Sì, è vero, pensavo tra me, sono qui, in parrocchia,
come inviato dal mio vescovo, sul quale, indirettamente,
ricadono le mie responsabilità”.
E stava qui il bello:
mi sentivo così investito di responsabilità pastorale,
proprio per il fatto di guidare una parrocchia,
da coinvolgere, senza pensarci troppo, il mio vescovo,
anche con la convinzione che lui la pensasse come me,
ma che, dall’alto della sua cattedra, non potesse parlare.
E mi difendevo:
– Il cardinale dovrebbe invece ringraziarmi.
Io parlo al suo posto!
E loro:
– È il tuo modo di parlare che non va!
Usi un linguaggio sboccato, fuori dalle righe convenzionali.
Ciò che dici è anche vero, ma non vedi come ti esprimi?
Risposta conclusiva:
– Avete ragione.
La prossima volta cercherò di essere più moderato nel linguaggio.
Siccome la prossima volta era come prima,
allora arrivavano i provvedimenti, che consistevano
in un decalogo di divieti e di buone norme di galateo.
Ma le cose non cambiavano.
Se una cosa la dovevo dire, la dicevo,
e naturalmente a modo mio.
Sapevo che, dietro a tutto questo “voler salvare la faccia”,
c’era il cuore del buon pastore.
Questo durò, finché non arrivò… Angelo Scola,
il quale, tirando fuori tutti i miei precedenti
e snocciolando tutti i provvedimenti in corso,
mi comunicò perentoriamente:
– È giunto il momento che te ne vada.
Hai compiuto i 75 anni!
Non servi più alla diocesi milanese!
Ma perché solo alcuni preti, raggiunta l’età pensionabile,
dovrebbero ipso facto lasciare la parrocchia?
E perché alcuni preti in particolare
se ne devono andare sulla strada, come barboni?
Spesso ancora oggi mi chiedo:
“Se fossi stato un pedofilo, senz’altro avrei avuto più attenzioni!”.
Ed è così.
So che Scola vuole essere “umano”,
ma solo in certi casi, per coprire scandali sessuali!
E poi non ha ricevuto in udienza un prete più che novantenne,
colpevole solo di aver creduto in una Chiesa “altra”.
Eminenza, ora sono libero, in casa privata, senza una parrocchia:
che ripercussioni avrebbe la diocesi,
se di nuovo suscitassi qualche polverone?
Non faccia il vigliacco! Si trattenga!
Un pensierino l’avrà fatto:
“È l’occasione buona per tagliare del tutto
quell’esile filo che lo tiene ancora legato alla Chiesa cattolica!”.
Eminenza, si ricordi: posso ancora farLe comodo,
in fondo sono l’unico prete milanese o quasi che La considero,
tutti gli altri fanno i cavoli che vogliono,
dando l’impressione di essere “uniti”
al servizio evangelico della Sua diocesi.
Di Lei se ne fanno un baffo!
Lei parla? E loro vanno avanti per la “loro” strada.
Io Le sto ai fianchi. Forse troppo.
Leggo ciò che Lei scrive, sento ciò che Lei dice,
sto attento ai Suoi movimenti,
e La critico, come la voce stridula di un grillo irritato.
Eminenza, provi a riflettere:
nella Diocesi quante sono le voci sincere?
Dimenticavo di dirti che ho letto sulla la STAMPa il suo discorso(?) sulla comunione o no ai divorziati.
NON ho capito una togna!LA FILOSOFIA PREVALE ALLA SCRITTURA; parla come parlava 40 e passa anni fa !
Caro don
non ho capito il titolo del tuo articolo o invocazione
ci spieghi in modo semplice che intendi?
il tuo Arcivescovo lo conosco dai tempi del seminario, e’stato un mio compagno, sarei interessato a capirne di piu’, se permetti!
Poi caso mai dico la mia
Intendevo dire che, siccome sono legato a un filo alla Chiesa, non vorrei che approfittasse della polemica che ho suscitato per il caso marò per farmi fuori del tutto, prendendo ulteriori provvedimenti nei miei riguardi.
Don
spero non abbia cambiato, non l’ho mai visto fare vendette !
Ma la vecchiaia fa brutti scherzi!! quindi…
spero che non si consulti con Vescovo (?) Luigi Negri, questo si che era e forse lo e’ancora e’pericoloso
Beh, direi che tutto si spiega con quella subordinazione, con quella gerarchia, che sta nel dna del cattolicesimo.
Forse sbagliata, probabilmente sbagliata, ma certamente contraddistintiva di una confessione, appunto quella cattolica.
Dice un detto: inutile parlare quando l’innamorata è sorda.
Don Giorgio, ma che sta a perdere tempo con certa gente, cerchiamo invece di guardare avanti.
Caro don, è vero che ti hanno pensionato a 75 anni, ma se ti può consolare mi pare che nel 2002 pensionarono il Cardinal Martini a 75 anni e 4 mesi per cui hai davanti un precedente che nobilita il pensionamento. Un prete in pensione ha comunque lavoro, casa e pensione assicurati e può fare molto del bene. Capisco l’amarezza, ma presumo sia anche importante coltivare la spiritualità del “servo inutile” di evangelico ricordo, per cui…. Lo Spirito soffia dove vuole, danza, gioca, si diverte, illumina , ispira anche in epoca buia per Milano come con questo episcopato. E allora Alleluja!
Chi fa carriera spesso non ricorda da dove ha cominciato e “si limita” ad esercitare il potere conquistato dimenticandosi che, forse anche lui, un tempo è stato operaio, impiegato o semplice prete. Oltretutto, a volte, quando vengono fatte delle promozioni, le scelte non sono dettate da valutazioni su chi sia più meritevole di avanzamento, ma da chi sia più opportuno mandare avanti perché più funzionale alle direttive “aziendali” e alla linea politica che si intende perseguire. Per non parlare delle eventuali, e sempre presenti, raccomandazioni. La filosofia di un mio vecchio direttore, anche se non espressa in maniera esplicita, era più o meno questa: “…mi conviene stroncare la carriera a chi sgobba dimostrando competenza e capacità, così potrò sempre contare su una manovalanza valida e la produttività non subirà intoppi e flessioni. Anche perché il modo per motivarli si trova comunque, è sufficiente qualche regalia e gratifica di tanto in tanto. Gli altri possono pure essere promossi, tanto non è necessario che siano competenti o grandi lavoratori, purché il lavoro vada avanti lo stesso…”. Ovviamente poi, se il dipendente è un personaggio scomodo e potenzialmente ribelle, basta emarginarlo affidandogli qualche incarico rognoso e naturalmente non prestigioso e, in ultima analisi, liquidarlo appena possibile. Sua eminenza il cardinale Angelo Scola sarà pure una brava persona, ma di grazia quali meriti ha acquisito e/o manifestato che giustifichino la sua brillante carriera?
Circa un millennio fa viveva Tao e Zao due ministri religiosi orientali i due volevano diffondere la loro religione pensiero pero’ non avevano mezzi riuscirono a coinvolgere un ricco signore il quale purtroppo della dottrina religiosa non capiva molto e la attuava per secondi fini Tao allora disse a Zao lascia perdere e andiamo avanti noi .Zao invece incoraggiava il signore portandolo ad esempio il quale ringraziava con larghe donazioni.Tao lascio Zao.Zao riusci nel tempo a costruire il tempio e affluirono migliaia di persone tra cui anche il suo vecchio amico Tao che lo accolse.Nessun giudizio questa puo’ essere la vita da noi sulla terra
Ho letto il discorso del Papa ai Vescovi ordinati nell’ultimo anno: mi ha colpito un passaggio dove il Papa raccomanda ai Vescovi di dare un buon spazio interiore ai loro preti…mi domando quanti lo fanno? Quanti Vescovi aprono le porte del loro cuore a noi preti, magari anche per rimproverarci? Invece freddezza e burocrazia dominano tutto!
infatti don i altri preti coltivo il suo orticello e se ne fregano comunione cler o AH!