Omelie 2022 di don Giirgio: PENULTIMA DOPOL’EPIFANIA

20 febbraio 2022: PENULTIMA DOPOL’EPIFANIA
Dn 9,15-19; 1Tm 1,12-17; Mc 2,13-17
I tre brani della Messa presentano due modi di pregare tra loro contrastanti: il primo, quello sbagliato, consiste nel chiedere a Dio che egli si comporti a modo nostro (vedi prima lettura); il secondo, quello giusto, sta nel metterci a totale disposizione del Bene Assoluto (vedi secondo e terzo brano).
Nel primo brano, il profeta Daniele prega il Signore perché plachi la sua ira e il suo sdegno verso Gerusalemme, perché ascolti la preghiera del suo servo e le sue suppliche, perché faccia risplendere il suo volto sopra il suo santuario devastato, perché porga l’orecchio, ascolti, apra gli occhi. E poi il grido: Signore, ascolta, Signore perdona, guarda e agisci senza indugio. Come potete notare, si ordina al Signore come si deve comportare, e si dettano anche i tempi.
Nel secondo e terzo brano, l’iniziativa non è della creatura che impone a Dio come si dovrebbe comportare, ma l’iniziativa è di Dio che fa ciò che Egli vuole fare, ed è qui il punto. Il suo volere è il Bene Assoluto, ovvero sciolto da ogni condizionamento, anche dalle nostre richieste.
Nel “Padre nostro” c’è l’invocazione: “sia fatta la tua volontà…”. Parole che mi hanno sempre lasciato un po’ perplesso; però, quando mi hanno spiegato il loro significato, allora ho capito perché Dio talora e spesso non ascolta le nostre suppliche, non ci dà retta, e fa’ ciò che Lui vuole.
Dio non ci ascolta perché le nostre richieste sono sbagliate, e se le ascoltasse, farebbe il nostro male. Lui è il Bene Assoluto, perciò vuole solo il Bene anche per noi. Certo, non è facile capire il volere di Dio. Ce la prendiamo, quando Dio non ci ascolta.
Come dimenticare la preghiera, ritenuta quasi blasfema, di Paolo VI, appena gli hanno comunicato la morte violenta dell’amico Aldo Moro? “Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico”.
E come dimenticare le dure contestazioni rivolte a Dio da parte del giusto Giobbe?
E che dire della invocazione sulla croce dello stesso Figlio di Dio che ha quasi urlato, citando le prime parole del Salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Forse è proprio vero: noi prendiamo Dio come un oggetto taumaturgico da manovrare a modo nostro, e gli imponiamo a modo nostro leggi di comportamento, dettando anche i tempi. Subito, ora, al più presto.
Magari ci siamo dimenticati di Dio per anni e anni, aggrappandoci a santoni o a guru spilla soldi, e poi, quando siamo agli estremi, pretendiamo, invocando il Signore dimenticato: Intervieni subito, ora, al più presto.
Quanto è vero il detto dei nostri vecchi: Quando non ce la facciamo più, allora ci aggrappiamo al buon Gesù!
Oramai tutto è distrutto, a causa della nostra imbecillità, e quando tutto è irrimediabile, ci aggrappiamo alle socche dei santi, delle madonne, di gesù cristo e anche a brandelli di cadaveri di santi che girano per il mondo.
Ridotti in bolletta dagli psicologi e dai vari ciarlati che prolificano su internet che approfittano della debolezza mentale di gente frustrata, allora pretendiamo che il Signore ci faccia risorgere così da un giorno all’altro, magari a buon mercato,
Eppure, basterebbe poco: invece che correre da un santuario all’altro per ottenere qualche grazia, guarda caso sempre in vista della salute fisica, o di qualcosa di materiale, perché, lo ripeto, invece che stare fuori, girando come trottole in un ambiente sempre carnale, che sia anche religioso, non fare un piccolo passo, da fermi, sì bisogna fermarci una buona volta, e rientrare in sé: dall’esterno dunque all’interno, dall’esterno dove Dio non c’è all’interno dove Dio è presente in tutta la sua infinita realtà.
Si vive una esistenza tutta all’esterno, e si soffre di tutto, non si viene a capo di nulla, e non si fa neppure un minimo tentativo di rientrare dentro di noi. Forse in un attimo, sì in un attimo, potremmo risolvere tutti i problemi.
In realtà, non me la prendo con la gente, perché la massa da che mondo è mondo è sempre stata assoggettata dal potere, che l’ha educata a obbedire.
E, dobbiamo dirlo apertamente, mai la religione, qualsiasi religione, ha risolto i veri problemi dell’essere umano.
Tra un grande e nobile pensiero filosofico e il dogma religioso, preferisco il pensiero filosofico. Ed è al grande pensiero filosofico degli antichi greci che si è unita la grande Mistica medievale, la quale, quasi paradossalmente, ha contestato duramente la religione, la quale indebitamente pretende sempre di fare da tramite tra l’essere umano e Dio.
Il grande pensiero greco era sceso nel profondo dell’essere umano, là dove scenderà poi la Mistica; la religione si era fermata prima, imponendo il suo dio, fatto a immagine della stessa struttura religiosa.
Potrei proseguire, ma vorrei concludere, citando alcune parole di Meister Eckhart, proprio a proposito della preghiera.
Scrive: «Ora io domando: Qual è la preghiera di un cuore distaccato? Rispondo dicendo che la purezza del distacco non può pregare, giacché colui che prega desidera ottenere qualcosa da Dio, oppure che Dio gli tolga qualcosa. Ora, il cuore distaccato non desidera nulla e non ha nulla dai cui vincoli voglia essere liberato. Perciò esso è svincolato da ogni preghiera, e la sua preghiera è soltanto quella di essere conforme a Dio. In ciò consiste tutta la sua preghiera».
Eckhart critica più volte la preghiera come richiesta: «Prego bene quando non chiedo nulla» egli afferma, la migliore preghiera è che si compia la volontà di Dio nel distacco dalla propria volontà personale, in questo modo si ottiene tutto, se invece si prega per qualcos’altro non si ottiene niente.
Per lo stesso motivo non è importante il luogo in cui ricerchiamo Dio, sia in strada sia in chiesa, sia nella propria cella sia fra la gente; Dio va ricercato nell’interiorità, non nelle cose esteriori come luoghi o opere; fintanto che cercheremo Dio nelle cose esteriori non troveremo Dio; trova Dio chi abbandona se stesso in ogni luogo, in ogni circostanza e in ogni opera. All’uomo che non si rivolge unicamente a Dio, dice Eckhart, sono di ostacolo sia le opere buone che quelle cattive, sia la strada sia la chiesa, perché in verità il vero ostacolo è l’io, la volontà personale che non ha ancora abbandonato.

1 Commento

  1. luigi egidio ha detto:

    Ascolto tre omelie domenicali più quella di don Giorgio. Le prime tre sono come i sinottici del vangelo, quella di don Giorgio son più vicine al quarto vangelo mistico. Se devo essere sincero il linguaggio mistico mi è più difficile. Dei quattro omileti guardo la loro testimonianza. Un frate coerente con il messaggio evangelico anche se scomodo per la gerarchia ecclesiatica come lo è il prete don Giorgio con la diocesi milanese. Gli altri due un ex prete perchè si è sposato e un prete comune della diocesi romana. I primi tre cercano con la loro testimonianza di trasmettere la gioia di vivere, don Giorgio va più in profondità. Cerca di spingere alla sorgente dove può nascere questa gioia che identifica con il Bene assoluto. I primi tre testimoniano la bontà del messaggio evangelico, don Giorgio testimonia il Bene che si può scoprirvi. Questa è la mia percezione. Non mi fermo solo a loro essendo assetato della ricerca non del Dio astratto ma del divino che è nell’uomo. Sabato è morto Carlo Molari un teologo scomodo seguace di Teilhard de Chardin che è stato “costretto al prepensionamento” per non “disturbare” la gerarchia ecclesiastica. Non so don Giorgio che conosce la mistica cosa pensa di questo (mistico?) teologo che alla carriera ecclesiastica ha preferito “prepensionarsi” per essere libero nel suo pensiero.

Lascia un Commento

CAPTCHA
*